Finanza asiatica all’offensiva

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Finanza asiatica all’offensiva

21 Agosto 2010

I sistemi bancari occidentali e orientali, sebbene siano sempre più globalizzati e interdipendenti, continuano a viaggiare su binari regolamentari nettamente separati. Le asimmetrie che ne derivano rischiano, nei prossimi anni, di far perdere competitività e fette di mercato alle banche occidentali a vantaggio di quelle asiatiche. La riforma del sistema bancario, denominata Basilea 3, è sostenuta in modo compatto dai regolatori dei paesi occidentali, molto più blandamente e con non poche riserve dai regolatori asiatici, che temono che le nuove regole possano frenare la crescita. In pieno contrasto con quanto sta avvenendo in Occidente, dove i regolatori stanno cercando di limitare le dimensioni delle banche, nel tentativo di porre un freno al rischio del “too big to fail” (troppo grandi per fallire), in Asia il modello di banca universale sta prendendo piede e anzi viene incentivato dalle autorità locali.

Modelli diversi
I recenti accordi di fusione ed acquisizione – fra cui, solo per citare i maggiori, la fusione tra Ping An e Szdb in Cina, CT e Nan Shan a Taiwan – mostrano come in Asia il modello di banca universale venga incoraggiato. Anche il tentativo promosso dall’amministrazione Obama di trasformare i desk di finanza proprietaria in unità separate dalla banca, in Asia non viene nemmeno preso in considerazione.

Lo sforzo dei regolatori occidentali di fissare paletti e regole non sembra affatto condiviso dai loro colleghi orientali. Al contrario dell’Europa, dove un livello minimo di Tier 1 – il parametro principale della solidità finanziaria di una banca in base agli accordi di Basilea – viene visto come panacea di tutti i mali del sistema bancario, in Asia non ci sono proposte, da parte di nessuna banca centrale, per aumentare il capitale minimo regolamentare. I livelli minimi attuali – la Corea ha imposto un livello minimo di Tier 1 del 7%, la Cina dell’8% – appaiono sufficientemente rigorosi; aumentarli ulteriormente porrebbe un freno alla crescita degli impieghi con un inevitabile danno alla crescita economica. Vale la pena sottolineare che mediamente i sistemi bancari asiatici hanno un Tier 1 ben al di sopra dell’8% con punte di eccellenza in Indonesia (15%), Singapore (13%), e Tailandia (11,4%).

Altro tema ricorrente in Europa è la volontà di imporre alle banche delle riserve anticicliche per arginare la crescita delle sofferenze in periodi di recessione. In Asia questa norma, anche se applicata, non dovrebbe avere un effetto rilevante sulla profittabilità dei sistemi bancari, poiché le riserve sulle sofferenze sono mediamente alte, con coperture superiori al 100% per tutti i principali paesi asiatici, eccetto l’India, dove la copertura media è più bassa e raggiunge il 60%. La Cina ha già adottato una politica di coperture anti-cicliche molto rigorosa con livelli minimi regolamentari che sono state elevati dal 130% del 2008 al 150% del 2010.

Anche in termini di liquidità il sistema bancario asiatico, visto nel suo complesso, gode di migliore salute rispetto a quello occidentale. Il rapporto tra impieghi e depositi è mediamente inferiore al 100%, con punte di eccellenza nel caso delle banche cinesi (rapporto tra impieghi e depositi mediamente al 66%) e filippine (62%). Molto più elevato il livello di leva finanziaria delle banche australiane con un rapporto superiore al 130%.

Competitività a rischio
Altro fattore distintivo tra le banche asiatiche e occidentali è la tassazione. Mentre in Europa e negli Usa si discute su come far pagare alle banche il costo dei salvataggi bancari o come trasferire sulle banche i costi della crisi finanziaria, in Asia nessuna banca centrale ha accennato ad alcuna tassa nei confronti del sistema bancario locale.

Alla luce di tutto questo, quanto dovrebbero pesare le nuove norme sui bilanci delle banche europee e che impatto potrebbero avere sulla competizione tra Occidente ed Oriente? JPMorgan stima che le nuove regole contabili introdotte da Basilea 3, dovrebbero ridurre la profittabilità del settore bancario in Occidente del 27% nel 2011. Il ritorno sugli attivi dovrebbe scendere a 53 punti base nel 2011 rispetto ad una media nel periodo 2000/2008 di 80 punti base. La stessa JPMorgan stima che, per recuperare appieno la profittabilità persa, il prezzo dei prodotti bancari dovrebbe aumentare di ben il 13%. In alternativa, il rapporto tra i salari dei dipendenti e ricavi dovrebbero scendere dalla media storica del 45% al 35% nel 2011, il che avrebbe però un inevitabile impatto negativo sulla capacità del sistema finanziario occidentale di attrarre e trattenere i talenti.

Le banche asiatiche, al contrario, dovrebbero beneficiare non solo della maggior crescita economica, ma anche del minor costo del capitale, per effetto del miglioramento del profilo di rischio del settore. Al tempo stesso la capacità di attrarre talenti da parte delle banche asiatiche aumenterà in misura sensibile. In definitiva, l’Asia appare pronta, dopo aver conquistato la leadership economica, ad acquisire anche quella finanziaria, grazie anche al nostro aiuto.

© AffarInternazionali