Filippine. Italiano rapito rischia la decapitazione

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Filippine. Italiano rapito rischia la decapitazione

18 Marzo 2009

Cresce la tensione per la sorte dei tre operatori della Croce Rossa Internazionale, tra cui l’italiano Eugenio Vagni, rapiti oltre due mesi fa nelle Filippine. Il leader del gruppo di ribelli islamici che tiene prigionieri i tre funzionari – oltre Vagni sono nelle mani dei sequestratori la filippina Jean Mary Lacaba e lo svizzero Andreas Notter – ha minacciato oggi di decapitare uno dei rapiti nel caso proseguissero i raid delle forze di polizia locali.

Nei giorni scorsi il gruppo islamico che fa capo ad Abu Sayyaf ha avuto infatti una serie di scontri a fuoco con i militari dell’esercito filippino, nei quali sono rimasti uccisi alcuni ribelli. "Se continuano ad avvicinarsi e provocano altri scontri, decapiterò uno dei tre ostaggi della Croce Rossa", ha detto in un’intervista Albader Parad, capo del gruppo fedele a Abu Sayyaf. I tre operatori della Croce Rossa al momento sono comunque in buone condizioni, anche se provati dalla lunga prigionia. A confermarlo, è stato oggi il capo della Croce rossa delle Filippine, Richard Gordon, spiegando che gli ostaggi sono però "stanchi e provati".

Nelle scorse settimane i tre operatori avevano più volte lanciato appelli per la loro liberazione. L’ultimo, in ordine di tempo, è arrivato dall’unica donna tra i rapiti – l’operatrice filippina – che aveva lamentano due settimane fa una condizione di prigionia che si stava facendo ogni giorno più dura, anche alla luce di alcuni disturbi di salute. L’esercito filippino imputa il rapimento al gruppo islamico armato Abou Sayyaf, accusato da Manila e Washington di legami con al Qaida e specializzato nei rapimenti con richieste di riscatto, specialmente di stranieri.

Il governo filippino aveva chiesto, nelle scorse settimane, all’esercito di evitare di aprire il fuoco nelle azioni di avvicinamento per garantire l’incolumità degli ostaggi, anche alla luce degli episodi – avvenuti sempre nelle scorse settimane – che avevano portato all’uccisione di alcuni ribelli in sparatorie tra l’esercito ed un gruppo di guerriglieri ritenuti responsabili del sequestro, nell’entroterra dell’isola di Jolo. L’area, cioè, in cui è avvenuto il rapimento, il 14 gennaio scorso quando i tre tecnici della Croce Rossa – tra cui Vagni, originario di Montevarchi in Toscana – sono stati prelevati dai ribelli all’uscita di un edificio carcerario dove si erano recati per un sopralluogo nell’ambito di un progetto di ristrutturazione idrica che stavano portando avanti nel paese.