Finanziaria: ok Commissione, CDL lascia aula
02 Novembre 2007
di redazione
Arriva il primo via libera del Parlamento alla finanziaria. La commissione Bilancio del Senato ha approvato, dopo una maratona di 18 ore, la manovra anche se in un’Aula piena solo a metà, dopo che il centrodestra aveva abbandonato i lavori.
Il centrodestra ha disertato infatti i lavori dopo un lungo braccio di ferro con la maggioranza. Al centro dello scontro, il nodo della copertura della misura che prevede l’abolizione dei ticket sanitari. La maggioranza brinda comunque al risultato incassato: “E’ stata durissima – dice il relatore al provvedimento Giovanni Legnini – ma sono soddisfatto”.
I dubbi dell’opposizione sono tutti legati al metodo e non al merito: cancellare il balzello da 10 euro sulle visite specialistiche e la diagnostica non può che essere condiviso.
Ma la copertura deve essere “seria e corretta” e con tanto di bollino della Ragioneria ad assicurarne la fattibilità. E invece, è l’accusa, “c’è solo la firma del Sottosegretario all’Economia Sartor. Mentre l’opposizione sostiene che questa “si chiama autocertificazione”.
E così prima è arrivata la richiesta di sospendere i lavori per dare modo al Presidente del Senato di intervenire e poi, di fronte alla determinazione dell’Unione ad andare avanti, la decisione di abbandonare la commissione.
Una scelta che certo ha accelerato l’esame del testo. Dopo l’empasse iniziale che ha bloccato i lavori per più di un paio di ore in serata, la maggioranza ha iniziato a votare gli emendamenti riuscendo a chiudere, alle tre di notte, la partita.
E così è arrivato il via libera al pacchetto fiscale della manovra e che contiene, tra l’altro, gli sgravi Ici sulla prima casa.
La palla, dunque, ora passa all’Aula di Palazzo Madama. Ed è lì che sono puntati i riflettori. Il calcio d’avvio non c’è ancora stato e già non si esclude l’ipotesi di blindare il testo e la maggioranza con il voto di fiducia.
Anche se tutto è ancora da decidere, chiamare i senatori a rinnovare il proprio voto di fiducia all’Esecutivo non sarebbe – ragiona il capogruppo dell’ulivo Anna Finocchiaro – comunque uno scandalo. Aperta la sfida nei confronti dei giornalisti: “Fate una statistica – dice – e vedete in dieci anni quante finanziarie sono passate senza”.
La linea della maggioranza è anche quella del governo: la scelta dipenderà dal clima che si respirerà in Aula e – non manca di sottolineare il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Giampaolo D’Andrea – dal numero degli emendamenti che verranno portati in Aula.
Scade oggi il termine per la presentazione delle modifiche per l’Aula e l’accordo è che governo e maggioranza non ne presentino o ne presentino un pacchetto molto ristretto. Sul tavolo così resterebbero solo quelli dell’opposizione e quelli dei senatori ‘dissidenti’.
C’è già chi come il senatore di Unione democratica Roberto Manzione è pronto a dare battaglia per portare a casa quello che la commissione ha invece archiviato: si tratta della proposta di introdurre la “class action” in Italia direttamente con la manovra, senza quindi aspettare che si trovi una sintesi fra i diversi provvedimenti presentati in Parlamento.
Senza dimenticare lo scoglio precari: la stabilizzazione delle truppe di lavoratori a tempo determinato della Pubblica amministrazione, che ha ricevuto l’ok in commissione nel pomeriggio insieme alla misura che fissa il tetto per gli stipendi dei manager pubblici, sta molto a cuore alla sinistra ma non va proprio giù a Lamberto Dini.