“Fini ha smentito Bocchino, ora ascolta di più i moderati di Futuro e Libertà”

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“Fini ha smentito Bocchino, ora ascolta di più i moderati di Futuro e Libertà”

27 Settembre 2010

Con Fini fino a quando il presidente della Camera non ha consumato lo strappo col Cav. prendendo la via di Futuro e Libertà. Andrea Augello, sottosegretario alla Funzione Pubblica, non lo ha seguito ma si è speso molto nell’opera di mediazione per lasciare un canale aperto e riprendere il dialogo coi finiani. Nel videomessaggio del suo ex leader vede tre cose: la volontà di mantenere fede al patto di legislatura offerto dal palco di Mirabello, la netta presa di distanza dal Bocchino-show ad Annozero e la crescita dei finiani moderati dentro Fli. "Buon segno per il prosieguo della legislatura".  

Senatore Augello l’ha convinta il videomessaggio di Fini?

Nella seconda parte, quella più politica, ho letto la preoccupazione di mettersia riparo dal dubbio che si era legittimamente diffuso, dopo le parole di Bocchino ad Annozero che facevano pensare che si fosse arrivati a un punto di non ritorno. Quella di Fini è una posizione propositiva che riprende quando detto a Mirabello, cioè l’offerta di un patto di legislatura. E il contenuto politico del suo discorso mi sembra riapra la possibilità  di una fase costruttiva che porti al rilancio dell’attività di governo. Quanto poi questo accadrà, è un’altra storia.

Rispetto a Mirabello è un passo indietro?

No sul piano delle aperture per il futuro della legislatura. Mi sembra un passo indietro di Fini rispetto a Bocchino ospite di Annozero. Ho colto una puntualizzazione molto chiara del presidente della Camera specie nel passaggio riferito a Letta e all’operato dei servizi segreti. Lì, ha corretto i suoi uomini più che se stesso. Rispetto a Mirabello il concetto è: attenzione ci sono dei problemi nel Pdl che io ho denunciato, è gravissimo come vi siete comportati con me, ma io offro un patto di legislatura. Teniamo presente poi che a Mirabello si trattava di un comizio, quindi in certi passaggi c’è stata una tendenza all’enfatizzazione, ma il punto politico resta il patto di legislatura contenuto e rilanciato anche nel videomessaggio.

Allora perché Bocchino dice una cosa e Fini un’altra?

Questo lo deve chiedere a Bocchino.

Sì, ma Bocchino è il capogruppo di Fli e il colonnello di Fini; difficile ritenere che parli a titolo personale.

Il problema di fondo è che tutte le dichiarazioni che determinate persone rilasciano in veste istituzionale, come nel caso di Bocchino che è capogruppo di Fli, hanno valore collettivo. Ma le opinioni che ha espresso ad esempio sulla vicenda del dossieraggio, sono opinioni personali. Anche perché non è che se uno vota un capogruppo lo vota come suo rappresentante su tutto lo scibile umano. Un capogruppo si vota per il suo incarico istituzionale, quindi mozioni, ordini del giorno. Bocchino ha le sue opinioni ma non credo che siano esattamente quelle di tutti i deputati di Fli.  

Lei che idea si è fatto dell’affaire Montecarlo e delle presunte attività di dossieraggio?

In tutta franchezza sono scarsamente appassionato a questi argomenti. Ritengo che quando simili questioni diventano questa roba, ci sia la necessità di valutarle nel tempo. E questo vale sia per la vicenda in sé che per le inchieste fatte dalla stampa che liberamente può decidere di fare anche cinquecento puntate sulla vita di Fini. Del resto chi, ora, può giurare che effettivamente quella società sia di Tulliani solo perché lo dice il governo di un paese caraibico finito al centro di una tempesta mediatica? Io non ci giurerei così come non giurerei sul contrario. E’ la magistratura a dover accertare la realtà dei fatti. Le inchieste giornalistiche possono portare alla luce una vicenda ma poi è la magistratura laddove viene aperta un’inchiesta a portare a termine tutti gli accertamenti del caso.

Però Fini per la prima volta ha ammesso una qualche ingenuità, spingendosi a dire che si dimetterà se Tulliani risulterà proprietario della off-shore che ha acquistato la casa a Montecarlo.

Ha fatto bene a dirlo e penso che se Tulliani risultasse il proprietario, Fini dovrebbe dimettersi da presidente della Camera.

Ma c’è il rischio che trattandosi di società off-shore, il vero proprietario non venga mai fuori.

Non è vero, queste società hanno proprietari. Certo, hanno meccanismi in base ai quali le quote possono essere girate con facilità, ma se la magistratura svolgerà verifiche e accertamenti risalirà al proprietario effettivo.

Sul piano politico, non pensa che la linea oltranzista di alcuni finiani come Bocchino, Briguglio e Granata possa pregiudicare quella tregua che lo stesso Fini sembra intenzionato a raggiungere? Lei alla direzione nazionale del Pdl fu tra i firmatari del documento di sostegno a Fini.

E’ un problema che deve dirimere Fini. Per quanto mi riguarda io ho difeso il suo diritto ad esprimere opinioni fino a quando è rimasto nel Pdl. Ho difeso questo principio in direzione nazionale votando contro il documento del gruppo dirigente del Pdl perché lo ritenevo un passaggio che avrebbe portato al caos che poi si è manifestato. E ho considerato un errore anche la posizione assunta nell’ultimo ufficio politico del Pdl perché ha finito per ricompattare il gruppo di Fli. Non ho condiviso e con me altri esponenti di An, la scelta di Fini di costituire gruppi parlamentari autonomi perché se si considera buona e giusta la scelta di fondare un nuovo partito – il Popolo della Libertà – non è che poi diciotto mesi dopo si prende un’altra strada; così gli elettori non capiscono. Quanto ai pasdaran Bocchino, Granata e Briguglio penso che talvolta rappresentino anche un elemento di folklore dentro al gruppo di Fli. Granata è riuscito perfino a dire che un galantuomo come Alfredo Mantovano in sostanza avrebbe favorito il mancato accertamento della verità sulle stragi di Palermo. Un vero paradosso che ha in sé un aspetto folkloristico. Tuttavia non è che queste persone agiscono su una ribalta che potrebbe essere censurata da Fini. Penso, piuttosto, che Fini e Berlusconi farebbero molto meglio a non dare eccessivo credito alle sciocchezze che taluni dicono. Questo vale per Granata ma nel Pdl anche per le recenti esternazioni di Stracquadanio sull’uso del corpo per fare carriera.  

Bocchino rialza la posta e chiede un vertice di maggioranza parlamentare preventivo sui cinque punti programmatici del discorso del premier a Montecitorio. Ma i finiani moderati Viespoli, Menia e Moffa hanno preso le distanze. Che ne pensa?

Non mi pare di per sé un elemento di provocazione. Per il momento si è capito che dovrebbe trattarsi di una risoluzione sulla quale ci sarà un voto dell’Aula. Che i concetti di fondo siano noti a tutti è un dato di fatto, bisogna vedere come Bocchino ha articolato questa richiesta. Nel momento in cui la risoluzione viene presentata dal Pdl non vedo perché Cicchitto la dovrebbe necessariamente sottoporre prima a Bocchino per la sottoscrizione. Mi pare più un’idea soggettiva del capogruppo di Fli.

 Che succede domani a Montecitorio? La risoluzione otterrà i 316 voti necessari a garantire il prosieguo della legislatura o no?

La questione dei numeri appassiona molto soprattutto voi giornalisti. Credo che la risoluzione passerà col voto della maggioranza al completo.

E’ sicuro?

Lo hanno detto e ripetuto i finiani. Se non sono impazziti nelle ultime ore…Anzi, direi che l’unica cosa che non è mai stata in discussione è che si votasse il documento. Semmai, la cosa più probabile è che i finiani possano esprimere le loro riserve pur votando la risoluzione.

Sì ma il giorno dopo che succede? Si riaprirà la vertenza infinita sui singoli provvedimenti, come accaduto sulle intercettazioni? E come fa la maggioranza a reggere sulla base di una mediazione quotidiana?

L’idea che tutto questo calvario sia un tonico per far prendere vigore alla maggioranza la escluderei, anche come ipotesi di scuola.

E quindi?

Avremo sicuramente dei problemi che dovremo affrontare con attenzione. Tuttavia, penso che la maggioranza non avrà difficoltà a rispettare il programma e, del resto, ricordo a me stesso che fino ad oggi il Pdl non è mai andato sotto nelle votazioni importanti, nemmeno nelle fasi di maggiore tensione interna. Alla fine, la coesione si troverà, anche per evitare il rischio di camminare sulle montagne russe.

Il senatore Quagliariello sostiene che dopo il videomessaggio del presidente della Camera, i finiani moderati sono più forti all’interno di Fli. Lei che è stato un finiano moderato fino a prima della nascita dei gruppi autonomi e pure dopo si è speso per ricucire lo strappo, che valutazione dà?

Non c’è dubbio che Mirabello ad oggi i finiani moderati abbiamo accresciuto la capacità di controllo all’interno del gruppo parlamentare. Lo si è visto chiaramente quando c’è stato il problema della dimissioni di Raisi e i altri colleghi di Fli che avevano il doppio incarico nel Pdl. Attraverso la mediazione siamo arrivati a una moratoria per non aggravare il quadro complessivo.  Il giorno dopo l’ufficio politico, Bocchino ha invitato tutti i suoi a dimettersi ma Viespoli e Moffa hanno manifestato la loro contrarietà. Il risultato è che di tutti i finiani si è dimesso solo Raisi. E questo è un indizio certo del fatto che all’interno di Fli si è fatta strada la consapevolezza che questo ‘abbaiare alla luna’ avesse danneggiato anche Fini. Altro indizio è l’atteggiamento di Fini rispetto alle dichiarazioni di Bocchino ad Annozero: segno che il presidente della Camera ascolta maggiormente le voci di buon senso e moderazione. In fondo, questa linea scissionista non l’ha mai cavalcata per davvero e lo dimostra la smentita nei confronti dello stile di Bocchino rispetto ai sospetti di un coinvolgimento dei servizi segreti sull’ipotesi dossieraggio: su questo Fini è stato chiarissimo. Tutto ciò mi sembra anche il segno di un approccio diverso sulla trattativa che riguarda i temi della giustizia intercorso tra il comizio di Mirabello e il videomessaggio. Ha ragione Quagliariello quando sottolinea la crescita del gruppo dirigente di Fli verso posizioni costruttive e dialoganti.

E’ il frutto anche del suo lavoro di mediazione attraverso Spazio Aperto?

E’ il frutto di un atteggiamento diverso che ha avuto anche il gruppo dirigente del Pdl che, ad esempio, ha scelto con lungimiranza di non replicare con toni tranchant al comizio di Mirabello. Altrettanto lungimirante è stata l’iniziativa di Berlusconi che il giorno dopo il comizio di Fini ha incontrato ad Arcore Viespoli e Moffa. Penso che se questa lungimiranza si fosse manifestata nei mesi scorsi non saremmo arrivati alla situazione di oggi.  Un ruolo importante per compiere un passo avanti lo ha giocato la posizione assunta dal presidente Schifani sulla questione delle dimissioni di Fini perché di fatto, ha tolto argomenti ai falchi di Fli. Credo che questa sia la strada da seguire. La politica si fa anche comprendendo che la mediazione è un punto di forza, non di debolezza. Molto spesso si pensa che sia solo un volgare compromesso, invece è la capacità di ascoltare le ragione degli altri e arrivare a una sintesi.

Risposta secca: arriverete alla scadenza naturale della legislatura?

Sono abbastanza pessimista.

Quindi è più ottimista sul voto a marzo?

Ritengo che questa legislatura potrà durare un anno. Poi vedremo se arriverà al 2013.