Ferrovia Sangritana, un’altra “buona pratica” di Regione Abruzzo

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Ferrovia Sangritana, un’altra “buona pratica” di Regione Abruzzo

16 Febbraio 2013

L’Occidentale Abruzzo sta raccogliendo un dossier che dai trasporti alle reti energetiche, dal tessuto industriale alla pesca, analizza cosa significa "macroregione adriatica" e in che modo la programmazione europea può favorire il nostro Mezzogiorno. In realtà, al di là dei grandi proclami, ci sono piccoli protagonisti che questa "macroregione" la stanno già realizzando nei fatti. E’ il caso di Ferrovia Sangritana, l’impresa ferroviaria di Regione Abruzzo che, negli anni, è cresciuta e si è radicata dentro e fuori i confini della regione, guadagnandosi ai nostri occhi il merito di "buona pratica" regionale al pari di quanto si registra su fisco, sanità o costi della politica. Ne parliamo con il presidente della società, Paquale Di Nardo.  

Dottor Di Nardo, da FIAT a Captrain, Ferrovia Sangritana è un gioellino del trasporto ferroviario in Italia. Come avete fatto a diventare una "buona pratica"?

Perché siamo una vera azienda di servizi, con un bilancio sano, che ha abbattuto i costi fino al 30 per cento rispetto a Trenitalia ed è capace di interloquire quotidianamente con i sindacati. A differenza di altri e guardando al Nord Europa, crediamo che il trasporto ferroviario rappresenti una occasione di modernizzazione per l’Italia, considerando che per la sua conformazione il nostro Paese potrebbe sfruttarlo molto meglio di quello che fa.

"Piccolo è meglio"?

Il nostro obiettivo è di riuscire a sfatare quei pregiudizi sulle imprese pubbliche sinonimo di "carrozzoni" costosi e inefficienti. Siamo un’azienda con un secolo di vita, che ha tradizione, storia, capacità di servizi. Abbiamo una nostra rete sociale che dall’Adriatico corre verso il Tirreno, da Lanciano raggiunge Castel Di Sangro.

La Val di Sangro, uno dei polmoni dell’automotive

Esattamente, lì si costruiscono tra le altre cose i Ducato. Lavoriamo da anni con un consorzio d’imprese che comprende FIAT, ma anche Citroen e Peugeot. Recentemente abbiamo stretto una partnership con Captrain per il trasporto dei Ducato in Francia, con due nostri locomotori a trazione. Portiamo i Ducato fino ad Alessandria dove li prende in consegna Captrain. In un momento in cui FIAT rischia di essere in affanno per il trasporto dei propri mezzi, con questo servizio abbiamo voluto completare una collaborazione lunga un ventennio.

Parliamo della dorsale adriatica. Che valore aggiunto portano esperienze come quella che ci ha appena descritto?

Ci presentiamo come un vettore del trasporto commerciale anche per altre Regioni italiane, penso al Molise ma soprattutto alle Marche che non ha una impresa ferroviaria della Regione. C’è attenzione verso i nostri progetti da parte dell’assessorato ai Trasporti di Regione Marche come pure da parte dell’autorità portuale di Ancona. Abbiamo aperto una nostra filiale nell’interporto di Jesi…

Insomma, un’espansione verso la "macroregione adriatica"

Noi la stiamo già sperimentando nei fatti da qualche anno. Abbiamo portato 130 treni carichi di barbabietole dalle Marche in Molise, abbiamo tolto dalle strade centinaia di camion e stiamo contribuendo attivamente alle politiche che vanno nella direzione di ridurre le emissioni inquinanti. Questo vantaggio ci viene sia dalla vocazione logistica dell’Abruzzo, al centro di una stella che unisce Adriatico e Tirreno, sia dall’efficientamento messo in atto e che ci permette di unire con un unico turno di conduzione Bologna e Taranto. Me lo lasci dire, attualmente l’Adriatico offre una integrazione economica più viva di quanto non lo sia quella politica.

Eppure Trenitalia sembra disattenta agli investimenti sulla dorsale adriatica considerandola una rete secondaria con minor traffico rispetto a quella tirrenica

E’ vero che Trenitalia non sembra voler scommettere più di tanto sull’Adriatico ed è vero che la densità abitativa è inferiore rispetto al Tirreno, ma la costa adriatica è più popolata dell’interno, possiamo offrire dei servizi aggiuntivi, e il traffico, al di là di tutto, lo determina l’offerta commerciale, lo si crea costruendo servizi competitivi ed efficienti. Abbiamo treni più corti, un servizio cadenzato, una maggiore velocità commerciale che può diventare attrattiva anche per altri utenti e partner. E infine, se guardiamo al principio della "universalità dei trasporti", non credo che si debba abbandonare l’idea di offrire la giusta mobilità anche alle regioni meno popolate.

L’Adriatico sono anche i Balcani

Ci muoviamo in questa direzione. Sia per intercettare investimenti nei Paesi con cui Regione Abruzzo ha già stabilito forme di collaborazione commerciale (FIAT è interessata a un vettore che le consenta di raggiungere i Balcani), sia per l’offerta che possimo sviluppare in Italia. Ripristinando interamente la nostra vecchia rete sociale, e passando dalla parte più bassa degli Appennini, ci si può affacciare sul Tirreno, diventando strategici nello scacchiere adriatico. 

A che punto è l’integrazione tra il sistema portuale e quello ferroviario in Abruzzo?

Il Porto di Ortona ha un nostro binario sulla banchina ed è interconnesso alla Stazione di Ferrovie dello Stato. A Vasto è allo studio l’allungamento del binario – 4 Km – dal consorzio industriale alla banchina portuale. Giovedì scorso, sempre da Vasto, è partita la prima nave portacontainer che collegherà l’Abruzzo al porto di Trieste per le grandi rotte. Tutto questo esprime una grande opportunità per il sistema produttivo regionale, sia in entrata che in uscita. I porti abruzzesi offrono fondali sufficienti, in particolare quello di Ortona, 8 metri, non appena saranno terminati i lavori di dragaggio (su questo sono già stati stanziati i Fondi FAS). In sostanza, siamo davanti a un sistema portuale che interconnesso alla ferrovia attraverso i raccordi industriali esistenti potrà arricchire la piattaforma logistica "naturale" della nostra regione.

Tutto bene, insomma

C’è un problema, la volontà espressa da Rete Ferrovia Italia, del gruppo Ferrovie dello Stato, di chiudere gli scali ferroviari "secondari" per scarso traffico. Un po’ come la politica dell’Italia a due velocità già sperimentata sul trasporto passeggeri quando FS decise di dotare dell’alta velocità solo alcune regioni del Paese. Rispetto a questo, siamo già intervenuti nei confronti del Governo, mi riferisco al Sottosegretario Improta, grazie a un incontro promosso dal Senatore Paolo Tancredi in occasione dell’approvazione della Legge di Stabililità. Ovviamente, bisognerà tornare sull argomento non appena eletto il nuovo Parlamento.

I fondi europei possono servire?

Credo che su questo punto, prima di pensare a Europa 2020, sia opportuno verificare se ci sono ancora fondi rimasti nel cassetto o in scadenza.

Domani inaugurate il "Treno della Neve"

L’Abruzzo è una regione verde. Attraverseremo il Parco della Maiella fino a Campo di Giove dove a due passi dalla ferrovia gestiamo anche una seggiovia. Scommettiamo nel turismo sostenibile, ecologico, che altrove ha prodotto già risultati, pensi al Trenino Rosso del Bernina, a Saint Moritz.  

Progetti futuri?

Competere con Trenitalia se è vero che siamo in un mercato liberalizzato. Rafforzare un network di imprese ferroviarie con altre Regioni, Umbria, Toscana, Puglia. In Abruzzo, unificare le società di trasporti controllate dalla Regione, su ferro e gomma, creando una sola società regionale che eviti le sovrapposizioni di servizi e provi a rivoluzionare l’offerta: un’idea può essere il biglietto unico. Riassumendo, puntare sulla ferrovia in Adriatico con i treni e un sistema di metropolitana leggera, e procedere a pettine nell’interno integrando ferro e gomma.