Fini mette il partito in assetto di guerra

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Fini mette il partito in assetto di guerra

21 Novembre 2007

Sguardi incerti che si alternano a momenti di fierezza per una lunga militanza. Ma poi di nuovo perplessità e una domanda: era il caso di arrivare fino a questo punto? E il dubbio se non fosse stato meglio evitare i toni accesi e propendere per una posizione più sfumata.

Da via della Scrofa fino all’ultima sezione del partito è tutto un interrogarsi su dove porterà l’attacco che il leader, Gianfranco Fini, ha deciso di sferrare nei confronti di Silvio Berlusconi. Un attacco ruvido, a tratti anche pesante, soprattutto quando l’ex delfino di Almirante ha ricordato a un attonito Biondi che lui ha “vent’anni di meno” e che “Berlusconi non è eterno”.

Finora non era mai capitato che i due leader, uniti dal ’93 in un’alleanza programmatica, arrivassero ai materassi. E gli effetti, soprattutto sul piano elettorale sono tutti da valutare perché, come fa notare un alto dirigente di via della Scrofa, “il popolo di An finora non si è mai trovato di fronte alla necessità di dover scegliere tra Fini e Berlusconi”. E la questione centrale sta proprio qui, capire quanti dei “suoi” Fini riuscirà a tenere a bada e quanti invece migreranno verso le fila di Berlusconi.

Almeno per il momento grandi spostamenti e trasferimenti ufficiali non si registrano. Per due ragioni di fondo. La prima è legata al recupero delle correnti e al ritorno alla balcanizzazione del partito che Fini ha deciso qualche settimana fa. Una mossa che se da un lato ha segnato la smentita di quanto non più di due anni fa fece azzerando il correntismo interno, dall’altro ha garantito a Fini di evitare polemiche interne. Ormai tutti sono ritornati ai posti di comando. Tutti sono stati recuperati e quindi non c’è ragione per alimentare critiche intestine. La seconda ragione è l’atteggiamento dello stesso Fini che in queste ore si è impegnato a minare la frontiera tra An ed il PdL.

La durezza degli attacchi e lo scontro frontale con Berlusconi a molti sono sembrati pesanti se non eccessivi. Ma l’obiettivo è stato di scoraggiare sul nascere fughe di dirigenti. Evitare che potesse iniziare una sorta di stillicidio. Nessuno ha, almeno per il momento, il coraggio di saltare il fosso. Tutte misure che però nei fatti servono solo a prendere tempo in attesa di una risposta ufficiale. Perché come faceva notare ieri un deputato aennino, un tempo sodale della destra sociale di Storace, che ricalca anche il disagio di molti dirigenti, “la risposta politica ancora non c’è da parte di An. Si va avanti attaccando a testa bassa. Siamo alla fase distruttiva, poi bisognerà passare a quella costruttiva”. Per ora si è deciso di respingere al mittente le proposte berlusconiane, chiudere alla prospettiva di una riforma proporzionale o anti-bipolare della legge elettorale. E infatti Maurizio Gasparri proprio oggi sul Secolo d’Italia ripete che “la classe dirigente di An deve prendere atto del processo in corso e si deve attrezzare a un percorso di identità e autonomia, ma parlando a tutto il vasto elettorato del centrodestra”.

Lo stesso Ufficio politico convocato “d’urgenza” poco prima della conferenza stampa del Cavaliere non portò a definire alcuna linea politica. “Si decise di dare all’esterno l’immagine di un partito compatto e unito, pronto a sfidare i nuovi scenari berlusconiani senza farsi ammaliare. Ma nel concreto non si presero decisioni”.

Solo domani, forse, si inizierà a discutere con più calma e attenzione della situazione con la convocazione dell’Esecutivo politico da cui dovrebbe arrivare un primo abbozzo di strategia. Si dovrebbero analizzare le prospettive e gli scenari futuri. Dalle prime indiscrezioni sembra che ci sia l’intenzione di smorzare i toni e passare a una fase più ragionata. In pratica mettere da parte la polemica e le parole grosse e passare a discutere di politica. La conferma di questo orientamento viene proprio dalle parole di Ignazio La Russa che stamattina conversando con i giornalisti a Montecitorio ha parlato di una disponibilità “a colloquiare sul terreno dei contenuti” anche se non ha smentito che “il clima tra Berlusconi e Fini non è dei migliori”. Se è così sarebbe una retromarcia o quanto meno una brusca frenata rispetto alle dichiarazioni di fuoco delle ultime ore. Operazione delicata visto che gli elettori potrebbero prenderla come una resa a Berlusconi e la conferma che An da sola non può andare da nessuna parte. Un tentativo rischioso insomma, da fare con la dovuta attenzione ma necessario, visto che la base del partito e molti parlamentari non hanno gradito la linea adottata immediatamente dal leader. In particolare al nord cronache di partito raccontano di una situazione che sta diventando sempre più precaria con molti parlamentari che in questi giorni si sono già messi in contatto con emissari del Cavaliere per parlare del futuro. Ma quello che temono maggiormente a via della Scrofa è il passaggio di esponenti aennini verso La Destra di Francesco Storace.<%2Fp>

Le notizie che giungono da vari territori al quartier generale di An non sono confortanti. Più che esponenti di primo piano i passaggi in questo momento starebbero riguardando militanti e quadri di seconda fascia. Una circostanza che desta più di una preoccupazione ai vertici soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative. Nel Lazio, ad esempio, dove il prossimo anno si voterà per la provincia di Roma la situazione è molto delicata. Gli uomini di Fini monitorano costantemente la situazione ed i movimenti nei campi avversari. Proprio qui il peso di Storace è notevole e più di una volta è circolata l’ipotesi di Teodoro Buontempo candidato come alla presidenza. Un’ipotesi che fa preoccupare molto gli esponenti di An, visto che se supportato dal PdL “er pecora” potrebbe benissimo arrivare al secondo turno mettendo in difficoltà proprio il partito di via della Scrofa. Per questo Fini sta agendo con tempestività e l’annuncio di un accordo con Romagnoli il leader di Fiamma Tricolore per farlo aderire al gruppo dell’Europarlamento Uen (Europa delle Nazioni), dove sta anche An, segna un punto nella lotta contro Storace. Fini vuole fare per quanto più possibile terra bruciata attorno all’ex governatore impedendogli accorpamenti con spezzoni dei destra. Ma anche in altre zone i timori non mancano. Come in Sicilia dove l’accordo tra Nello Musumeci e Storace ha sottratto molti consensi e dirigenti locali ad An. Qui più che nel Lazio la preoccupazione di una saldatura tra La Destra ed il Partito delle Libertà è maggiore visti i riscontri elettorali di cui Forza Italia da sempre vanta. Una partita quella regionale che si intreccia, quindi, con quella nazionale e che Fini dovrà dimostrare di essere capace di vincere. Pena il ritorno ai margini del sistema politico.