Fini e Schifani plaudono la lettera del Presidente ma Mancino rivendica l’operato del CSM

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Fini e Schifani plaudono la lettera del Presidente ma Mancino rivendica l’operato del CSM

01 Luglio 2008

E’ iniziato da più di un’ora il plenum dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura: all’ordine del giorno vi è la discussione del parere negativo sul DL sicurezza e in particolare sulla norma che sospende per un anno i processi per i reati puniti con meno di dieci anni e commessi prima del 30 giugno 2002.  

A quanto si apprende, rispetto alla bozza originaria redatta dalla VI Commissione sarebbero stati presentati degli emendamenti in via di discussione.

Già prima di sedersi al tavolo, i membri laici di centrodestra hanno dichiarato la loro intenzione di non votare il parere. Ma nonostante il loro ostruzionismo, il documento è già stato  approvato in prima battuta.

La seduta si è aperta con le parole di Giorgio Napolitano. A leggere la lettera del presidente è il vicepresidente del Csm Nicola Mancino:  “L’espressione di un parere del Csm non interferisce con le funzioni proprie ed esclusive del Parlamento”  Allo stesso tempo però  “non può suscitare sorpresa o scandalo il fatto che il Csm formuli un parere, diretto al ministro della Giustizia, su un progetto di legge di assai notevole incidenza su materie di diretto interesse del Csm stesso. Si tratta di una facoltà attribuitagli dalla legge, il cui esercizio è consolidato in una costante prassi istituzionale".

Il Capo dello Stato ha espresso a Mancino la sua "piena comprensione per il disagio manifestato dinanzi alla violazione, in fase istruttoria, di quella regola di riservatezza che andrebbe rigorosamente osservata da parte di tutti i componenti del Csm e delle sue Commissioni, nel corso della preparazione e discussione di atti impegnativi e di particolare delicatezza. Il suo severo richiamo al rispetto di tale regola – scrive Napolitano a Mancino – è da me fortemente condiviso.

I pareri del Csm – prosegue Napolitano -sono dunque destinati a rilevare e segnalare le ricadute che le normative proposte all’esame del Parlamento si presume possano concretamente avere sullo svolgimento della funzione giurisdizionale. Così correttamente intesa l’espressione di un parere del Csm non interferisce – altra mia preoccupazione già espressa nel passato – con le funzioni proprie ed esclusive del Parlamento: anche quando, come nel caso dei decreti legge, per evidenti vincoli temporali, tale parere non abbia modo di esprimersi prima che il Parlamento abbia iniziato a discutere deliberare".

 

Immediata la replica del vicepresidente del CSM Nicola Mancino che ha preso brevemente la parola per commentare la lettera con cui il Quirinale invita il Consiglio Superiore della Magistratura a non esprimere giudizi sulla costituzionalita’ delle norme: “Abbiamo ben presente i limiti di questo organismo, non siamo un organo che definisce la legittimità delle leggi e da questo punto di vista non c’è alcun rischio di espropriazione. In ogni caso non possiamo non tener conto dell’impatto delle norme rispetto al funzionamento della giustizia. Ci atteniamo ai nostri compiti – conclude Mancino – ed è per questo che la nostra opinione è indirizzata al ministro della giustizia e non ad altri. Da questo punto di vista non intendiamo far passare sotto silenzio la minaccia di irricevibilità da parte di chi ci accusa di voler prendere compiti non nostri”.

Intanto, con un comunicato congiunto i presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, hanno espresso il loro "vivo apprezzamento" per la lettera inviata dal Capo dello Stato al viepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Nicola Mancino. "Con l’equilibrio che unanimemente gli è riconosciuto – precisano i presidenti Schifani e Fini – il presidente della Repubblica è riuscito a fare chiarezza sui limiti entro i quali, nel rispetto della Costituzione, il Csm può esprimere pareri circa i provvedimenti all’esame delle Assemblee legislative".

 

Il  vicepresidente vicario dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello apprezza il gesto del presidente: "Pur non condividendo il fatto che la prassi possa prevalere sui principi costituzionali e consentire così al Csm il diritto di esprimere parere non richiesti, considero la lettera di Giorgio Napolitano una provvida iniziativa nei confronti di un comportamento arrogante che avrebbe violato le prerogative del Parlamento, della Corte costituzionale e dello stesso presidente della Repubblica.   

Come Napolitano non manca di far notare, infatti – prosegue Quagliariello – il Csm deve indirizzare i suoi pareri al ministro della Giustizia, e in nessun caso può pretendere di dettare tempi, modi e limiti dell’esercizio delle prerogative parlamentari.

Cosa che, giova ricordarlo, il parere nella versione che oggi va in discussione fa in almento tre punti. Infatti la VI commissione -che il parere lo ha già approvato- si è spinta fino ad inviduare esplicitamente nel Parlamento il destinatario delle proprie osservazioni; si è permessa di esprimere giudizi sulla scelta dello strumento del decreto, rivendicando di fatto il diritto di interloquire nel corso del procedimento legislativo; e, cosa ancora più grave, ha formulato la pretesa di limitare l’attività emendativa del Parlamento, che secondo il parere dovrebbe essere sottoposta al vaglio preventivo non solo del capo dello Stato e della commissione Affari costituzionali, ma persino della comunità dei giuristi!"

A fargli da eco Daniele Capezzone (Pdl) portavoce di Forza Italia: “Il Csm non può stabilire cosa Governo e Parlamento devono o non devono fare. Se procederà come se nulla fosse, approvando la bozza predisposta nei giorni scorsi, e quindi pretendendo di sostituirsi al Governo e al Parlamento, getterà la maschera e si presenterà al Paese come una curva screditata popolata da militanti politici faziosi e di parte".

"Mi auguro che il Presidente Napolitano non firmi e spero che il Csm rilevi la non costituzionalità della norma". Così il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro commenta la lettera di Napolitano al Csm.
"E’ una norma criminogena e incostituzionale – aggiunge – Mi auguro che Napolitano rilevi la non urgenza, ma rispetteremo la sua decisione. Si può non condividere, ma lo rispetteremo".