Fieri di essere italiani
17 Settembre 2009
di redazione
Chissà se il Guardian, il Times, il Pais, il Financial Times, Die Zeit, Le Monde e tutti gli altri giornali del mondo che hanno trasformato l’Italia nella loro personale ossessione, oggi troveranno spazio nelle loro pagine per raccontare che paese è davvero il nostro. Chissà se riusciranno per un momento a distogliere lo sguardo dai loro incubi berlusconiani e guardare all’Italia come a una democrazia che sacrifica i suoi uomini migliori perché la democrazia si affermi nel mondo.
Aspettiamo di leggere gli editoriali di quei direttori, tutti solerti firmatari dell’appello di Repubblica sulla libertà di stampa, e vorremmo trovarvi per una volta parole di ammirazione e di rispetto per un Paese in prima linea nella difesa di quel che resta dell’Occidente e di un governo che è stato capace di non arretrare da quella frontiera nemmeno quando altri hanno cominciato a impaurirsi e tentennare.
L’Italia che i giornali internazionali oggi amano odiare è l’Italia di questi ragazzi, del loro coraggio, della loro consapevolezza, la stessa che li spinge a tornare sul campo anche quando i turni o le ferite potrebbero tenerli a casa. E’ l’Italia delle loro famiglie, che come nei giorni di Nassiriya, mostrarono al mondo il volto del loro dolore non sfigurato dalla rabbia o dalla rivendicazione ma pacificato dal senso di un dovere compiuto.
Ci vuole un paese forte e un paese sano per reggere queste prove, ci vuole un paese che ha netto il senso della sua missione nel mondo, del suo posto in Europa, della sua responsabilità per i valori che nutre e difende. E non è il paese che quella “grande stampa internazionale” ha visto e raccontato ai suoi lettori per mesi.
L’impegno italiano in Afghanistan e il prezzo che oggi è stato pagato dalle sei vittime dell’attentato talebano, spalanca d’improvviso la porta di questa Italia e mostra, ancora chinanti all’altezza del buco della serratura, quei giornali e quei direttori intenti ai loro bisbigli e alle loro pruderie .
Per lo stesso motivo ci pare, gli organizzatori della manifestazione di sabato per la libertà di stampa, hanno saggiamente deciso di rinviare tutto. La porta si è aperta anche per loro.
Per noi che ogni 23 novembre ricordiamo le vittime di Nassriya e il coraggio delle loro famiglie, resta di mettere a lutto la nostra testata e rimanere convinti che è giusto andar fieri di essere italiani.