Ferito il presidente Saleh, nello Yemen ormai è guerra civile

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Ferito il presidente Saleh, nello Yemen ormai è guerra civile

04 Giugno 2011

Continuano le rivolte nello Yemen e sarebbero almeno una ventina i manifestanti uccisi ieri dalla polizia intervenuta per disperdere un sit-in a Taiz, sud di Sanaa. Il presidente yemenita due giorni fa ha riunito i vertici militari a lui ancora fedeli invitandoli a “resistere e a rispondere con fermezza alle sfide poste da fuorilegge e corrotti”. Intanto, Saleh sarebbe rimasto lievemente ferito alla testa durante un attacco al palazzo presidenziale, riferisce l’inviato dell’emittente al-Arabiya a Sanaa. Il portavoce del governo Tareq al-Shami ha indicato gli uomini vicini ad uno dei leader tribali dell’opposizione, Hamid al-Ahmar, come gli esecutori dell’attacco, accusando il gruppo di aver “superato tutti i limiti”. Il palazzo presidenziale è stato colpito dall’artiglieria dei miliziani tribali e secondo fonti governative nell’attacco al compound sono rimasti feriti anche il premier e il vicepremier, Ali Mujawar e Rashad Alaymi, mentre sono stati uccisi alcuni pretoriani del presidente mentre si trovava nella moschea annessa al palazzo presidenziale. L’esercito yemenita ha bombardato la residenza di Hamid al-Ahmar come rappresaglia. Nello Yemen, dunque, continua quella che è diventata una vera e propria guerra civile. Basti pensare che su 23 milioni di abitanti circolano circa 11 milioni di armi. Secondo l’Associated Press, le forze del presidente Ali Abdallah Saleh hanno attaccato con carri armati e blindati i manifestanti accampati in piazza Tahrir, omonima di quella egiziana, e negli ultimi quattro giorni il bilancio delle vittime è salito a più di 60 morti. Un quadro che ha spinto Londra e Parigi a intimare ai cittadini britannici ancora sul posto di lasciare “immediatamente” il Paese, dove, per alcuni diplomatici, la situazione sarebbe “peggiore che in Libia”.