Fini da “Porta a Porta”: “Non lascio il Pdl ma continuerò a dire la mia”

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Fini da “Porta a Porta”: “Non lascio il Pdl ma continuerò a dire la mia”

28 Aprile 2010

Nel Pdl non è una tregua armata, non c’è nessuna guerra in corso ma "dopo il confronto in direzione a un anno dalla nascita del Pdl si è aperta una nuova fase politica". Lo dice il presidente della Camera Gianfranco Fini che, durante "Porta a porta", aggiunge rispetto ai rapporti con Silvio Berlusconi: "Mi auguro che in futuro ci siano rapporti di massima correttezza istituzionale: abbiamo tutto il dovere di rispettare le figure istituzionali e l’ordinamento della Repubblica", ha sottolineato citando le alte cariche dello Stato e la magistratura.

Ma, ha proseguito il presidente della Camera nel corso della registrazione del programma di Rai 1, "mi rifiuto di pensare che non ci sia la possibilità di confrontare delle opinioni e non accetto che le opinini divergenti dalla maggioranza non meritino di essere rispettate e valutate". Poi ha ribadito: "Io non rinuncerò a dire la mia, per esempio sul tema della giustizia. Una riforma è indispensabile ma ciò non significa ricorrere alla denigrazione dei magistrati, che sono un baluardo di legalità".

"Per una cultura di destra la legalità è rispetto delle regole e io continuerò a dirlo all’interno del mio partito. Non dirò che Berlusconi vuole" ciò che Fini stesso critica, "ma che a volte nel partito non c’è possibilità di discutere". Il cofondatore del Pdl ha proseguito affermando che il correntismo è la degenerazione di quelle correnti che lui ha definito metastasi, il correntismo è la costituzione "di un gruppo che dice solo no. Io invece voglio rendere qualitativamente migliore la politica del Pdl e del governo, perché si discute poco e le decisioni vengono spesso prese senza calcolare gli effetti negativi". In precedenza, alla domanda se Luca Cordero di Montezemolo potesse essere annoverato fra gli appartenenti alla sua area, Fini ha replicato: "Questo fa parte del teatrino della politica, come direbbe Berlusconi".

L’ex leader di An si dice "addolorato per quello che è accaduto nel Pdl", ma sostiene di essere "in pace con la mia coscienza. La dignità non si può svendere per piccole o grandi convenienze", prosegue durante il "faccia a faccia" con Bruno Vespa, aggiungendo che chi non lo ha seguito nel suo percorso "non ha avuto nessuna parola di censura".

Sulla questione delle elezioni anticipate, il presidente della Camera definisce tale possibilità "da irresponsabili". "Come lo spiegheremmo agli italiani – ha aggiunto – se con una tale maggioranza invece di continuare a governare ricorressimo alle urne?". Fini ha anche precisato che questa ipotesi è stata manifestata da altri: "Per me le elezioni sarebbero una sciagura". "Sono convinto – ha detto ancora il presidente della Camera – che Berlusconi lavorerà per evitare logoramenti ed è quello che farò anch’io".

Poi è toccato il turno del federalismo fiscale, su cui Fini ha di nuovo evidenziato che "non è possibile discuterne senza sapere quanto costa e quanto viene stanziato. Arriverà il momento per mettere nero su bianco i numeri e le cifre". "L’unità nazionale non può essere messa in discussione in alcun modo", sostiene Fini.

Parlando dell’attacco di Vittorio Feltri su Il Giornale di oggi, Fini commenta: "C’è un giornalismo che sguazza nel fango, per non citare quella materia organica che rese famoso Cambronne e che va oltre il livello della decenza". Poi ha aggiunto: "La libertà di stampa è un valore assoluto ma non ha nulla a che vedere con questo". La replica del direttore del quotidiano non si è fatta aspettare: "Berlusconi prende le distanze, Ghedini prende le distanze, Schifani e altri prendono le distanze. Le notizie o sono vere o non sono vere. E quella su Fini e la ‘suocera’ che prende un milione e rotti dalla Rai, ente pubblico – ha aggiunto -, è vera. Il resto conta poco. Anzi, niente".