Federalismo, è sulla sanità che il Governo punta il faro
08 Ottobre 2008
Il principale campo di battaglia sul quale si giocherà durante i prossimi mesi la credibilità del governo Berlusconi e la concretezza della cosiddetta politica dei fatti riguarda la riforma federale. E sarà la sanità a decretare il successo del federalismo, come ha spiegato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi.
La spesa sanitaria riguarda circa il 6,8% del PIL nazionale e, come ha ricordato Sacconi rappresenta «oltre l’80% di quella corrente delle Regioni». Una profonda riforma si pone quindi al primo posto nell’agenda del governo, anche in seguito alle numerose vicende di malasanità. Si tratta di una misura urgente che ha l’obiettivo di garantire efficienza e qualità alle prestazioni sanitarie in tutto il Paese. Soprattutto, equità tra Nord e Sud.
È partita da questo presupposto anche la discussione avviata ieri dalla Fondazione Craxi che ha dato vita al primo focus sulla Sanità che anticipa la presentazione prevista per gennaio di un Rapporto al Paese che elabora ed analizza, sulla base di un modello econometrico, i flussi di spesa e l’impatto delle politiche sociali a livello territoriale.
«Lo standard di qualità e costi delle prestazioni a cui bisogna puntare – secondo i riformisti di centrodestra – è quello di Lombardia e Veneto e non di Emilia-Romagna e Toscana, che hanno voci di spesa più elevate».
La chiave del processo di riforma, quindi, mira a fissare un rapporto equilibrato tra sanità statale e non statale che vede nello stato il ruolo di regolatore che garantisca prestazioni di qualità a partire dal modello liberale della competizione nell’offerta. L’applicazione del modello federale produrrà, secondo il centrodestra, un risparmio su scala nazionale di ben 4,3 miliardi di euro rispetto alla spesa attuale.
Lo stesso premier ha dichiarato nei giorni scorsi: «Ci siamo convinti della necessità del federalismo fiscale perché la spesa pubblica delle Regioni del Sud è del 43% in più rispetto alla Lombardia. C’è da responsabilizzare le Regioni». Ed è infatti sul concetto di premialità e di sanzione che anche il Governatore della Lombardia Roberto Formigoni pone l’accento: «E’ arrivato il momento del principio di ‘chi sbaglia paga’, prevedendo anche la rimozione degli amministratori in caso di inadempimenti gravi».
Nella sanità, ha detto Formigoni, «ci sono differenze nei livelli di efficienza dei servizi delle Regioni, ma ciò non corrisponde a differenti livelli di finanziamento e, anzi, molte delle Regioni che percepiscono di più sono proprio quelle meno efficienti». Il Governatore ha poi proseguito ricordando che non si tratta di una questione di finanziamenti, ma dell’adeguatezza della spesa e del suo efficace utilizzo per cui il federalismo si pone come un sistema di trasparenza nel rapporto tra spesa e servizio prestato.
A tracciare ancora meglio le linee guida del federalismo è stato, anche oggi, Raffaele Fitto, Ministro per gli Affari Regionali, secondo cui il governo interverrà con decisione affinché anche nel Mezzogiorno ci sia, da una parte la garanzia che il provvedimento fornisca una visione unitaria del Paese in tema di solidarietà nazionale e dall’altra l’assunzione profonda di responsabilità per modificare sostanzialmente quei settori della pubblica amministrazione che non danno garanzie sul fronte delle prestazioni. «Non è pensabile – ha concluso Fitto – che in alcuni settori fondamentali, come la sanità, che copre l’80% dei bilanci regionali, ci possano essere situazioni di totale disorganizzazione, di servizi pessimi resi ai cittadini, addirittura di un deficit clamoroso che supera le risorse stanziate dal governo».