Fisco, De Girolamo: “Ddl per compensazioni debiti/cartelle”
16 Maggio 2014
di redazione
“Il Nuovo Centrodestra è dalla parte dell’Italia e delle imprese che sono in affanno per mancanza di liquidità e per la stretta del credit crunch. Per questo, abbiamo presentato una proposta di legge, pensata a supporto del programma del governo, con due obiettivi: la liquidazione di circa 60 miliardi di debiti della P.A. e la destinazione alle imprese di questo flusso di denaro, per far ripartire la filiera della produzione". E’ quanto annuncia il presidente dei Deputati del Ncd, Nunzia Di Girolamo.
“Intendiamo correggere – spiega il capogruppo Ncd – gli automatismi previsti nel pagamento dei debiti da parte dalla P.A. a fronte di pendenze con Equitalia. Il testo messo a punto da Ncd prevede l’erogazione all’imprenditore del 50% di quanto dovuto dall’amministrazione pubblica a fronte dell’impegno di chiedere la rateizzazione del debito fiscale. Superata questa procedura viene liquidata l’altro 50% del credito vantato nei confronti della Pubblica amministrazione”
"In particolare, con questa proposta, le aziende potranno incassare l’intero credito soddisfacendo, al contempo, la corretta pretesa erariale. Con un sistema bilanciato tra interessi pubblici e privati, si riuscirebbe a lasciare invariato il bilancio dello Stato rispetto ai propri crediti che non verrebbero falcidiati e, nel contempo si libererebbero quelle risorse che sono più che necessarie in un momento economico così drammatico. Le aziende, infatti, saranno libere di scegliere le modalità di soddisfacimento dei crediti della P.A. attraverso un meccanismo semplice, chiaro, snello e, soprattutto, sburocratizzato" spiega il presidente dei deputati di Ncd.
La proposta prevede che, in caso di un debito/credito tra azienda e P.A., quest’ultima dovrà provvedere immediatamente al pagamento del primo 50%. Il restante 50% resta, invece, vincolato a favore dell’Ente impositore, nel caso di avvisi di accertamento, o dell’Agente della riscossione in caso di ruoli esattoriali, e viene sbloccato solo dopo che l’azienda abbia proposto, entro 15 giorni dal primo pagamento, istanza di rateizzazione e la stessa sia stata accolta. In caso contrario la somma andrà versata direttamente all’agente della riscossione. La proposta chiarisce, inoltre, il meccanismo che consentirà alle imprese, il cui Documento di regolarità contributiva non sia in regola, come accedere in ogni caso alle risorse a disposizione, sempre salvaguardando sia la parte pubblica, che il privato in un unico obiettivo di salvaguardia del "sistema imprese" e, soprattutto, dei livelli occupazionali.
Vi è, inoltre, la possibilità di sospensione del pagamento di imposte e tasse da parte delle aziende, a fronte di un credito verso la P.A. non prescritto e certificato con le modalità già previste dai decreti del Mef.
“E’ apparso necessario stabilire disposizioni aggiuntive – precisa De Girolamo – rispetto a quelle emanate negli ultimi mesi, le quali non solo appaiono poco praticabili in ragione della complessità delle procedure descritte, ma sono poco risolutive con riguardo allo stock dei pagamenti arretrati”.
In caso di ritardato pagamento, da parte di amministrazioni statali ed enti territoriali, di somme dovute per somministrazioni, forniture, appalti e servizi, anche professionali, il debitore potrà sospendere, per l’importo corrispondente al credito certificato, il versamento di tasse, imposte e tributi finché non sarà soddisfatto nell’intero credito vantato”.
“In tal senso – sottolinea il capogruppo Ncd – è anche apparso necessario specificare che, per il ritardo del pagamento di questi debiti erariali, non possano essere addebitate eventuali sanzioni, more ed interessi che per qualsiasi ragione maturassero per il ritardato o mancato pagamento, sempre nei limiti della concorrenza dell’importo massimo del credito maturato. In questo modo, le imprese vedranno alleviati, almeno in parte, i problemi di liquidità ed il debito erariale, a tutela del bilancio statale rimarrà, comunque, invariato”.
Si è poi proceduto ad inserire una norma interpretativa dell’art. 12 del D.L. 145/2013 la cui formulazione appare poco chiara. A fronte, infatti, dell’introduzione del principio della compensazione debiti – crediti non è di facile approccio interpretativo comprendere se la compensazione è cogente e, quindi, imposta dalla P.A. o meno.
“Al fine, quindi, di consentire una coerenza con l’attuale proposta di legge – conclude De Girolamo – si è ritenuto necessario, per una questione di trasparenza, interpretarla in maniera chiara ed univoca: è l’imprenditore che è libero di scegliere, non se pagare o meno, ma solo le modalità di pagamento dei propri debiti”.