Fiat. Protesta a Termini Imerese, operai sul tetto con striscioni
19 Gennaio 2010
di redazione
Sul tetto del capannone della Fiat, a circa 20 metri d’altezza, sono saliti 16 dei 18 lavoratori della Delivery Email, ditta che si occupa della pulizia dei cassonetti dove vengono raccolti i materiali per l’assemblaggio della Lancia Ypsilon nello stabilimento di Termini Imerese.
Dal primo febbraio la Fiat assorbirà le lavorazioni finora gestite in appalto dalla Delivery che oggi ha inviato ai propri dipendenti le lettere di licenziamento, con decorrenza 1 febbraio. I lavoratori si trovano sul capannone, alto una ventina di metri, attrezzato per la cosiddetta "finizione" delle auto assemblate, la linea dove un centinaio di operai Fiat provvedono a completare le vetture.
I manifestanti hanno esposto striscioni e un lenzuolo bianco con la scritta: "I 18 lavoratori licenziati dopo 25 anni di servizio". Davanti al capannone ci sono auto della polizia, dei carabinieri, dei vigili del fuoco e le autoambulanze. L’area è presidiata anche dagli addetti alla vigilianza della fabbrica.
"La Fiat non può disinteressarsi della sua azienda a Termini Imerese perché, se è vero che la casa automobilistica torinese deve fare i conti come un’impresa di mercato, altrettanto vero è che riceve il beneficio di interventi pubblici, con il costo a carico del contribuente, giustificati con il fatto che ciò giova all’Italia". È la Consulta per le Attività produttive del Pdl ad esprimersi così sulla difficile situazione in cui si trovano alcune unità produttive del gruppo Fiat.
"Ci si aspetta, quindi, un atteggiamento di collaborazione proprio per far sì che gli interessi della Fiat coincidano con quelli del Paese", si legge nella nota. In particolare, i componenti della Consulta chiedono al Lingotto "un comportamento responsabile", riassumibile in tre punti: un piano di riconversione dell’azienda di Termini Imerese basato sull’eventuale cessione gratuita dell’area attrezzata e degli impianti alla nuova iniziativa sostitutiva di natura industriale; la collaborazione con il Governo e la Regione per individuare tale piano, mettendo a disposizione la propria conoscenza dei mercati, delle tecnologie, di possibili operatori interessati sia italiani che stranieri; l’assicurazione che continuerà una propria produzione a Termini Imerese fino a quando questo piano non diventerà operativo.
Durante la riunione, la Consulta del Pdl ha inoltre sottolineato che "intorno allo stabilimento di Termini Imerese si è creato un sistema industriale integrato, di piccole e medie aziende che rischiano di essere travolte dalla chiusura dello stabilimento". A queste realtà produttive la Consulta guarda con "grande preoccupazione e intende tutelarle da un dirigismo che non le vede protagoniste e in qualche caso neanche interlocutrici".