Follow the money, l’assurda ipocrisia della FIFA sull’islam
22 Ottobre 2022
La politica ha spesso risvolti sportivi, lo sport ha spesso risvolti politici. Si spiega così l’assurda decisione di portare i Mondiali di calcio in Qatar, dove, a causa del clima, si giocherà la prima competizione invernale della storia. Non è questione di calcio romantico. Per carità, è un concetto antistorico. Ma una questione di ipocrisia istituzionale che in questi giorni, a causa dell’Iran, è tornata a far parlare della FIFA.
Il peso politico del calcio qatariota è in crescita da anni, complice l’acquisto del PSG da parte dello sceicco Nasser Al Khelaifi. Così la FIFA di Infantino ha deciso di fare questa piccola rivoluzione filoislamica che sta ostacolando il normale svolgimento della stagione di giocatori e club. Parliamo di settori economici non irrilevanti, soprattutto per i Paesi europei. Ma non è finita qui. I paladini del calcio del popolo hanno fatto costruire le infrastrutture sportive a lavoratori quasi completamente privi di diritti.
Da qualche giorno sta filtrando l’ipotesi che oltre alla Russia anche l’Iran venga squalificata dal Campionato del mondo a causa delle rivolte che stano infuocando Tehran e non solo. Stare dalla parte delle donne e delle minoranze iraniane è un dovere morale, okay. Ma le donne del Qatar non meritano considerazione? Possiamo ignorare che il comitato organizzatore abbia detto detto “I gay sono benvenuti in Qatar ma devono evitare effusioni in pubblico, è l’unica indicazione da rispettare”?
Se l’etica vale a giorni alterni e il metro è quanto ogni federazione nazionale contribuisca a rimpinguare i conti della FIFA, il mondo del calcio deve seriamente interrogarsi su cosa vuole diventare in futuro.