Filippine. Vagni è ancora vivo e telefona alla famiglia: “State tranquilli”
02 Maggio 2009
di redazione
Eugenio Vagni è vivo. Dopo giorni di incertezza sulla sua sorte, l’operatore della Croce Rossa Internazionale rapito nelle Filippine il 15 gennaio scorso ha potuto telefonare alla famiglia in Italia, rassicurandola sulle sue condizioni di salute. A renderlo noto è stato il capo delle operazioni dell’Icrc per l’Asia dell’est, del sudest e del Pacifico, Alain Aeschlimann, secondo cui Vagni ha telefonato ai suoi famigliari giovedì sera.
"Questa è l’unica notizia che abbiamo ricevuto di lui da quando è stato visto l’ultima volta dal suo collega Andrea Notter", rilasciato dai rapitori due giorni dopo, ha detto Aeschlimann, secondo quanto si legge sul sito dell’Icrc. Dopo aver ribadito la "preoccupazione" per le condizioni di salute di Vagni (nei giorni scorsi si era parlato di sue difficoltà a camminare), il funzionario della Croce rossa ha rinnovato l’appello ai militanti di Abu Sayyaf che lo tengono in ostaggio perché lo rilascino "sano e salvo, immediatamente e senza condizioni" e ha ribadito che "non sarà risparmiato alcuno sforzo" per arrivare alla sua liberazione.
"Siamo in contatto costante con le autorità delle Filippine e con quelle di Roma, che seguono gli sviluppi. Tutti gli sforzi sinceri per arrivare a una soluzione della crisi vengono apprezzati", ha riferito ancora Aeschlimann, sostenendo ancora una volta di non aver ricevuto alcuna richiesta di riscatto. "La nostra politica non prevede il pagamento di riscatti… fare eccezioni a questa politica consolidata potrebbe mettere in pericolo la sicurezza dell’Icrc e la sua capacità di lavorare in aree di conflitto e in altre zone difficili in molti Paesi, rea cui le Filippine".
La moglie di Vagni, la signora Kwan ha parlato ai microfoni dei cronisti: "Finalmente ho avuto la prova che Eugenio è vivo. Mi ha detto di stare tranquilla mi ha fatto coraggio, spero che torni presto qui, dalla sua famiglia e dai suoi figli". A Montevarchi (Arezzo), la cittadina toscana in cui Vagni vive insieme alla moglie Kwan e alla figlia Leticia, di neanche due anni, sono ore di attesa e di trepidazione. Quella ricevuta l’altro ieri era la prima telefonata fatta dall’uomo ai famigliari dal 16 aprile scorso. A Montevarchi, davanti all’abitazione dell’operatore della Croce Rossa tuttora è appesa una gigantografia dell’uomo con scritto "Eugenio torna presto a casa, la città ti è vicina".
Vagni era stato rapito dai militanti di Abu Sayyaf sull’isola di Jolo il 15 gennaio scorso, dopo aver visitato una prigione, insieme alla collega filippina Mary Jean Lacaba, rilasciata il 2 aprile, e allo svizzero Andreas Notter, libero dal 18 aprile.