Fini ora vuole cambiare la legge elettorale ma teme il giudizio delle urne

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Fini ora vuole cambiare la legge elettorale ma teme il giudizio delle urne

06 Settembre 2010

A Mirabello Fini non ha certo chiesto a Berlusconi la golden share del Governo. Ma solo perché gli ha comunicato di averla già in cassaforte. Si riserva infatti di esprimere in Parlamento singoli giudizi sui provvedimenti legislativi attuativi del cosiddetto “programma per il Patto di Legislatura”.

E non fa sconti, Fini. Né a Berlusconi, l’Oracolo, né ai suoi ex compagni, Ufficiali mercenari, né alla critica Stampa, infame.

Comunque da domani una nuova formazione politica, figlia del misconoscimento finiano del Pdl, condizionerà l’appoggio al Governo alla tutela dei suoi interessi politici: quoziente famigliare (pegno per Casini); federalismo fiscale dolce e di prospettiva (Rutelli ringrazia); riforma della legge elettorale (Pd e Grillo gongolano). Per il resto Mirabello è stato un inno all’equilibrio tra poteri; la rivendicazione del suo ruolo di moderato nel Pdl (!!!); rilancio del bipolarismo pluripartitico. Craxi fece qualcosa di simile al Midas e tenne in scacco il paese per 15 anni. Con una differenza, aveva un progetto ambizioso: il ridimensionamento del Pci e l’apertura di una stagione politica nella quale Dc e Socialisti Riformisti si sarebbero contesi il Governo.

Ma Fini il suo progetto lo ritiene. Non lo svela. Ma non è detto che non l’abbia, anche se allo stato sembra interessato solo ad affrancarsi dall’accusa di tradimento e ingratitudine. Chiamando a raccolta la diaspora ex Dc ed o fuoriusciti dal Pd. I quali rispondono, sperando che l’ottimismo dilaghi e convinca qualche nome eccellente in cerca di sbocco politico a farsi avanti.

L’unica cosa su cui Fini dribbla è il Popolo sovrano, che pur sollecita a chiedere una legge elettorale che gli attribuisca il potere di indicare i suoi parlamentari oltre che il Presidente del Consiglio. Una legge per lui utile a guadagnare tempo e spazio politici.

Memore del suo passato e per legittimare la sua richiesta Fini ha recitato addirittura il mea culpa per aver contribuito al porcellum.

Cambiare opinione è diritto di ogni politico. E Fini lo ha fatto a proposito del voto agli immigrati, dell’emancipazione bioetica ecc.. Però al Popolo sovrano Fini teme di chiedere se queste opinioni e la scelta di costituire una nuova formazione politica hanno diritto di essere poste all’attenzione del Parlamento. No, su questo Fini non chiede anzi sfugge il giudizio degli elettori. E Berlusconi rischia di lasciargli cucinare più di una ciambella con il buco.

Rimane così solo una domanda retorica: cosa c’è di più illiberale, ed antidemocratico, dell’utilizzo da parte di Fini della rendita elettorale acquisita grazie al Pdl per portare avanti un progetto dissonante da quello del Pdl ?

Nulla. Nemmeno la pretesa di Berlusconi di “comandare”, se non altro perchè in politica si chiama “decidere”.