Fiat scommette su Chrysler ma negli Usa è polemica
22 Gennaio 2009
Il Wall Street Journal mette a nudo l’accordo strategico firmato pochi giorni fa tra Chrysler e Fiat. Secondo il quotidiano, l’accordo sarebbe un’intesa di facciata per ottenere solamente la seconda tranche di 3 miliardi di aiuti promessi dal Tesoro americano per salvare l’azienda di Detroit, mentre la Fiat entrerebbe nel mercato americano senza alcun investimento monetario.
Da poco prima di Natale la società americana si trovava al limite della bancarotta. A dicembre sono stati chiusi temporaneamente tutte i suoi impianti a causa della progressiva diminuzione delle ordinazioni e al calo delle vendite degli ultimi mesi. A gennaio, però, la Chrysler ha ottenuto 4 miliardi di dollari grazie al pacchetto di aiuti al settore auto approvato dal Congresso americano, promettendone altri 3 miliardi se, entro il 17 febbraio, la società riuscirà a escogitare un piano di riassetto totale che riporti i bilanci in positivo.
Ed ecco il colpo di scena. In seguito alle indiscrezioni che avevano portato alla sospensione del titolo in Borsa, con una nota congiunta, i vertici delle due società hanno confermato l’esistenza di un accordo strategico che per la Fiat non prevede alcun investimento in Chrysler né un impegno a finanziare Detroit in futuro. Secondo quanto reso noto, l’azienda italiana riceverà una quota iniziale in Chrysler del 35%, con l’opzione di salire fino al 55% del capitale per il prezzo di 25 milioni di dollari.
L’intesa prevede inoltre che Fiat otterrà tre dei sette posti del consiglio di amministrazione di Chrysler. Dal canto suo, la società americana potrà utilizzare la tecnologia della Fiat per sviluppare macchine di piccola dimensione basandosi sui modelli italiani, come nel caso della Fiat 500. Per Fiat, oltre all’ingresso nel capitale del costruttore americano, l’accordo si tradurrebbe nella possibilità di vendere negli Stati Uniti l’Alfa Romeo e la Fiat 500, anche grazie al taglio dei costi che si verrebbe a registrare con la condivisione dei siti produttivi.
Per il Wall Street Journal, però, dietro l’accordo ci sarebbe solo la volontà di Chrysler di ottenere i restanti tre miliardi di dollari degli aiuti di Stato. Secondo il quotidiano infatti una clausola inserita nell’accordo preliminare prevede che l’intesa diventerà vincolante solamente se la Chrysler otterrà l’aiuto finanziario dal Tesoro americano ma questa stessa mattina fonti vicine al Lingotto si sono affrettate a smentire questa indiscrezione. “La Chrysler aveva bisogno di una qualsiasi forma di entrata” – riprende il giornale citando una fonte vicina all’azienda – “la partnership con Fiat è solo un accordo di facciata per dare una migliore immagine all’azienda”, essenziale per avere possibilità di ottenere la seconda tranche di aiuti. In realtà, sottolinea la fonte, “non sta facendo niente per cambiare quello che sta succedendo all’interno della società”. Insomma, il WSJ avverte: senza l’alleanza con un partner consolidato – come è la Fiat – la Chrysler avrebbe scarse possibilità di sperare nel piano di riassetto da presentare al Congresso per ottenere gli aiuti pubblici .
Ancora. Secondo gli analisti, non è vero che l’accordo aiuterà strategicamente la Chrysler dato che “per i fabbricanti di auto, normalmente è necessario almeno un anno o più per riadattare i veicoli europei agli standard americani di sicurezza”. Ancora più polemica suscita il fatto che, nonostante la Chrysler sia vicino alla bancarotta, né il socio maggioritario, la Cerberus, né Fiat metteranno un solo dollaro per risanare il bilancio dell’azienda americana. Molti giornali internazionali hanno ripreso la rabbia dei contribuenti americani che si domandano ora perché debbano essere i cittadini con le loro tasse, e non il proprietario, a pagare con le loro tasse il piano di salvataggio di Chrysler. Inoltre, un editorialista del Detroit News Daniel Howes si chiede “come può un costruttore in un settore globale, dove i nuovi prodotti sono la chiave del successo, continuare a investire quando sia il proprietario che il futuro socio estero rifiutano di mettere un solo soldo?”.
Un’incognita che potrebbe ottenere una risposta nelle prossime ore in seguito al consiglio di amministrazione della Fiat che approverà i conti dell’ultimo trimestre e discuterà i termini dell’accordo preliminare (subito dopo, l’amministratore delegato Sergio Marchionne volerà a Detroit per confrontarsi con gli americani). Lo stesso accordo che, secondo il senatore democratico Barney Frank, rischia persino di invalidare i termini del prestito iniziale di 4 miliardi che la Chrysler ha incassato questo mese.