Fiat-Chrysler. Dalla Corte Suprema via libera all’accordo
10 Giugno 2009
di redazione
I promotori del ricorso che cercava di bloccare l’accordo tra Fiat e Chrysler non hanno risposto all’obbligo di "portare l’onere" di dimostrare che la Corte Suprema doveva esercitare il proprio potere discrezionale e sospendere la vendita della casa di Detroit. Lo afferma la motivazione di due pagine, non firmata, che ha chiuso il caso Fiat-Chrysler alla Corte Suprema.
Era stato il giudice Ruth Bader Ginsburg a sospendere l’iter dell’accordo e ad aprire la strada a una possibile entrata in scena dell’intera Corte sulla vicenda. Ma nella breve motivazione del loro provvedimento, i giudici sottolineano che alla parte che ha promosso l’azione – i fondi pensione dell’Indiana – spettava il compito di convincere almeno quattro dei nove giudici della necessità di un’udienza e del fatto che la maggioranza dei giudici avrebbe ritenuto errato il giudizio di una corte minore. Ma i promotori dell’azione legale, secondo la motivazione, non ci sono riusciti.
La Casa Bianca ha accolto con favore la decisione della Corte Suprema sul caso Fiat-Chrysler, affermando che si tratta di una scelta che permette la sopravvivenza della casa automobilistica americana. La Casa Bianca, ha detto un portavoce "è lieta che l’alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". La Casa Bianca, attraverso gli avvocati del governo, era scesa in campo al fianco di Chrysler e Fiat per chiedere ai giudici della Corte una decisione rapida, che non mettesse a rischio l’accordo voluto dal presidente Barack Obama.