Fondi scommettono su Ubi Banca, è “salto alla Fosbury”
03 Aprile 2016
I fondi conquistano la maggioranza dell’assemblea di Ubi banca: la lista per il rinnovo del consiglio di sorveglianza presentata dagli investitori istituzionali, con tre candidati, ha raccolto infatti il 51,106% dei voti, contro il 48,48% del ‘listone’ presentato dai soci storici con il 17,04% del capitale. Per gli esperti è il segnale della fine del "voto capitario" (una testa, un voto) e l’emergere sempre più prepotente dei grandi investitori. Ubi Banca è stata la prima delle banche popolari a trasformarsi in Spa.
La lista dei fondi ha superato quella sostenuta dal patto che raccoglie i soci storici dell’istituto con base a Brescia e Bergamo. La lista di Assogestioni ha ottenuto il 51% dei voti, trasformandosi in lista di maggioranza e inserendo tutti e tre i suoi candidati (Giovanni Fiori, Paola Giannotti e Patrizia Giangualano) in consiglio. Gli altri 12 componenti sono stati tratti dalla lista del patto che, dopo aver inserito i primi tre componenti come ‘lista di minoranza’, ha dovuto chiedere all’assemblea – dove era presente il 49% del capitale – di integrare il consiglio con altri 9 candidati.
La vittoria dei fondi segna una "discontinuità", dice Andrea Moltrasio, capolista del patto e confermato presidente, "è quasi una sconfitta che ci fa piacere" perché l’intervento dei fondi rappresenta "un elemento estremamente positivo". Secondo Victor Massiah, Ceo di Ubi Banca, "i fondi non esprimono una lista antagonista ma una lista di minoranza che non vuole avere ruolo di governance". A dare simbolicamente la cifra del cambiamento in atto l’immagine del salto di Dick Fosbury, mostrato in avvio di assemblea come esempio di cambiamento a cui la banca deve ispirarsi con il piano industriale che sarà presentato "entro il primo semestre di quest’anno" e che vedrà la nascita della banca unica.
Il peso e il ruolo che i fondi vogliono ritagliarsi si vedrà già in settimana con la nomina del consiglio di gestione, che confermerà Massiah alla guida della banca, e con il monitoraggio delle operazioni di riacquisto delle minorities delle controllate Bre Banca e Banca Commercio e Industria, operazioni tra parti correlate che hanno come controparti le Fondazioni Bre e Banca del Monte di Lombardia. Banco di prova dei nuovi assetti sarà anche il piano con cui, ha detto Massiah, la banca vuole rilanciare la "redditivita’, che ha margini di miglioramento sui ricavi, sui costi operativi e sul costo del credito".
Fallita la fusione con Bpm, per ora la banca non ha "nessun dossier aperto" anche se, ha spiegato Moltrasio, la "crescita è necessaria". Massiah ha escluso "pressioni" del governo per soccorrere altri istituti. Carige? "Mi sembra che in questo momento abbia avance da qualcun altro" ha detto riferendosi al fondo Apollo. Mps? "O si trovano soluzioni Fosbury per alleggerire gli npl o bisogna" rafforzare il capitale. Le fusioni si faranno solo con "chiarezza assoluta" di creazione di valore e di governance, ha aggiunto. Massiah ha escluso una partecipazione ai consorzi di garanzia per la Popolare di Vicenza e Veneto Banca: "non partecipiamo agli aumenti".