Filippine. Strage Mindano, bilancio sale a 52 morti

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Filippine. Strage Mindano, bilancio sale a 52 morti

25 Novembre 2009

Sale a 52 morti il bilancio ufficiale della strage di Mindanao, nelle Filippine: lo rende noto la polizia. Le forze dell’ordine hanno puntato oggi l’indice contro il figlio del governatore provinciale, Andal Ampatuan, che avrebbe guidato il raid di un centinaio di uomini armati contro un convoglio di esponenti di un clan rivale accompagnati da uno stuolo di giornalisti.

Gli agenti della polizia nelle ultime ore hanno rinvenuto altre due vetture con a bordo cinque persone massacrate due giorni fa nel villaggio di Salman, nella provincia di Maguindanao a 930 chilometri a sud della capitale Manila, secondo quanto riferito dal tenente colonnello Jonathan Ponce, del comando militare regionale.

A due giorni dalla strage a fini politici di Mindanao che ha ucciso almeno 27 giornalisti tra le vittime, crescono le richieste per l’arresto di alcuni componenti della famiglia Ampatuan sospettata di essere responsabile del massacro. La presidente delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo, ha dichiarato per oggi una giornata di lutto nazionale ma ha rivolto un invito alla calma. “Speriamo che lo sdegno lasci il posto alla ragione e alla necessità di vivere in pace, onore e dignità”, ha affermato, assicurando che i responsabili del massacro verranno individuati e puniti. Il portavoce della presidenza, Cerge Remonde, aveva rilevato che agli investigatori occorrono prove certe a carico della famiglia Ampatuan, stretta alleata della Arroyo, prima di arrivare agli arresti.

Le vittime del massacro erano in viaggio con il vicesindaco di Buluan, Esmael Mangudadatu, che si presenterà come candidato governatore di Maguindanao alle elezioni del prossimo maggio, sfidando il figlio del governatore Andal Ampatuan senior che per tre tornate elettorali precedenti non ha avuto mai rivali. Mangudadatu, che nella strage ha perso la moglie e due sorelle, si è detto sconcertato perché non è stato arrestato ancora nessuno. “Se i sospettati fossero stati persone comuni, sarebbero stati già arrestati. Ma quando c’è di mezzo un pezzo grosso, non li arrestano. Forse il governo ha paura?” si è chiesto il vicesindaco.