Fini cancella l’incontro con Gheddafi e mostra da che parte sta l’Italia

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Fini cancella l’incontro con Gheddafi e mostra da che parte sta l’Italia

13 Giugno 2009

Quando andavamo a scuola ci hanno insegnato che chi entra alla “seconda ora” porta la giustificazione. Ma quella fatta circolare ieri da Gheddafi per il suo ritardo alla Camera (“stavo pregando”) non regge. Negli indugi del Colonnello c’è il timore di dover offrire spiegazioni su ciò che ha detto a proposito dell’Italia e degli Stati Uniti. Un’arroganza che il presidente Fini ha smascherato cancellando l’incontro. E di questo gli va dato atto.

Spesso non siamo teneri con il presidente della Camera, per i suoi “strappi” e quella linea minoritaria che ha scelto di seguire all’interno del Pdl. Ma la sua laconica quanto provvida decisione di annullare l’incontro con Gheddafi va giudicata positivamente. Non si tratta solo di buone maniere, di cerimoniali e regole protocollari che governano i rapporti fra le diplomazie di Paesi che si definiscono amici (Gheddafi ha messo insieme 6 ore di ritardi fra Camera, Senato, Quirinale e Sapienza). Leggendo i passaggi del discorso che Fini avrebbe pronunciato davanti al leader libico, e che si è premunito di diffondere sulla stampa dopo che l’incontro è saltato, si capiscono tre cose altrettanto importanti.

La prima è che Italia e Libia possono anche stringere tutti gli accordi economici e culturali del mondo ma da un punto di vista strategico sono schierate in campi opposti. L’Italia è un Paese occidentale alleato degli Stati Uniti, la Libia fino all’altro ieri era uno “stato-canaglia”. Questa settimana abbiamo offerto una grande opportunità al Colonnello e lui si è comportato in modo spregiudicato e del tutto irresponsabile. Fini gli ha lanciato un messaggio: il tuo atteggiamento è controproducente.

Punto secondo, è apprezzabile che la destra nuova immaginata da Fini sia sempre più atlantica e lontana dal filoarabismo che l’ha contraddistinta in passato.  “Le democrazie, a partire da quella americana, possono sbagliare – ha detto il presidente della Camera – ma certo non possono essere paragonate ai terroristi”, come ha fatto Gheddafi accostando gli Usa a Bin Laden.

Punto terzo, si può discutere di tutto ma non di libertà e diritti umani. Ecco perché Fini vorrebbe mandare una delegazione del parlamento italiano a verificare in che condizioni versano i migranti rinchiusi nei campi profughi libici. Quando uno studente della Sapienza ha rivolto la stessa domanda a Gheddafi, il Colonnello ha risposto con una delle sue elegantissime pernacchie (“Chi sono i rifugiati politici di cui state parlando? Bisogna mettersi d’accordo sul significato dei diritti umani”).

Probabilmente in futuro torneremo a criticare Fini com’è normale che sia nel gioco dialettico che si sta sviluppando all’interno del centrodestra italiano e che potrebbe finire per indebolirlo. Per adesso il presidente della Camera si è guadagnato un punto a favore (e anche abbastanza facile) nei confronti del governo. Berlusconi e il ministro Frattini avrebbero potuto anticiparlo ma hanno preferito seguire la classica strada della nostra politica estera nei confronti del mondo arabo. Una visione che unisce gli eredi della Democrazia Cristiana a quelli del PCI, Pisanu e D’Alema. Una diplomazia accondiscendente, malleabile, indulgente. La diplomazia della Tenda piazzata a Villa Pamphili.

Non è offrendo sponde alla Libia senza pretendere un (bel) po’ di rispetto in cambio che conquisteremo la fiducia della Casa Bianca. Quando Berlusconi incontrerà Obama lunedì prossimo dovrà fare piazza pulita di ogni ambiguità e ricordargli che l’Italia è stata un alleato leale di George W. Bush nella guerra al terrorismo, non un’amica delle dittature arabe e del mondo islamico.