Finché c’è il Pdl in Italia non ci sarà uno Stato etico. Parola di laici e cattolici
09 Maggio 2009
Una casa comune dove convivono laici e cattolici, luogo di incontro dove le distanze delle diverse culture e provenienze politiche sono intese come arricchimento, non come sterile sommatoria di esperienze e militanze. Una casa comune dove la pluralità delle idee viene valorizzata da e nel confronto, dove credenti e non credenti possono affermare liberamente le ragioni della fede e della politica con un obiettivo da perseguire: la ricerca di principi comuni non negoziabili (come nel caso del testamento biologico su nutrizione e idratazione) che permettano di affrontare le grandi sfide della modernità.
E’ il manifesto del Pdl, la mission di un grande partito popolare di massa che si propone come forza innovatrice che trae il proprio vigore dal bagaglio di storie e valori di cui è portatore ed espressione. Concetto al centro del convegno su “Pdl e laicità: il perimetro del partito, lo spazio del dialogo” promosso dalle Fondazioni Magna Carta e Costruiamo il Futuro e dalle associazioni L’Ircocervo e Italia Protagonista. Un confronto aperto nel quale tutte le posizioni in campo trovano cittadinanza ma soprattutto ascolto: cattolici, non credenti, atei devoti, come hanno ribadito a più riprese i relatori del dibattito moderato da Ubaldo Casotto, vicedirettore de Il Riformista: il ministro Sandro Bondi, il presidente e vicepresidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, il capogruppo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e i parlamentari Benedetto Della Vedova e Chiara Moroni.
Un progetto specularmente contrapposto a ciò che accade nel Pd dove le diversità tra componenti finiscono per diventare recinti inviolabili, dove sintesi e compromesso sono variabili e non punti fermi, dove il dialogo è spesso relegato ad esercizio fine a se stesso, dove il confronto tra laici e cattolici finisce per essere relativizzato alla posizione prevalente. E’ stato così per il testamento biologico, come pure per i temi etici cosiddetti “sensibili”, come la legge 40.
Rapporto laici-cattolici, Stato etico e laicità sono i punti cardine lungo i quali si sviluppano le riflessioni. Con sottolineature neanche troppo velate a coloro che su questioni quali il testamento biologico non hanno lesinato critiche evocando il rischio di uno Stato etico. Un riferimento alla posizione espressa dal presidente della Camera Gianfranco Fini sul testo licenziato dal Senato, tra qualche settimane all’esame della Camera. E se a richiamarlo è lo stesso Gasparri, la questione pone in sé anche connotazioni di carattere politico. Il presidente dei senatori del Pdl invita a rimettere ordine nell’uso dei termini perché “laico è chi non è sacerdote” e per questo non può essere il termine politicamente corretto per definire coloro che si dichiarano atei: laici siamo tutti noi e chi non è credente ha diritto di esserlo e di dirlo”, rimarca. Identico assioma sul concetto di Stato etico: “E’ diventato un termine con cui si indica una sorta di degenerazione” ma non è così. Sulla stessa lunghezza d’onda l’analisi di Quagliariello che ribaltando la tesi di Fini dimostra che in realtà lo Stato etico “è lo Stato laicista (cioè l’opposto dello Stato religioso e quindi teocratico), che tende a contravvenire al diritto naturale e a sovvertire le norme imponendo una visione etica valida per tutti”.
Per il vicepresidente dei senatori del Pdl l’asse del confronto va spostata in avanti e lo sguardo proiettato al di là del confronto laici-cattolici, concentrandolo semmai sullo “scontro che oggi attraversa l’Italia e l’Europa” tra due modi diversi di intendere il liberalismo: “quello costruttivista e quello di chi lo interpreta come rapporto tra libertà e responsabilità e per questo cerca di evitare il più possibile di normare e quando lo fa agisce secondo i principi di precauzione. Noi siamo per il secondo modo di concepire il liberalismo e non cadiamo in quella babele di linguaggi che è la caratteristica del centrosinistra”.
E a parte il botta e risposta tra Quagliariello e Della Vedova sulla diversa declinazione del liberalismo, il dato che accomuna gli interventi è proprio la negazione del rischio di uno Stato etico nel nostro paese.
Secondo Lupi la laicità in politica “detta il metodo della ragione e della libertà”, poi richiama l’attenzione su un rischio da evitare, e cioè che “il Pdl sia asessuato, che non abbia valori, identità e forza di proposta” e considera “un errore” quello che ha compiuto “Fini nel definire la legge sul testamento biologico come derivante da uno Stato etico; si può dissentire da essa, dire che è sbagliata, ma non che c’è il rischio di uno Stato etico”. E se la Moroni (si definisce atea) ricorda che “un partito del 40 per cento deve saper rispondere a sensibilità diverse”, Della Vedova avverte che il suo perimetro non può essere quello del triangolo “Dio-Patria-Famiglia. Una strategia sbagliata, ferma all’11 settembre 2001”. Il punto di riferimento sul quale mettere a confronto le diverse culture, Cicchitto lo individua nel “pluralismo” che “è una forza dell’Occidente, non differenziato ma neanche un pluralismo che in nome di condanne ideologiche al relativismo nega se stesso”. Una sorta di antidoto contro questo rischio lo indica Bondi quando esalta il valore dell’incontro tra “cultura cattolico-liberale e socialista riformista: da esse è nata l’identità di Forza Italia che ha saputo raccogliere e portare a sintesi politica l’equilibrio tra laici e cattolici sul quale si è costruito l’asse di governo dell’Italia dalla fine della guerra. Oggi questo valore da Forza Italia è stato trasferito al Pdl”.
La “lezione” di don Gianni Baget Bozzo è il riferimento che torna nelle parole di Cicchitto, Lupi e Bondi. E’ proprio il ministro della Cultura a tributargli un omaggio quando legge alcuni brani del messaggio che il prete-politologo inviò due mesi fa al congresso fondativo del Pdl e che, se analizzato oggi , rappresenta il suo “testamento politico” al popolo del Pdl .