Fermato il presunto killer di Brindisi reo confesso, ma il movente non convince
07 Giugno 2012
L’uomo che ha stroncato la vita di Melissa Bassi piazzando 18 giorni fa un ordigno di fronte all’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi, avrebbe finalmente un volto e un nome: Giovanni Vantaggiato, sessantottenne titolare di un deposito di carburanti agricoli di Copertino, un paese in provincia di Lecce. Il condizionale è d’obbligo, essendo ancora in corso le indagini. La confessione c’è stata: «Sì, quella bomba l’ho fatta io da solo. L’ho pensata e l’ho costruita», ha detto Vantaggiato agli inquirenti. Ma il procuratore capo della Dda di Lecce, Cataldo Motta, è il primo ad ammettere di non vederci ancora chiaro perché è il movente, soprattutto, che non convince.
Due le ipotesi circolate, che però non hanno avuto conferme ufficiali: una è che l’uomo volesse colpire il Preside dell’istituto – che però dice di non avere nemici – e l’altra è che volesse vendicarsi per problemi di debiti. Entrambe, però, lasciano attoniti specialmente perché motivazioni del genere appaiono sproporzionate rispetto al gesto. Perché tanta violenza e perché, soprattutto, coinvolgere quelle giovani studentesse? Perché spingersi fino a un gesto di questo tipo? Stando a quanto hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa di questa mattina, l’uomo avrebbe detto di aver colpito "in orario diurno e non in orario notturno perché di notte non c’era nessuno", ma non avrebbe spiegato nulla né si sarebbe giustificato. Il reato contestato è quello di "strage con aggravante di terrorismo" perché "l’effetto terroristico è stato oggettivamente realizzato e per l’indeterminatezza dell’obiettivo", ha sostenuto Motta. Il che stride, e non poco, con le spiegazioni sinora fornite dall’uomo, come ha sottolineato anche il procuratore facendo riferimento ai problemi economici tirati in ballo dall’uomo "che però certo non spiegano questo gesto".
Dunque, le indagini proseguono. La svolta è arrivata ieri, in tarda serata, dopo che per tutta la giornata si sono rincorse voci sempre più insistenti su una nuova pista battuta dagli inquirenti. Discrezione – specialmente alla luce dei seri rischi di compromissione delle indagini corsi nelle prime fasi, che hanno visto la diffusione in tempo reale su giornali e tv del video dell’attentatore – è stata la parola d’ordine. Al punto che, come hanno iniziato a diffondersi le prime notizie, proprio Motta, titolare delle indagini, è intervenuto per placare le voci: "quando ci saranno novità, le saprete. Per il momento non ce ne sono". All’1.30 della scorsa notte, poi, la conferma della notizia e questa mattina la conferenza stampa ufficiale.
Su Vantaggiato, del resto, oltre all’ammissione di colpevolezza peserebbero numerosi indizi, tra cui la dimestichezza dell’uomo con le bombole ma, soprattutto, le immagini delle telecamere installate intorno alla zona: quelle da cui emerge il problema al braccio destro, che l’uomo pare avere, ma soprattutto le immagini che avrebbero ripreso due auto riconducibili al sessantottenne aggirarsi nei pressi dell’istituto prima dell’esplosione: una Punto bianca e un’altra vettura che, dalla targa, risulta essere intestata a un familiare di Vantaggiato. La svolta, c’è stata proprio grazie alla ricostruzione che la squadra investigativa ha fatto di queste ultime immagini, che insieme alle altre hanno portato al fermo dell’uomo. Infine c’è un altro, fondamentale, elemento: il telefonino di Vantaggiato pare aver agganciato il ripetitore che copre la scuola in orari compatibili sia con l’esplosione dell’ordigno sia con il passaggio delle auto riprese dalle telecamere.
Però manca ancora l’elemento più importante: appunto, il movente. Motivo per cui le indagini proseguono, motivo per cui la cautela in questo momento, anche da parte di chi dà le notizie, è non soltanto necessaria ma anche doverosa. Cosa potrebbe aver spinto un singolo ad un atto tanto vile e brutale? A costruire con le proprie mani una bomba, come dice di aver fatto l’uomo, a piazzarla proprio davanti a una scuola e a premere quel telecomando da una distanza tale da poter osservare in tempo reale l’esplosione? Per ora, tutto questo resta un mistero. Brindisi, ancora, aspetta la verità.