Festa sfumata: Draghi sbarca alla Bce e l’Europa s’accorge della recessione

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Festa sfumata: Draghi sbarca alla Bce e l’Europa s’accorge della recessione

31 Ottobre 2011

Battesimo di fuoco per Mario Draghi. Da oggi l’ex- governatore della Banca d’Italia e presidente del Financial stability board (Fbs) diventa, dopo Wim Duisberg e Jean – Claude Trichet, il terzo presidente della Banca centrale europea. Un giorno non facile per assumere le funzioni, anzi il peggiore. L’euro zona vive l’ora più dura della sua crisi e il neo presidente Bce è chiamato a far fronte alla forte domanda di stabilità e risanamento che proviene dai mercati, ansiosi di ottenere soluzioni dai governi dell’eurozona e “forse” (sic!) pronti a speculare sul debito pubblico degli Stati europei, Italia in testa.

La giornata di ieri è stata orribile per molte ragioni – l’inizio di una tempesta perfetta – con segnali allarmanti per il futuro economico di Europa e Stati Uniti. Se non fosse infausto, evocare la possibilità che tornino i giorni peggiori del 2008 e del 1929 non sarebbe del tutto azzardato. Forse immorale, ma non azzardato. Certo, non siamo ancora al panico, e le cause della crisi economica non hanno a che fare con la pessima politica monetaria della Fed nei suoi primi 16 anni di vita – per la crisi del 1929, né con la fallimentare politica abitativa statunitense degli anni ’90- per la crisi dei sub-prime nel 2008.

Questa volta la crisi sta nella politica della spesa pubblica del vecchio continente, l’Europa. Il suo modello di economia sociale di mercato è definitivamente andato a farsi benedire. Gli Stati europei vivono al di sopra delle proprie possibilità, spendendo troppo e male. Insomma l’austerità non è più una via. E’ ‘la’ via. L’unica che a paesi come Italia e Spagna, i sorvegliati speciali ell’Europa (più Roma che Madrid), sia rimasta per scongiurare il peggio. Forse che non si è giunti ancora al peggio la di sicuro il fallimento di MF Global ieri in America –  con passività per quasi 40 miliardi di dollari – non è proprio il migliore segnale possibile. Sia detto però: i veri guai stanno tutti in Europa. Ieri le borse europee hanno chiuso malissimo, e non c’è da aspettarsi nulla di buono neanche per la giornata di oggi.

Parigi ha chiuso ieri a – 3,16%; Francoforte a -3,23% e Madrid -3,82%. Piazza Affari come la borsa spagnola: – 3,82%. Un tonfo ‘collettivo’ come non se ne vedeva da anni. Inoltre, come a completamento dello scenario apocalittico, lo spread tra i Bpt italiani e i Bund tedeschi è andato oltre i 400 punti. La remunerazione dei Bpt italiani a cinque anni è andata oltre il +6%. I Bund tedeschi di stessa durata vengono remunerati sotto il 2%. “Insomma la festa degli speculatori: rischio quasi zero, alta resa”, ha chiosato ieri a ‘Porta a Porta’ Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa e uno dei leader dei frondisti anti-tremontiani dentro il Pdl. 

Una festa che però l’economista dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OECD), Pier Carlo Padoan, intervistato da Radio24 ha invitato a non sbandierare più di troppo: “Pensare che nessuno ci farà fallire perché siamo troppo grandi come italiani è un gioco troppo pericoloso e non vero”. Insomma pararsi dietro al ‘too big to fail’ non è una buona soluzione.

Le cattive notizie per l’Italia e per l’Europa non si fermano qui. Ieri è stato sempre il giorno dei consigli dell’OECD per l’incombente G20. Nel documento in questione, l’Oecd  ha insinuato ciò che ormai in molti andavano dicendo: l’Europa è entrata in doppia recessione  e con essa probabilmente anche l’America. Anche dal paese del sol levante, il Giappone, la terza economia mondiale, sono arrivate ieri notizie non edificanti. La banca centrale giapponese ha svalutato lo yen per favorire la ripresa delle esportazioni che negli ultimi mesi hanno dato segni di profondo rallentamento. E i mercati asiatici non hanno troppo apprezzato.

Per farla breve: quello che attende Europa e Usa sono due anni (e ciò nella migliore delle ipotesi à vrai dire) di crescita anemica – se non proprio stagnazione – e aumento del tasso di disoccupazione. Quest’ultimo dato è particolarmente preoccupante se si tiene conto del dato divulgato sempre ieri dall’Organizzazione internazionale del lavoro, che sulla Spagna – assieme all’Italia a rischio contagio Grecia – parla di un tasso di disoccupazione del 21,5% tra la forza lavoro, il quale per tornare al livello occupazionale pre-crisi, necessiterebbe la creazione di almeno 2,3 milioni di posti di lavoro. Nell’intera euro zona sono ormai disoccupati 16 milioni e duecento mila persone. Insomma la recessione sta già alla porta e bussa con insistensa. 

Dopo domani si apre a Cannes il G20, in programma per il 3 – Novembre prossimi. Sarà un summit decisivo, nel quale si misurerà la disponibilità dei Bricst – Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa e Turchia, le nuove economie emergenti su scala globale e regionale – di venire in contro alle difficoltà dell’Europa e di sopperire alla mancanza di leadership dell’America di Barack Obama, conferendo nuove risorse a Fondo Monetario Internazionale, il quale assieme al fondo di stabilizzazione europeo (Efsf),  sovvenzionerà la ricapitalizzazione delle banche franco-tedesche con in pancia tanto debito pubblico greco, e  anche quelle italiane con in banca tanto debito italiano.

Il governo italiano è il grande sorvegliato insomma. Il presidente Silvio Berlusconi ha annunciato ieri che alla vigilia del summit francese, mercoledì 2 novembre, vi sarà un consiglio dei ministri al fine di permettere all’esecutivo italiano di stilare un documento in grado di descrivere le priorità dell’Italia sulla via delle due riforme necessarie e imposte da Europa e mercati: riforma del mercato del lavoro e pensioni. Nella speranza ovviamente che la speculazione si plachi e che la paura induca l’Italia a fare quelle riforme che da troppo tempo ormai languono nella benedetta terra nostra. Aquesto punto altro non ci resta altro che un cristianissimo"Sperem!".