Federalismo. Il Pd pone 4 condizioni “per dimostrare che si fa sul serio”

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Federalismo. Il Pd pone 4 condizioni “per dimostrare che si fa sul serio”

28 Aprile 2009

Domani al Senato le dichiarazioni di voto finale e il voto sul federalismo fiscale si terranno a partire dalle 19 con diretta televisiva. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo e il ministro della Semplificazione Normativa Roberto Calderoli prevede che il voto avverrà tra le 19.30 e 19.45.

Nel frattempo il Pd ha messo come condizioni quattro ordini del giorno e una serie di limature al testo per far passare il testo al Senato. E’ in questo modo che l’opposizione, orientata per ora ad astenersi nel voto finale sul ddl sul federalismo fiscale, chiede alla maggioranza di "dimostrare che si vuole far sul serio" sulla riforma. Lo spiega ai cronisti il relatore di minoranza del provvedimento al senato, Walter Vitali.

Un Pd che, dopo le parole di ieri del ministro dell’Economia Giulio Tremonti, sull’impossibilità di fare riforme in tempo di crisi, lancia anche un monito al Carroccio, che ha voluto fortemente questo ddl. "Se fossi nei ministri della Lega – sottolinea Vitali – mi preoccuperei delle parole di Tremonti perché indicano dei forti ostacoli, tutti interni al governo, sulla riforma, per cui c’è chi, nella maggioranza, disfa di notte quello che viene fatto di giorno".

Vitali, poi, spiega i quattro ordini del giorno presentati al testo dal suo partito, il cui accoglimento è ritenuto dal Pd "un atto dovuto". In primo luogo, la questione dell’allentamento del patto di stabilità interno, una richiesta contenuta in una mozione a prima firma Franceschini, approvata alla Camera, ma che, accusa il Pd, è stata puntualmente disattesa nelle norme inserite dalla maggioranza sull’argomento nel decreto incentivi. Poi, la Carta delle Autonomie. Il Pd, in un ordine del giorno a firma Zanda, chiede che se ne acceleri l’iter che, secondo il partito, deve andare di pari passo con quello del federalismo fiscale, e che arrivi in Parlamento entro 45 giorni.

Il ministro Calderoli ha già relazionato su quanto ha in mente il governo su questo punto. "Siamo lieti – sottolinea Vitali – che su alcuni ‘nodi’ si sia presa ispirazione dalle nostre proposte, la Lanzillotta-Amato e quella a prima firma Bastico, e che si sia rinunciato a fare più disegni di legge, il che avrebbe comportato sicuramente che qualche parte rimanesse incompiuta, ma rimane comunque fuori un punto importante: l’unificazione e la trasformazione delle funzioni in capo a 11 ministeri che hanno uffici periferici". La proposta del Pd prevede infatti l’unificazione delle funzioni di tutti i ministeri, per un totale di 91 mila dipendenti, dai quali escludere solo gli Esteri, la Giustizia e la Difesa, mentre nella bozza del governo vengono salvaguardati anche Tesoro, Finanze, Pubblica Amministrazione e Beni culturali.

"Chiediamo – dice Vitali – a Calderoli di essere meno timido…". Altro punto dirimente per il Pd è quello delle riforme costituzionali, che devono essere, per il partito, conseguenti alla riforma federalista. Infine, il punto dolente dell’impatto del provvedimento sui conti pubblici: il partito dà 4 mesi di tempo al governo per fornire almeno delle simulazioni su questo punto. Il partito di Franceschini rivendica, in ogni caso, alcune proprie "vittorie" sul provvedimento e in particolare la creazione di una commissione bicamerale ad hoc per il controllo dei decreti attuativi della legge delega; la totale scomparsa della previsione della territorialità dell’imposta; il patto di convergenza.

Il Pd chiede inoltre il ripristino del "testo Senato" sulle regioni a Statuto speciale, il ripristino dell’elenco "storico" delle città metropolitane (con l’esclusione, dunque, di Reggio Calabria, inserita alla Camera con una scelta che "potrebbe portare ad altre rivendicazioni") e l’inserimento nelle funzioni fondamentali anche di quelle relative al diritto allo studio. Infine, vorrebbe limature sul funzionamento del sistema perequativo, sul trasporto pubblico locale e una migliore definizione della scansione temporale dei decreti attuativi del ddl.