Foibe, giornata del ricordo (avvolta nel silenzio)

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Foibe, giornata del ricordo (avvolta nel silenzio)

10 Febbraio 2018

Sono passati solo pochi anni da quando sui libri di scuola è stata inserita la pagina del genocidio comunista contro gli italiani di Istria e Dalmazia. Ma, per la verità, questa storia sono ancora in pochi a conoscerla. Se ne parla ancora troppo poco. Eppure questo è il 14° anno che si celebra il Giorno del Ricordo, istituito con legge del 30 marzo 2004 per conservare la memoria delle migliaia di vittime della violenza titina e dei 350 mila italiani costretti all’esodo dopo la fine della Seconda guerra mondiale.

Il 10 febbraio fu la data prescelta perché il 10 febbraio 1947 venne firmato a Parigi il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia terre una volta italiane. Due furono i momenti di massima violenza: l’autunno 1943, dopo l’armistizio dell’8 settembre, e la primavera del 1945. Gettati vivi nelle foibe, o chiusi nei campi di concentramento e poi buttati nell’Adriatico, morirono circa 11 mila italiani.

Ma, dicevamo, tutto è ancora coperto da una coltre di silenzio. E’ l’ignoranza, l’omertà, l’ostentato dissimulare rispetto al sangue versato da chi ha avuto la sola colpa di essere italiano durante la seconda guerra mondiale. Quando lo spettro del comunismo era sempre più “sano” e minacciava il mondo con le mani sporche di sangue. Ed è di sangue che i comunisti hanno riempito le foibe, ma, appunto, è ancora il silenzio a coprire quelle voragini naturali del terreno.

Non si tratta di fare ideologismi. Di fronte ad orrori di questo tipo, non ci sono giustificazioni, non ci sono ragioni politiche di fondo che tengano. C’è un fatto, un genocidio appunto, che, a prescindere dal colore, va condannato in quanto tale, senza se e senza ma, per insegnare a tutti, soprattutto ai più giovani, che uccidere è sempre un male. E soprattutto che non esistono idee o pseudo ragioni in nome delle quali si ha il diritto di arrogarsi un potere sulla vita altrui che non lo si avrà mai.