Fiera del libro. I nomi e i volti di un boicottaggio politico

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Fiera del libro. I nomi e i volti di un boicottaggio politico

05 Febbraio 2008

Una
vera e propria campagna di boicottaggio anti israeliana che culminerà con
manifestazioni, sit in, convegni e probabili provocazioni clamorose nei giorni
di inizio maggio a Torino, allorché alla fiera del libro arriveranno gli stand
dello stato di Israele, ospite d’onore quest’anno, in occasione del
sessantesimo anniversario della propria fondazione, alla grande “bookmesse”
italiana. Il programma è stato stilato domenica 3 febbraio e sottoscritto da
una serie di organizzazioni, partiti e associazioni che hanno in comune
l’ostilità preconcetta contro lo stato ebraico e l’appoggio ideologico a ogni
atto di terrorismo di movimenti come hamas, la jihad islamica e hezbollah
contro i cittadini israeliani. Tra essi spiccano il
solito “Forum Palestina” ma anche il Pdci. Il terrorismo  nel documento in questione viene ovviamente
chiamato “resistenza”.

A
sottoscrivere questa specie di dichiarazione di guerra basata sulla propaganda
e l’istigazione al boicottaggio moltissime sigle già viste nei famigerati campi
anti imperialisti. O nelle marce pacifiste non esclusa la Perugia-Assisi.

Ecco
l’elenco completo: Associazione di amicizia
Sardegna-Palestina, Associazione Wael Zwaiter, Associazione “I Mediterranei” di
Milano, Associazione Casa della Pace di Roma, Cecina Social Forum, Centro
occupato autogestito Transiti di Milano , Centro popolare occupato La Fucina di
Sesto San Giovanni, Circolo Arci Agorà di Pisa, Comunità Palestinese di Roma e
del Lazio Comunità araba di Napoli, Comitato Palestina nel cuore di Roma,
Comitato di Solidarietà con il popolo palestinese di Torino, Comitato di
sostegno alla resistenza palestinese della Versilia, Comitato di solidarietà
internazionalista Dino Frisullo, Coordinamento toscano di solidarietà con la
Palestina, Coordinamento per l’unità dei comunisti, Corrispondenze
metropolitane di Roma, Forum Palestina, Gruppo di sostegno al popolo
palestinese di Massa e Carrara, Infopal (redazione), International Solidarity
Movement (sezione italiana), Lotta e unità per l’organizzazione proletaria,
Partito Comunista dei Lavoratori, Partito dei Comunisti Italiani, Rete dei
Comunisti,  Spazio Antagonista Newroz di
Pisa e Unione Democratica Arabo Palestinese (sezione italiana) .

Una vera e propria rete che poi è la
stessa che organizza le manifestazioni in varie parti d’Italia dove quasi
sempre si bruciano bandiere israeliane, italiane e americane e dove ci scappa
%0Aspesso il coretto antagonista che inneggia con dileggio ai morti di Nassyria.

I programmi di questo network poi sono
veramente preoccupanti e potrebbero portare turbative dell’ordine pubblico.
Interno ma anche internazionale.

Basti pensare che dal 15 al 18 febbraio
una delegazione composta da attivisti della campagna e giornalisti (in prima
linea quelli del “manifesto” che si trovano in aperto contrasto con Valentino
Parlato) si recherà a Rafah “per portare solidarietà alla popolazione
palestinese di Gaza, per denunciare con forza la volontà di rompere l’assedio
contro Gaza e la complicità dei governi europei (anche di quello italiano)
nell’attuazione dell’embargo e portare un messaggio teso all’unità della
resistenza palestinese.”

 La delegazione prevede un fitto calendario di
incontri con organizzazioni, organi di informazione e associazioni sia egiziane
che  palestinesi fuori e dentro Gaza.

Ma il vero obiettivo “è quello di
riuscire ad entrare a Gaza e di contribuire così a creare le  condizioni
affinché il valico di Rafah sia sempre agibile e non strumento dell’assedio
israeliano alla popolazione palestinese della Striscia.” In pratica i militanti
di queste organizzazioni andranno a creare problemi al valico tra Israele e
Gaza con azioni di disturbo che potrebbero favorire anche i terroristi che volessero
tentare di penetrare sul territorio israeliano. E proprio oggi a Dimona, dove
un  kamikaze  si è fatto esplodere in un centro commerciale
provocando tre morti,  si è visto cosa
questo potrebbe significare.

Inoltre il primo marzo Roma sarà di
nuovo sotto assedio dei “no war” che sfileranno “contro tutte le guerre” nel
centro della capitale e gli attivisti pro Palestina avranno un ruolo di primo
piano nel fomentare disordini.

Infine ci sarà una vera e propria
campagna di avvicinamento all’evento dei primi di maggio a Torino durante il
Salone del libro. E le parole usate nel documento approvato domenica dalle
succitate organizzazioni, tra le quali anche il partito di Diliberto e
l’associazione “Palestina nel cuore” che fa riferimento a Rania Hammad, la figlia
dell’ex rappresentante dell’Olp in Italia, non fanno presagire nulla di buono:
“la campagna “2008 anno della Palestina” ha riaffermato che ritiene inopportuna
e vergognosa la decisione del Consiglio Direttivo della Fiera del Libro di
Torino – una città democratica e antifascista da sempre – di assegnare proprio
nel 2008 a Israele il ruolo di ospite d’onore. Intendiamo batterci apertamente
affinché questa decisione venga revocata.”

Su questo obiettivo è stata convocata
una prima manifestazione a Torino per sabato 29 marzo che verrà preparata con
incontri e dibattiti “sia a Torino che in tutte le città italiane dove è attiva
la nostra campagna.”

Qualora non venga revocata la decisione
di assegnare a Israele l’edizione 2008 della Fiera del Libro di Torino, si
passerà dalla fase della denuncia a quella della contestazione. Dal 7 al 12
maggio – sempre a Torino – ci saranno “sei giorni di mobilitazioni, spettacoli,
mostre, presidi e incontri politico-culturali alternativi alla Fiera del
Lingotto e all’interno della Fiera stessa.”