“Fi, un partito sempre più aperto ai giovani”

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“Fi, un partito sempre più aperto ai giovani”

10 Novembre 2007

Dopo un anno, Marcello Dell’Utri torna a Montecatini con i suoi Circoli del Buon Governo. Ma l’occasione sembra essere divenuta più ufficiale: non più un semplice convegno ma un vero e proprio congresso. I Circoli, insomma, sentono il bisogno di strutturarsi: Senatore Dell’Utri è forse per prendere le distanze da Forza Italia?
Ho qualcosa a che fare con la nascita e lo sviluppo di Forza Italia. La considero un patrimonio del mio percorso biografico, oltre che del Paese. Anche se volessi, mi sarebbe impossibile prendere le distanze. E, semmai, l’esigenza che oggi avverto è inversa: quella di creare un più stretto rapporto, più precisamente regolato. In questi anni si è andati avanti secondo modalità spontanee sorrette soprattutto dalla generosità: con tanti uomini impegnati al governo, Forza Italia ha svolto un ruolo di supporto e di “tenuta”; i Circoli hanno provato a fornire un’identità culturale puntando soprattutto sui giovani. Oggi si è in presenza di un evidente processo di crescita, sia sul versante del partito che su quello dei Circoli. E’ un bene per tutti, dunque, che si esca dalla fase della spontaneità per entrare nell’età adulta.

Ma cosa significa “strutturare il rapporto”: non è che ha voglia di dar vita a una corrente?
Non ho alcuna voglia e, anche se l’avessi, me la farei passare. Forza Italia, infatti, è un partito di tipo nuovo: un partito carismatico che si fonda sulla collaborazione tra il leader e una base popolare di massa esistenzialmente liberale che il partito ha il compito, per il possibile, di organizzare. In questo meccanismo non c’è spazio per nessuna corrente né di Dell’Utri né di altri.

E allora, quale sarà il rapporto tra i nuovi Circoli e il partito?
Torno alla metafora del fiume e degli affluenti coniata da Sandro Bondi e ripresa da Berlusconi: Forza Italia è il grande corso, ingrossato dalla “portata” di club, circoli, movimenti. Cos’è accaduto da ultimo? Che gli affluenti sono aumentati; qualcuno ha persino ritenuto di poter sostituire il corso principale: ha esondato come è stato autorevolmente detto. Per questo oggi sento una duplice esigenza: rafforzare gli argini del fiume e regolare le modalità con le quali gli affluenti debbono portare il loro contributo.

Fuori da metafora?
Credo sia giunto il momento nel quale molti giovani dei Circoli trovino spazio nei quadri del partito. Ed anche che il rapporto tra il fiume e l’affluente trovi una sua regolamentazione anche formale, affinché ognuno faccia ordinatamente la sua parte nell’interesse della leadership di Silvio Berlusconi, che è il vero punto di confluenza tra tutti noi. Vorrei così indicare una linea di crescita del rapporto tra partito e strutture collaterali che, mi auguro, possa valere anche per altri movimenti differenti dai Circoli del Buon Governo.

E l’impegno culturale dei Circoli?
Continuerà, in un contesto nel quale, a differenza di qualche anno fa, per fortuna nell’area del centrodestra sono nati altri soggetti che hanno attribuito una vivacità culturale alla nostra area politica, fino a qualche anno fa inimmaginabile. Penso alla Fondazione Magna Carta, ai Circoli Liberal, al quotidiano on-line l’Occidentale, a riviste come l’Ircocervo. Con tutti questi soggetti e con altri ci proponiamo di collaborare, orgogliosi d’aver aperto una strada.