FI era una monarchia anarchica, il Pdl sarà un partito presidenzialista
19 Febbraio 2009
Il discorso inizia analizzando la vittoria in Sardegna e d’altronde non potrebbe essere altrimenti. Per Fabrizio Cicchitto, presidente dei deutati del Pdl, il successo elettorale sardo ha ribadito e confermato alcuni punti imprescindibili di quel grande partito moderato di centro destra che sta nascendo. “Non ce n’era bisogno, ma dopo il risultato dello scorso week end viene ulteriormente confermato il ruolo carismatico di Berlusconi e la esistenza di una vasta area culturale e sociale di centro destra”. Sullo sfondo l’acuirsi della crisi della sinistra. E’ questa la cornice storica nella quale, tra poco più di un mese nascerà ufficialmente il nuovo partito di centro destra.
Cicchito per lei il Pdl è un punto di arrivo o punto di partenza?
Direi entrambi. Io la definisco una operazione a più strati e se vogliamo impostata anche alla rovescia rispetto al solito modo di fare politica. Ed infatti sono nate prima le liste comuni, poi i gruppi parlamentari, in seguito si è avuta, e si sta avendo, l’esperienza di governo ed infine ecco arrivare la realizzazione finale del partito organizzato. Per questo parlo di una operazione rovesciata.
Cerchiamo di definire quali sono le radici culturali del Popolo della Libertà.
Direi che sostanzialmente sono riconducibili a quattro filoni. Rappresentano quelle componenti che sono state messe ai margini negli anni della Prima Repubblica. Parlo della componente liberale della Dc, dei socialisti riformisti di stampo craxiano, dei laico liberali e non ultima quello della destra nazionale cattolica che, ricordiamolo, fino al termine della prima repubblica, è sempre stata emarginata. Queste storie sono le radici culturali del nuovo partito.
Lei ama ripetere spesso che il primo passo fu la discesa in campo di Berlusconi
Ci fu un precipitato politico, unico caso nelle democrazie occidentali in cui ben cinque partiti vennero eliminati manu militari con l’operazione come di Mani Pulite. In quello scenario e con il centro distrutto in quel modo Occhetto avrebbe potuto ottenere il 70% dei seggi con il 30% del consenso.
La gioiosa macchina da guerra fu però sconfitta
An e Lega non potevano contrastare quel fenomeno. Berlusconi fece una doppia operazione. Dapprima riempì e coprì uno spazio politico e sociale di centro che era rimasto scoperto e poi coinvolse tutte quelle forze e quelle persone che non avevano mai fatto politica in vita loro. Riunì assieme e recuperò le correnti culturali politiche di repubblicani, liberali, della destra cattolica e del socialismo craxiano. Parallelo c’è stato il processo del Msi con Fiuggi e la nascita di An.
A destra questo cambiamento c’è stato, a sinistra anche ma in quali termini?
La sinistra comunista e i post comunisti non sono riusciti a diventare socialdemocratici e continuano ad oscillare tra il massimalismo sociale e il giustizialismo giuridico con le vaghezze pseudo culturali di Veltroni a fare da sfondo. A proposito di Veltroni, abbiamo visto come sia finito.
Si è dimesso il segretario ed ora il Pd non è mai stato così giù. Non rischia di essere un boomerang anche per voi questo infelice momento dei vostri avversari?
Il Pd è un ircocervo, né carne e né pesce. Oscilla tra il giustizialismo e il massimalismo ed è subalteno a Di Pietro. E queste sono le radici delle sua attuali crisi. La risposta alla domanda che mi pone è imprevedibile. C’era una ipotesi di bipartitismo forte, e di questo va dato atto a Veltroni di avere avuto una buona intuizione, purtroppo c’è stata solo questa perché poi non ne ha azzeccata più una. Il punto vero è che non essendo riusciti a porre in essere quel mutamento socialdemocratico, si è assistito alla combinazione di ex comunisti ed ex componenti della sinistra democristiana. E questa somma non è riuscita.
Qualche difficoltà però è inutile nasconderlo sono emerse anche nella formazione del Pdl.
Confermo, inutile nasconderlo. Ma Forza Italia e Alleanza Nazionale sono partiti diversi tra loro, con modelli diversi. E non perché quello dal quale provengo sia solo un partito presidenzialista. An ad esempio è strutturata in correnti. Dobbiamo superare in avanti i due partiti.
Come fare?
Il partito nuovo che sta nascendo non può non essere un partito presidenziale fondato sulla indiscussa leadership di Berlusconi. L’esperienza degli altri paesi occidentali ci mostra l’importanza della leadership. Ma d’altro canto la leadership forte, ben visibile nella realtà americana, deve avere alle spalle formazioni politiche radicate sul territorio. Guardate la complessità dei partiti democratici e repubblicani: lobby, associazionismo, think tank, centri culturali, interessi sociali. Noi dobbiamo costruire una cosa di questo tipo. Leader, sedi di confronto, coordinatori nazionali, esecutivo, direzione, consiglio nazionale, combinare insieme questi elementi, radicarsi nel territorio e quindi avere capacità di essere presenti al nord, dove abbiamo una partita concorrenziale con la Lega, e nel Mezzogiorno che come abbiamo visto negli anni, passa, se non viene coinvolto come si deve, da un equilibrio politico all’altro.
Quali quindi i processi che devono attuarsi per fare del Pdl un partito diverso dalla mera somma di componenti “ex”?
Bisogna prendere spunto dall’esperienza dei gruppi parlamentari comuni in cui questo sta avvenendo. Sono il polo più avanzato della partita. Mettere in piedi il partito, strutturarlo, dargli un consiglio nazionale, tre coordinatori nazionali. E’ una occasione per mettere vicino, far confrontare le storie di persone che fino a qualche tempo fa non avevano questa stessa prossimità. Se entra a regime questo processo, ecco, avverrà la fusione.
Ci saranno senz’altro degli elementi imprescindibili, irrinunciabili oltre i quali non si deve andare
Glieli elenco: garantismo, partito laico non confessionale ma che abbia al contempo una attenzione alla coscienza cristiana del paese. E poi proseguire nella direzione dell’economia sociale di mercato, parlo della combinazione tra libera concorrenza del mercato con elementi regolativi che decide lo Stato. Io ad esempio sono sempre stato lontano da questo liberismo eccessivo estremista che ha combinato tutti questi guai. Questi valori comuni devono sfociare nel Ppe. E badate bene, il Ppe non è un partito democristiano, ma la casa dei moderati riformisti.
In termini di vita interna quali saranno invece le differenze tra Forza Italia e Pdl?
Non saranno grandissime differenze. Forza Italia, per usare le parole di Berlusconi, era un partito monarchico e anarchico e che ha avuto forme atipiche di rapporto con il suo leader e di dibattito politico. Ma non dimentichiamo che nella dimensione locale questo partito ha fatto migliaia di congressi. La differenza è che ora la leadership di Berlusconi troverà la sua massima realizzazione dietro la quale ci sarà una piramide con importanti momenti di confronto politico.
Il 17 gennaio disse in occasione di un incontro organizzato dalla corrente di Gianni Alemanno che fino a quel punto in merito al Pdl si era parlato più di quote che di contenuti. E’ passato un mese a che punto siamo?
C’è un ritardo. Presi da una affannosa attività politica, abbiamo dato vita più ad una elaborazione individuale, di riviste e di gruppi, che non ad una circolarità del confronto politico. Il convegno del 27 è importante proprio per questo. Auspicherei venti riunioni con i coordinatori regionali in modo tale di porre in essere una discussione. C’è tantissima voglia di politica, fame di storia e di dibattito politico. Abbiamo dei militanti molto migliori rispetto a quello che pensiamo e soprattutto migliori rispetto a quello che si meritano certi dirigenti locali
“I luoghi della discussione”, sono sembrate essere queste le maggiori preoccupazioni degli uomini di An. Ci saranno questi luoghi e può descriverceli?
Preoccupazioni legittima a condizione che sia chiaro di come il partito è e sarà presidenziale e al leader non dovrà essere tirata la giacchetta ogni giorno. Poi certo dovranno esserci luoghi della discussione, ma non di rissa. Mettendo insieme il meglio degli uni e degli altri.
Fino a che punto è giusto pensare in chiave post berlusconiana il Pdl?
Oggi Berlusconi accompagna questa operazione e consegna alla storia del paese un partito che mancava. Inoltre gli va aggiunta l’attività di Governo e l’intuizione di Forza Italia. Tra una trentina di anni i suoi eredi raccoglieranno tutto questo.