Finirà che dovremo “esportare la democrazia” anche in Italia
10 Novembre 2011
Il "Fatto Quotidiano" riassume con la moderazione che lo contraddistingue il quadro politico-economico di queste ore: "La bancarotta è vicina", "i mercati castigano il teatrino della politica", "Super-Mario senatore a vita". Lasciando da parte il bignamino dell’antiberlusconismo, veniamo all’ardua sentenza: governo tecnico o elezioni subito? Si dice tecnico e si pensa a Monti, l’economista dal palmares che non verrà certo ricordato per le pubblicazioni scientifiche degne di un Nobel; ma soprattutto si vuol far credere che il default è dietro l’angolo e che l’Italia finirà a gambe levate nell’arco di qualche settimana casomai ci azzardassimo soltanto a pensare di andare a votare.
La realtà è un attimo più complicata del romanzo nero descritto da Travaglio&Co: il nostro debito pubblico è altissimo, il secondo in Europa dopo quello della Grecia, se non fosse che è stato oltre quota 100% per vent’anni e nessuno mai si era preoccupato dell’insolvenza italica. Tanto per dire, l’OCSE, non Paolo Bonaiuti, registra che nell’ultimo decennio abbiamo avuto un avanzo primario con segno più, che tra il 2011 e il 2012 il deficit potrebbe scendere, come pure il debito nel lontano 2013.
Naturalmente il nostro tasso di crescita resta molto basso, siamo un Paese poco competitivo e con un settore pubblico che non funziona, ma paragonarci alla Grecia, questo sì un Paese insolvente, è demagogico, come lo è affidarsi ai burattini della tecno-finanza mascherati da liberatori. Insomma, andiamo a votare il più presto possibile, non sostituiamo i tecnocrati alla politica, e nervi saldi perché le cure da cavallo imposte da Bruxelles, anzi da Francia e Germania, al resto dell’Europa, somigliano a quel tipo di "austerity" che alla fine degli anni Novanta portò alla "Asian Flu", se ve la ricordate.
Il problema non è l’Italia, bensì il contagio, puro e semplice, che sta distruggendo quel poco di Europa che eravamo riusciti a creare, e di cui nessun altro possiamo incolpare se non la stessa classe dirigente europea, che la "grande crisi" non è riuscita a contenere né a governare. "Tempo scaduto", come titola il Fatto, ma non per il Cav. quanto per la BCE, Sarkozy, la Merkel, Draghi e compagnia cantando.
Un’ultima considerazione: negli ultimi dieci anni abbiamo rotto le scatole in tutte le declinazioni possibili al mondo arabo e musulmano, ed anche altrove, con l’idea che la democrazia si doveva esportare attraverso libere elezioni. Ci abbiamo creduto così tanto da combattere delle guerre e un bel giorno il mondo arabo ci ha pensato da solo a rovesciare i suoi despoti e dittatori per sostituirli con governi e parlamenti eletti dal popolo.
Ebbene, ora che la sinistra può finalmente liberarsi del "dittatore mediatico", come lo chiamano, si dia da fare per offrire un’alternativa al Paese, che passi dalle urne e non: 1) dalle fumose alchimie della Prima Repubblica, 2) dalle scatole cinesi preparate da Monti e Draghi con chissà quali "poteri" alle spalle. Al voto, al voto, se la sinistra ha a cuore il funzionamento della democrazia. E se ha le palle per sfidare le urne e il responso degli Italiani.