“Fini è stato il primo a dividere il Pdl ma ora ce ne sono altri che lo imitano”
15 Luglio 2010
Alla sfilza di domande sul perché il Pdl è stato colpito dalla sindrome di Tafazzi sbotta: “Qua sono tutti matti! Con un governo che sta facendo bene e più dei precedenti esecutivi è assurdo. Da casalinga le dico che è come quando si fa la maionese che viene bella compatta e poi impazzisce. Ecco, mi sembrano tutti impazziti”.
Daniela Santanché, sottosegretario all’Attuazione del programma (dicastero Rotondi) è una che non le manda a dire. Neppure quando, per restare in ambito domestico, c’è chi come la pattuglia finiana, i panni di famiglia non li lava in casa ma li porta in piazza.
Il leit motiv del ragionamento sono le correnti che la Santanché ha conosciuto ai tempi della militanza in An, nella lunga stagione targata Gianfranco Fini e che oggi, applicate al Pdl, guarda con distacco e preoccupazione. Da sei mesi è approdata definitivamente nel partito del Cav. e la cosa che non le va giù è “la corsa” a chi è più berlusconiano “perché tutto questa confusione non aiuta il premier”.
Sottosegretario Santanchè, che sta succedendo nel Pdl? Correnti, gruppi…, ma non era il partito che ripudia gli schemi della vecchia politica?
Non lo capisco io e non lo capisce la gente. Questo governo ha raggiunto risultati straordinari sul fronte della sicurezza catturando latitanti e personaggi di spicco di mafia, camorra, ‘ndrangheta, ha sequestrato i loro beni e per questo creato un’agenzia nazionale che rappresenta una novità assoluta rispetto ai precedenti governi. Per fronteggiare la crisi economica si è comportato come meglio non avrebbe potuto, per non parlare poi della politica estera apprezzata in Europa e non solo se perfino Obama che non è certo berlusconiano, si è complimentato con il premier e il governo italiano, come tutti avranno avuto modo di leggere sul Corriere della Sera. Di fronte a tutto ciò è incomprensibile la situazione che si è creata; evidentemente c’è qualcuno che sta lavorando non per il bene del paese, per il gioco di squadra ma per banali personalismi.
Messaggio per Fini?
Fini è stato colui che ha dato l’avvio alle divisioni, alle contrapposizioni interne, anche se adesso vedo che altri lo seguono…Ci sono correnti, spifferi, tutta roba che crea divisioni.
Non solo in An, perché il germe correntizio sembra aver attecchito anche tra gli ex forzisti.
Vedo che c’è una corsa a intestarsi la medaglia del berlusconiano di ferro, una corsa a chi è più berlusconiano dell’altro e tutto questo non giova al partito, anzi, lo espone al rischio di una frammentazione che è l’opposto del consolidamento. E non aiuta il premier.
Come giudica il “controcanto” del presidente della Camera, critico su gestione del partito e alcuni temi dell’agenda di governo?
Non penso che Fini sia appena arrivato sulla Terra da Marte. Governa il Paese con ruoli di primaria importanza più o meno da quindici anni, è in politica da quando aveva i pantaloni corti; ha avuto il partito fino all’altro ieri. Mi domando: di che parla?
Lei viene da An, partito correntizzato. Cosa ha rappresentato questo fenomeno? E Fini approvava?
Parliamo di un mondo che non c’è più. Fini diceva che le correnti sono metastasi e oggi fa quello che ha sempre combattuto. Il Pdl non è la somma di An e Fi ed è un’altra storia rispetto al passato. Eppoi, An non aveva come leader Silvio Berlusconi. In An sono antichi, Berlusconi è moderno, molto più avanti e perfettamente calato nella realtà del terzo millennio. Quel mondo non c’è più, quindi non si possono paragonare i vecchi schemi della politica con un rivoluzionario come lui.
Nella galassia pidiellina ormai si contano una ventina di sigle tra fondazioni, associazioni, gruppi. La maggiorparte consapevoli del ruolo di think thank, altre più in odore di corrente. Secondo lei come si può evitare che un partito nato ripudiando le correnti oggi se le ritrovi al suo interno?
Tutto questo finisce quando Berlusconi fa Berlusconi.
Che intende?
Berlusconi deve decidere, fare, non dare l’impressione di subire le tattiche degli altri.
Lei così è più berlusconiana di Berlusconi.
E’ un grande leader. Questo paese ha la fortuna di avere un premier come Berlusconi.
Non ha risposto: cosa serve per combattere la correntocrazia?
Serve più Berlusconi, nel senso che tutti discutono di partito, fondazioni, correnti. Ma qua c’è un uomo solo che ha il consenso della maggioranza degli italiani, che gode della fiducia della gente e che prende voti. Gli altri se ne facciano una ragione. E quando ci sarà uno che prenderà più voti di lui… ma oggi non c’è. L’unica cosa che noi possiamo e dobbiamo fare è supportare il leader, essere per Berlusconi e non, come sta accadendo, dire di agire per conto e nel nome di Berlusconi e poi fare esplodere ciò che lui stesso ha costruito con tanta fatica.
Si riferisce al movimentismo della fondazione Liberamente di Frattini, Gelmini, Carfagna e Prestigiacomo? Tra l’altro il convegno a Siracusa ha suscitato non pochi malumori nel Pdl.
Io vedo il Pdl come una grande opportunità e la grande forza di Berlusconi è il Popolo della Libertà. Io lavoro per questo, ciò che lei mi dice io non lo vedo.
Risposta diplomatica. E sul dopo-Berlusconi qual è la sua opinione?
Ma non siamo mica in una dinastia per cui si assegna la successione. Qua non ci sono né trote, salmoni o delfini. Ciò che conta è il merito, cioè la capacità di parlare alla gente e di istaurare un rapporto diretto sulle cose da fare, sul quale poi costruire il consenso. In futuro se ci sarà qualcuno capace di prendere più voti di Berlusconi e di piacere alla gente, allora ne ragioneremo ma non mi sembra questo il momento di attardarsi su scenari e dibattiti improbabili.
Come valuta le dimissioni del sottosegretario Cosentino?
Ha fatto bene a lasciare l’incarico di governo per non creare un caso che avrebbe potuto nuocere al governo e prestare il fianco alle strumentalizzazioni. Lo considero un atto di responsabilità. Detto questo io resto garantista. E mi fa sorridere chi più di altri ha insistito per le dimissioni di Cosentino, perché dovrebbe guardare in casa propria.
I casi Cosentino e Verdini hanno sollevato un vespaio di polemiche, anche nel Pdl coi finiani in prima linea sotto il vessillo della legalità. Cosa ne pensa?
Penso che si guarda il dito e non si guarda alla luna. Anche qui sarebbe meglio se ciascuno guardasse a se stesso.
Cosa consiglierebbe al premier per uscire dall’empasse?
Non deve ascoltare nessuno ma fare ciò che gli dice il cuore. Del resto è sempre stato in sintonia con la gente, in grado di captare, sentire ciò che pensa la gente, che la gente vuole sentirsi dire e agire di conseguenza. Sa qual è il vero problema del presidente?
Quale?
E’ una persona troppo per bene, educata, troppo rispettosa della libertà degli altri. E’ un uomo che non è abituato a comandare ma a muoversi nel consenso più ampio. Lui non vuole dispiacere a nessuno: questa è la sua grande forza ma al tempo stesso il suo grande limite.
Come finirà tra Berlusconi e Fini? Si arriverà a un accordo, a un patto di non belligeranza oppure si va verso la separazione definitiva?
Le rispondo così: Berlusconi è un genio e i geni, si sa, non si possono interpretare. Quindi è impossibile avventurarsi in qualsiasi previsione.