Ferragosto caldo, stile siciliano…

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Ferragosto caldo, stile siciliano…

14 Agosto 2009

Dopo dieci minuti di piacevole conversazione con Maria mi allontano per cercare Roberta.
La cerco in tutta la spiaggia, ma non la trovo. Guardo verso il mare tante volte si stia facendo il bagno.
Ma niente.
Comincio a preoccuparmi, mi agito.
L’hanno rapita i mafiosi.
Lo sapevo che non dovevamo venire in Sicilia.
Aspetta, ragiona: ha detto che si sentiva stanca. Forse è andata a casa?
Corro verso la macchina e mi precipito al bungalow.
Entro e per fortuna è lì, che dorme.
L’ansia mi passa in un secondo e lascia il posto a una felicità smisurata.
Mi siedo sul letto, le sposto i capelli dal viso, e le do un bacio.
È bellissima.
Dopo un po’ vado a farmi la doccia e mi sdraio accanto a lei.

Quando mi sveglio, per la prima volta da quando siamo partiti lei non è accanto a me. Non è proprio in camera.
Faccio per alzarmi anch’io quando improvvisamente rientra e dice: “Dai muoviti, ho già pagato, non volevi partire?”.
“Sì, sì. Ma che fretta c’è? Ciao eh! Come stai? Che fine hai fatto ieri sera?”.
“Come sto, per quello che te ne frega”.
Esce e sbatte la porta.
Cosa?
Mi alzo dal letto e la inseguo fuori. Ha il broncio e non mi guarda.
“Ciccia ma che cavolo ti prende?”.
“Niente, te lo dico in macchina. Portami via di qui. Se mi ami tra cinque minuti partiamo”.
Eseguo: in un lampo metto tutto nella borsa. Mago Merlino mi fa un baffo col suo ocheti pocheti!
Esco, prendo la macchina, carico lei, le borse e partiamo.
“Hai visto che ti amo!” le dico. Ma lei si gira dall’altra parte.
“Oi. Ma si può sapere che ti prende? Fettuccina? Che è successo?”.
“Mi prende che sei uno stronzo, te e quella troia siliconata di Maria”.
È gelosa! Non ci posso credere.
Accosto e l’abbraccio visto che nel frattempo si è messa anche a piangere.
“Pasticcina, dai. Ma che dici. Chi se ne frega di Maria. Lo sai che sei tu la mia unica pastorella al cioccolato”.
“Ieri sera non sembrava però: ti ho detto che mi sentivo male e te ne sei infischiato, mi hai fatto anche tornare a casa da sola”.
“Ma eravamo alla spiaggia del campeggio! Eravamo in macchina solo perché quando siamo scesi avevi caldo e non volevi andare a piedi! E poi non mi hai detto che ti sentivi male, hai detto solo che eri stanca. Anzi, sei pure sparita senza avvertirmi e mi hai fatto preoccupare a morte, neanche fossi stato con nostra figlia invece che con te”.
“…”.
“…”.
Sorride: “Hai detto nostra figlia?”.

Le donne sono incredibili. Basta un niente per farle incazzare e basta ancora meno per far dimenticare loro tutto.
Ho detto nostra figlia, sì. Ma non intendevo niente. Anzi. Se intendevo qualcosa era in senso dispregiativo. E invece da quella parola in poi è andato tutto a meraviglia: abbiamo attraversato la Sicilia del sud, costeggiato la valle dei templi, dove ci siamo guardati e faceva un caldo pazzesco, siamo scoppiati a ridere e siamo ripartiti. Abbiamo riso tutto il viaggio perché lei non si poteva poggiare sul sedile per quanto le bruciava la schiena. Abbiamo fatto un bagno ad Eraclea, decretando che la costa sud non è cosa per noi. Siamo arrivati a Mazara del Vallo, e ora siamo in un albergo lussuosissimo che ho deciso di offrirle. Un po’ per ciò che è successo oggi, e un po’ perché è sabato 15 agosto una sistemazione più abbordabile sarebbe stata impossibile da trovare.
Ma questo non l’ho detto alla mia tagliatella.

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