Fiscogate: il garante dà il colpo di grazia a Visco
06 Maggio 2008
Collaborazione
e buona fede: sono i principi che lo Statuto del Contribuente mette alla base
del corretto rapporto tra Fisco e cittadini. Da anni l’Italia cerca di creare quel
sentimento di fiducia reciproca tra Stato e contribuenti che consenta di rendere
trasparente e soprattutto digeribile il pagamento delle tasse e delle imposte
che nel nostro Paese sono ai livelli più alti d’Europa. Ma Vincenzo Visco, ex
viceministro con delega alla fiscalità del governo Prodi, in due anni ha
interpretato i concetti di trasparenza e correttezza fiscale nel modo peggiore.
L’ultima
dimostrazione qualche giorno fa: l’Amministrazione finanziaria decide di
sbandierare ai quattro venti i redditi di tutti gli italiani, in barba alla
legge sulla privacy ma, cosa ancora più grave, non tendendo conto delle più
elementari norme di buon senso.
La
consultabilità sul sito dell’Agenzia delle entrate dei dati relativi alle
dichiarazioni dei redditi 2005 oggi è stata ritenuta illegittima da parte
del Garante della Privacy che ha imposto lo stop definitivo alla pubblicazione
di tali informazioni. Una decisione che però non riuscirà a tamponare
l’emorragia di dati sensibili che sulla rete corrono veloci da giorni. E che potrebbero essere già finiti in mano a male
intenzionati per i loro usi delittuosi. Sulla vicenda indaga anche la Procura di Roma, mentre le
associazioni dei contribuenti si preparano a chiedere il risarcimento alla
Pubblica amministrazione.
Visco
lascia la sua scrivania mettendo così il timbro su un biennio caratterizzato dal ritorno a una politica
fiscale da “Grande fratello”, con imprese e professionisti nel mirino di un
Fisco “spione” ben lontano dallo spirito sancito dallo Statuto del
contribuente. Basti ricordare il provvedimento per la tracciabilità dei
compensi dei professionisti, o quello sull’obbligo per le imprese di comunicare
tempestivamente gli elenchi clienti/fornitori.
Provvedimenti
voluti dal Governo in nome della lotta all’evasione. Non c’è dubbio che il
sommerso debba venire a galla, per consentire di recuperare una bella fetta di
base imponibile che sfugge all’Amministrazione finanziaria e permettere in tal
modo di ridurre la pressione fiscale. Ma creare un clima da caccia alle streghe
non aiuta a raggiungere questo obiettivo. Anzi alimenta quella diffidenza nei
confronti del Fisco che spesso è alla base dell’evasione.
Secondo
il Garante della Privacy la decisione dell’Agenzia delle Entrate di pubblicare
on line i redditi degli italiani «contrasta con la normativa in materia». È
illecita e può esporre a conseguenze civili e penali «l’eventuale ulteriore
diffusione dei dati da parte di chiunque li abbia acquisiti, anche
indirettamente, dal sito Internet dell’Agenzia». Arriva il divieto
quindi in merito all’«indiscriminata consultabilità, tramite il sito, dei dati relativi
alle dichiarazioni dei redditi per l’anno 2005».
La
decisione dell’Agenzia non è in linea in primo luogo con il Dpr n.600/1973: al
direttore dell’Agenzia delle entrate spetta solo il compito di fissare annualmente
le modalità di formazione degli elenchi delle dichiarazioni dei redditi, non le
modalità della loro pubblicazione, che rimangono prerogativa del legislatore.
Attualmente, per le dichiarazioni dell’imposta sui redditi, la legge prevede solo
la distribuzione degli elenchi agli uffici territoriali dell’Agenzia e la loro
trasmissione ai soli comuni interessati e sempre con riferimento ai
contribuenti residenti nei singoli ambiti territoriali. L’inserimento dei dati
in Internet, sottolinea il Garante, «appare di per sè non proporzionato
rispetto alla finalità della conoscibilità di questi dati». E aggiunge: «L’uso
di uno strumento come Internet rende indispensabili rigorose garanzie a tutela
dei cittadini».
La
diffusione in rete, non protetta da alcun filtro, ha permesso invece a tutti
gli utenti in Italia e nel mondo di conoscere quanto guadagna ogni contribuente
italiano. Secondo il Garante, «resta fermo il diritto-dovere dei mezzi di
informazione di rendere noti i dati delle posizioni di persone che, per il
ruolo svolto, sono o possono essere di sicuro interesse pubblico». Come dire:
va bene rendere noto, con le giuste modalità, il reddito di una persona
importante, che sia un politico o un calciatore famoso. È pericoloso e
illegittimo, oltre che da spioni, far conoscere a tutti quanto guadagna il
vicino di casa.