Finalmente un coordinatore eletto e non nominato
02 Febbraio 2012
Sabato e domenica prossimi, alla Fiera del Levante, si terrà il primo congresso cittadino del Pdl. Un appuntamento atteso da tantissimo tempo e reclamato a gran voce dalla base, sin dalle ultime elezioni comunali del 2008. Comunque vada, finalmente avremo un coordinatore cittadino eletto e non più nominato, il che fa un’enorme differenza in termini di legittimazione ed autorevolezza. Del resto, la legittimazione è un aspetto essenziale, specialmente in questa fase di scollamento tra i partiti e la gente, di sospensione della politica nazionale, in cui la metà della popolazione dichiara che non si recherebbe alle urne.
In questa fase, il Pdl arriva al congresso in una veste insolitamente pluralista, che vede finalmente un confronto aperto e diretto tra due mozioni differenti: da un lato quella capeggiata dal senatore D’Ambrosio Lettieri e dall’altro quella che fa capo al presidente circoscrizionale Claudio Sgambati. Il primo fa riferimento all’area di maggioranza del partito in Puglia, con il senatore Amoruso e l’ex ministro Fitto quali massimi rappresentanti regionali, il secondo all’area che ruota intorno al vice presidente dei senatori del Pdl Quagliariello e all’ex sottosegretario all’Interno Mantovano. Alle spalle dei due principali contendenti, i consiglieri comunali Marcello Gemmato e Filippo Melchiorre, in qualità di vicari.
Il prossimo coordinatore cittadino ha dinanzi a sé la sfida, davvero ardua, di far riavvicinare la gente alla politica, di far partecipare le categorie produttive della città ai processi decisionali più importanti, di creare quella rete di competenze e idee in grado di dare finalmente un futuro a questa città. Solo su questa base si potranno poi affrontare le sfide elettorali, solo così si potrà riaggregare tutta quella parte di Puglia che non si riconosce nella sinistra inefficiente che governa la Regione da troppo tempo.
Non un congresso che celebri la "resa dei conti" tra due anime del partito che convivono di malavoglia, ma un congresso che sia un punto di partenza per costruire il centrodestra del futuro, la nuova classe dirigente, che riesca ad aprire il partito a tutti i possibili protagonisti di questa nuova fase della politica liberale. La lezione del "ministro dell’Armonia", Pinuccio Tatarella, proprio nei giorni dell’anniversario della sua morte, deve essere tenuta presente da tutti.
A sinistra, il sindaco di Bari si è già candidato per le prossime regionali, creando una lista ed una struttura autonoma dal Pd. Nel far questo, si è detto disponibile a dialogare con tutti, da Vendola a Fini, persino con i delusi dal Pdl. Al contrario, nell’area di centrodestra, il presidente della Provincia di Bari, Francesco Schittulli, è costretto a “giocare da solo” per la continua freddezza dimostratagli dai massimi rappresentanti del Pdl, che magari preferisce confrontarsi con il presidente della Provincia di Brindisi, ex Forza Italia, attualmente a capo di una coalizione di centrosinistra, in costante polemica con Nichi Vendola. Sia Schittulli che Ferrarese, invece, sono risorse importanti per il centrodestra pugliese. Il Pdl non può permettersi di lasciar fuori nessuno. Dovrebbe, anzi, riprendere i rapporti con l’Udc, con l’eurodeputato Salvatore Tatarella, plenipotenziario di Fli in Puglia (nonostante gli immensi dispiaceri che sono venuti da quella parte), e con Adriana Poli Bortone ed il suo movimento meridionalista.
Ogni porta chiusa da questa lato, è una porta aperta per gli avversari. L’augurio e la speranza è che finalmente la gestione cittadina, provinciale e regionale del partito, grazie anche alla legittimazione che viene dal voto diretto degli iscritti, possa diventare non più esclusiva di una ristretta cerchia, ma aperta al confronto e al contributo di tutti quelli che credono nel progetto di una destra libera ed evoluta.
A proposito di Bari, infine, va riconosciuto al sindaco di aver posto le basi per importanti rivoluzioni urbanistiche, con circa undici milioni di metri cubi di nuove costruzioni sbloccate, interi quartieri che saranno costruiti e il piano generale che sta per essere rifatto. Ma tante altre sono le cose che restano ancora da fare: ad esempio, occorre stabilire la destinazione delle installazioni militari dismesse, dare una nuova casa alla Giustizia, risolvere, almeno in parte, il nodo ferroviario che taglia in due la città, costruire il nuovo campus universitario. Ci sono importanti interventi già approvati e finanziati, anche grazie al Piano per il Sud del ministro Fitto. Da una gestione efficace di tutto questo dipenderà il futuro della nostra città, la possibilità di creare occupazione, ricchezza, di far ripartire l’economia, di non far più emigrare i nostri giovani, i nostri migliori cervelli. Ecco perché, questa volta, non si può perdere. Né a Bari, né in Puglia. Non si possono fare errori per calcoli egoistici.