Fiat. Sacconi: “Governo solleciterà investimento a Mirafiori”
19 Gennaio 2011
di redazione
"Dopo che l’investimento a Pomigliano è già entrato in una fase irreversibile, dato che i primi atti di spesa sono stati compiuti, ora si tratta di garantire che altrettanto avvenga per Mirafiori. Ovviamente il Governo è impegnato con le organizzazioni sindacali a sollecitare questo investimento, che è molto importante perché avviene su vetture a maggior valore aggiunto, e conseguentemente consolida le funzioni ‘intelligenti’, quali la ricerca e lo stile, tradizionalmente localizzate a Torino. Non bisogna poi trascurare il rapporto che finora c’è stato tra Marchionne e il Governo". Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, lo spiega in un’intervista al ilsussidiario.net.
"Marchionne ha cominciato la sua opera in Fiat nel 2004 grazie al ruolo determinante del Governo nel salvataggio dell’azienda, in un momento in cui i sindacati erano bloccati dal veto della Fiom e l’esecutivo è stato costretto a un accordo di programma con Fiat, che poi è stato di fatto accettato dalle organizzazioni sindacali – continua Sacconi – Negli anni successivi, l’azienda è stata accompagnata dal Governo anche con misure quali i prepensionamenti, gli incentivi, gli ammortizzatori sociali e da ultimo la detassazione del salario di produttività. Non è un caso che la presentazione del piano Fabbrica Italia sia avvenuta a Palazzo Chigi".
"Fabbrica Italia ha indicato la volontà di saturare tutti i siti produttivi italiani di Fiat con i diversi segmenti di prodotto. Dopo Mirafiori, ora si tratterà di continuare a verificare la situazione degli altri singoli siti produttivi – aggiunge Sacconi -. L’importante è garantire che ciascun impianto abbia una mission e possa progressivamente avere i suoi prodotti nei tempi e nei modi che saranno dettati dall’andamento del mercato. Non si può, infatti, lanciare un nuovo prodotto in una fase depressa del mercato".
Il ministro del lavoro, poi, si augura che le newco di Mirafiori e Pomigliano rientrino in seno a Confindustria: "Lo dò per scontato. Sono sicuro che il percorso (che lo stesso Marchionne ha ipotizzato) di arrivare quanto prima a un contratto collettivo nazionale condiviso nell’ambito del sistema confindustriale si realizzerà", dice Sacconi. Sul rientro della Fiom nelle fabbriche, Sacconi, spiega che "l’accordo non sarà riaperto. Il problema della Cgil resta innanzitutto quello della ricomposizione del suo rapporto con le altre organizzazioni sindacali, premessa fondamentale per le intese con le organizzazioni dei datori di lavoro".
E sulla possibilità che le divisioni tra i sindacati si rinsaldino, Sacconi sottolinea: "Mi sembra che Cisl e Uil stiano chiedendo alla Cgil di garantire anche per i comportamenti delle organizzazioni a lei affiliate come la Fiom, perchè se quest’ultima dovesse continuare a seguire una linea di forte polemica con le organizzazioni dei metalmeccanici di Cisl (Fim) e Uil (Uilm), se dovesse scegliere la via causidica o giudiziaria, è evidente che tutto ciò renderebbe difficile il dialogo e la ricerca di un comune denominatore con le altre organizzazioni sindacali".
Sul tema della rappresentanza sindacale, poi, il ministro aggiunge: "La posizione del Governo non è contro, ma è quella delle parti sociali. La posizione del Governo si adegua alla volontà comprensibile delle parti sociali di regolare esse stesse i criteri della rappresentanza e del mutuo riconoscimento. Sarebbe davvero sciocco da parte dell’esecutivo contrapporsi alle parti sociali. Allo stesso modo, una legge parlamentare contrasterebbe con la volontà di tutte le organizzazioni, eccetto la Cgil".
Sul tema della partecipazione dei lavoratori agli utili dell’impresa, secondo Sacconi, non servono leggi: "Perché questa è la volontà delle parti sociali. C’è un documento congiunto sottoscritto da tutte le organizzazioni con il Governo, nel quale le parti si impegnano a individuare linee comuni per lo sviluppo della partecipazione ed eventualmente se lo ritengono (e sinora non l’hanno ritenuto) a sollecitare anche i contenuti legislativi necessari. Anche in questo caso, come in quello della rappresentanza, vale la sussidiarietà nei confronti delle parti sociali".
"Perché dovremmo legifare a dispetto delle parti sociali, che al contrario chiedono di poter procedere in un dialogo tra di loro nello sviluppo di buone pratiche, impegnandosi a evidenziare e segnalare la necessità di interventi legislativi? – aggiunge Sacconi – Noi abbiamo redatto un codice della partecipazione, riunendo tutto ciò che norme e contratti hanno definito in questa materia, e lo abbiamo messo a disposizione delle parti sociali per lo sviluppo della partecipazione, a partire da quella ai risultati dell’impresa, agli stessi utili dell’impresa".