Fiat. Per la Chrysler bancarotta sempre più vicina

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Fiat. Per la Chrysler bancarotta sempre più vicina

30 Aprile 2009

Entro la mezzanotte di oggi il gruppo di Detroit deve raggiungere un accordo con tutte le parti in causa per poter procedere a una ulteriore ristrutturazione delle sue attività e poter di conseguenza ricevere nuovi finanziamenti federali per 6 miliardi di dollari. In parallelo a questi negoziati, la Chrysler sta definendo gli ultimi dettagli dell’accordo con Fiat che non appare a rischio nemmeno nel caso in cui il gruppo americano non dovesse trovare un accordo con i suoi creditori ed entrare in stato di amministrazione controllata. Anzi, per certi versi, l’alleanza con Fiat diventerebbe ancor di più rilevante per la Chrysler in quanto sarebbe il business plan su cui rimodellare le sue attività per emergere il prima possibile dalla bancarotta.

In questi medesimi termini si è espresso ieri sera in conferenza stampa il presidente degli Stati Uniti Barack Obama secondo cui "è appropriato" che la Chrysler esplori in questo momento tutte le opzioni, inclusa la bancarotta. Ma se il ricorso al chapter 11 dovesse rivelarsi ineludibile, ha aggiunto Obama, il passaggio in amministrazione controllata sarebbe rapido e servirebbe a "cementare" le concessioni ottenute da sindacati e creditori e a far partire su basi solide l’alleanza con il Lingotto.

A poche ore dallo scadere dell’ultima deadline indicata dal governo americano, la bancarotta appare in effetti sempre più probabile dopo che ieri sera si sono interrotte con un nulla di fatto i negoziati tra gli hedge fund creditori di Chrysler e i funzionari del Tesoro. Questi ultimi avevano messo sul tavolo un’offerta analoga a quella accettata dalla banche solo 24 ore prima ma gli hedge funds hanno bocciato l’idea di ricevere rimborsi per soli 2 miliardi di dollari a fronte di crediti per 6,9. I 3 fondi più intransigenti, Oppenheimer Funds, Perella Weinberg Partners e Stairway Capital, hanno rifiutato anche l’ultimissima offerta del Tesoro, che aveva aumentato di ulteriori 250 milioni il rimborso messo sul tavolo. E sulle loro posizioni si sono schierati molti degli altri 40 fondi che vantano crediti nei confronti di Detroit. Dopo aver superato con grande fatica ma con successo finale settimane di negoziati estenuanti con i sindacati dei lavoratori, la Chrysler rischia dunque di cadere sul filo di lana. Ma si tratterebbe comunque di una caduta tattica che non ne compromette la sopravvivenza nel lungo termine. Anzi molti analisti ritengono che questa potrebbe essere la soluzione migliore perchè in sede di amministrazione controllata tutti i contratti su cui non vi è accordo sarebbero da considerare nulli e come tale da ridiscutere. E in sede di amministrazione controllata, sarebbe probabilmente più facile per l’azienda ottenere condizioni meno onerose rispetto a quelle attuali.