“Fli ha perso i valori di centrodestra, per questo ce ne andiamo”
15 Luglio 2011
In questi giorni molti giovani stanno dando il loro addio ufficiale a Futuro e Libertà, lamentando tanta delusione e poco ascolto da parte dei vertici nazionali. Tra loro ci sono anche i ragazzi del movimento giovanile napoletano, che proprio ieri hanno comunicato con una nota la loro fuoriuscita in blocco da Fli. Per provare a capire quali sono le ragioni alla base dello svuotamento del partito di Fini, abbiamo parlato con Corrado Ferlaino, dirigente nazionale e coordinatore a Napoli del movimento giovanile di Fli, che figura tra coloro che hanno scelto di abbandonare il progetto.
Ieri l’intero movimento giovanile napoletano di Futuro e Libertà ha annunciato ufficialmente il suo addio al partito. Nella nota con cui avete reso pubbliche le motivazioni della vostra scelta dite che ad aver pesato di più è stata la "totale assenza di meritocrazia e di dialogo". Puoi spiegarci meglio cosa intendete?
La parola merito avrebbe dovuto essere al centro del nostro progetto politico, visto che sta su ogni manifesto di Futuro e Libertà. Eppure, non lo è. Da dirigente nazionale della sezione giovanile ho sollevato il problema, attraverso un documento, sottoscritto da oltre cento ragazzi di Napoli e provincia e di Avellino, dove si chiedevano più trasparenza e meritocrazia. Al momento, i dirigenti nazionali di Fli in Campania fanno quasi tutti capo a Italo Bocchino e non stanno veramente sul territorio né si può dire, dunque, che lo rappresentino. Davanti a questo documento, che lamentava l’assenza di meritocrazia nelle nomine, la risposta è stata che purtroppo il movimento è ai suoi esordi e che deve sottostare agli ordini che vengono dall’alto. Secondo questa logica, però, in Campania tutto il territorio napoletano, dove si trova il gruppo di Fli più numeroso, è rappresentato da una sola persona, mentre Aversa, e cioè il territorio di Bocchino, è rappresentata da ben tre persone. Il principio della rappresentatività ha evidentemente ceduto il posto ad altre logiche che né io e né gli altri ragazzi, che come me hanno scelto di abbandonare Fli, condividiamo.
Qual è stata la risposta alle vostre critiche?
Il nostro coordinatore nazionale, Gianmario Mariniello, – coadiuvato da Dino Carratù, dirigente nazionale, anche lui di Aversa e anche lui nominato da Bocchino – ci ha dato ragione, ma senza dare una risposta concreta alle questioni politiche che sollevavamo. In sostanza c’è stato detto che le nostre critiche erano giuste, ma che per il momento le cose stavano così, punto e basta. Per il futuro ci veniva promesso un congresso, ma comunque non prima del 2012.
La meritocrazia, dunque, è uno dei motivi per cui ve ne siete andati. C’è dell’altro?
Nel documento di cui parlavo all’inizio, oltre alla questione della mancanza di meritocrazia, c’erano altre richieste. In primis, quella di un partito meno accentratore. Faccio un esempio: tutti i fondi ottenuti sul territorio dalla campagna di tesseramento vanno a Roma, mentre noi chiedevamo di poter trattenere almeno la metà di quelle risorse per impiegarle localmente. Sulla stessa linea, abbiamo reclamato anche più trasparenza nel bilancio, per sapere come venivano spesi i nostri soldi. Basti pensare che quando abbiamo chiesto un aiuto economico per portare il nostro gruppo di giovani a Mirabello a settembre, ci hanno risposto che se non avevamo i soldi al massimo cento ragazzi avrebbero potuto fare i camerieri per avere così pagato vitto e alloggio. Neanche a dirlo, se un gruppo di giovani vuole andare fino a Mirabello è per seguire la manifestazione e per fare politica a tempo pieno. I fondi del partito dovrebbero garantire loro la possibilità di partecipare.
Poca meritocrazia e troppo accentramento. Va avanti la lista?
C’è una questione fondamentale, legata alle altre e che in realtà viene prima di tutte: quella del posizionamento di Fli sullo scacchiere politico. Io e gli altri ragazzi del movimento giovanile napoletano aderimmo al progetto quando ancora Futuro e Libertà era, per così dire, la terza gamba del centrodestra. Oggi mi viene una botta al cuore vedendo al Senato la costituzione del gruppo Fli-Api, perché significa rinnegare tutta la nostra storia, quella politica di destra rappresentata da Fini sin dai tempi del Msi, poi in An e, infine, nel Pdl. Va bene il partito moderato e con un orientamento più vicino al centro, ma si è arrivati a fare addirittura l’occhiolino al centrosinistra. Un partito che si dice di destra, ma piace alla sinistra non ha futuro.
Dunque è vero, come è stato detto, che la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’intervista di Fabio Granata che auspicava un’alleanza con l’Italia dei valori?
No e ci tengo a chiarire una volta per tutte come sono andate realmente le cose. Qualche giorno fa sul Corriere del Mezzogiorno è trapelata la notizia che stavamo per abbandonare Fli a seguito delle dichiarazioni di Granata. Purtroppo è stata fatta confusione tra due agenzie diverse: noi stavamo sì per abbandonare, ma intanto un altro gruppo di dirigenti nazionali vicini ad Adolfo Urso avevano lasciato il partito proprio per colpa di quell’intervista. Sono state associate le due cose ed è stato detto che anche noi agivamo per lo stesso motivo. In realtà, le nostre motivazioni sono più profonde e radicate: non abbandoniamo di certo il partito per colpa di una dichiarazione, ma perché è già da tempo che Futuro e Libertà si sta spostando verso sinistra.
Sulla questione del merito vi è stato risposto che, per il momento, avreste dovuto accettare le cose per come erano state decise dall’alto. E sullo slittamento a sinistra, invece, cosa vi è stato detto?
Che purtroppo, anche in questo caso, si tratta di direttive nazionali. E che il Terzo Polo si deve fare.
Chi prende le decisioni in Fli?
La mia impressione è che a prendere le decisioni, più che Fini, sia Bocchino. Del resto, non si spiegherebbe altrimenti il fatto che Fini abbia lasciato andare via dal partito proprio quelli che erano i suoi fedelissimi, a partire da Pontone, Viespoli, Rivellini, Urso. Tutte persone a lui legatissime e che, invece, ho avuto l’impressione che Bocchino non gradisse molto all’interno del partito.
Ma perché mai Fini dovrebbe lasciare il partito nelle mani di Bocchino?
Essendo campano, ho vissuto con particolare attenzione tre momenti: quello in cui è andato via Pontone, poi Viespoli e, infine, Rivellini. In tutti e tre i casi Fini non ha opposto alcuna resistenza. Nessuno di noi sa trovare una risposta alla domanda sul perché Fini si comporti così.
Da dirigenti del movimento giovanile in Campania avrete avuto contatti diretti con Fini…
Purtroppo avrei voluto spesso un confronto con Fini, ma l’unico contatto che ho avuto con lui è stato per via telefonica un anno e mezzo fa perché fui il primo in Italia ad organizzare una manifestazione in suo sostegno. In quell’occasione – erano gli inizi del 2010, molto prima della famosa Direzione nazionale del Pdl dove ci fu il primo scontro diretto tra Fini e Berlusconi – si riunirono molte persone, tra cui anche esponenti del mondo politico. Ricordo Rivellini e Pontone, che parteciparono spontaneamente. Dopo questa iniziativa Fini, insieme a Bocchino, mi contattò per ringraziarmi di quella manifestazione. Ma da quel momento non c’è stato più nessun contatto.
Che effetto ti ha fatto sentirlo commentare le varie fuoriuscite da Fli con la citazione dantesca"non ti curar di loro, ma guarda e passa"?
Mi ha fatto molto male perché la mia decisione di abbandonare Fli non è stata presa da un giorno all’altro, è stata molto sofferta. Il mio è stato il primo circolo giovanile in Italia e ho creduto molto sia in Fli che Fini. Ho creduto alle parole che ha pronunciato a Mirabello, ho messo la mia faccia alle ultime elezioni amministrative per sostenere il partito di cui lui è il leader. E ho preso un numero di voti che mi sarebbe bastato ad essere eletto in qualunque altro partito, (tranne il Pd, dove teoricamente mi sarebbero serviti una cinquantina di voti in più per essere eletto). Ma Fli, purtroppo, non ha avuto un risultato tale da permettermi di diventare consigliere della prima municipalità a Napoli, dove ero candidato.
Nella fase successiva a quella delle critiche, quando avete fatto presente l’intenzione di abbandonare Futuro e Libertà, che reazione c’è stata da parte dei vertici?
Il coordinamento napoletano di Fli e i consiglieri provinciali Enrico Flauto e Giovanni Belleré mi hanno contattato. Per me è stato un momento veramente duro, perché queste persone, con cui avevo condiviso sin dall’inizio il progetto, hanno tentato di farmi cambiare idea e hanno insistito molto per farmi rimanere. Ma "dall’alto" nessuno ci ha contattati.
Cosa farete adesso?
Siamo in un momento di attesa. Purtroppo, come accade in questi momenti, non sappiamo cosa fare. C’è solo tanta delusione. Molti ci hanno accusato di essere venduti o comprati, ma in realtà non abbiamo avuto contatti con nessuno. Semplicemente abbiamo abbandonato un progetto che non condividevamo più, ma non lo abbiamo abbandonato per niente e nessun altro. Ci affascina questa idea del nuovo Partito Popolare Europeo annunciato da Alfano in occasione della sua nomina ufficiale a segretario del Pdl, però per il momento io, come credo anche gli altri, preferiamo aspettare e restare a guardare come evolverà la situazione. Sicuramente, questo posso sottoscriverlo, rimarremo nel centrodestra e non abbandoneremo l’idea della militanza.
Alla base di tutte le vostre scelte c’è sempre stata l’idea di costruire il centrodestra del futuro. Quali sono i principi su cui credi debba fondarsi?
Sono esattamente i tre punti cardine contenuti nel manifesto di Fli, ma che non vengono rispettati: e cioè legalità, merito e nazione. Anche nel Pdl c’erano questi valori, ma ce ne siamo andati perché ritenevamo che non venissero in parte rispettati. Il centrodestra che vorrei questi principi non sono li proclama, ma li applica a pieno.