
Food, Gandolfi (Gourm.it): “All’estero ci copiano? Vuol dire che siamo i migliori”

02 Gennaio 2023
Chi esporta è un ambasciatore dell’Italia nel mondo, nel caso del food vale ancora di più. Tutto il mondo ammira la cucina italiana e i prodotti italiani, ma noi italiani, probabilmente, non ammiriamo abbastanza questi ambasciatori della cultura italiana. Ecco perché abbiamo deciso di parlare con Alberto Gandolfi, presidente del consorzio Gourm.it.
Quando e perché è nato Gourm.it?
Il consorzio Gourm.it è nato ad agosto 2000 da un’idea messa in cantiere per alcuni agricoltori e allevatori della zona di Pegognaga nel Basso Mantovano. L’obiettivo è stato da subito quello di aiutare le aziende piccole a vendere meglio i loro prodotti all’estero. In quegli anni c’era stato anche il movimento delle quote latte, noi eravamo fra quelli. Produzioni come quelle del Parmigiano Reggiano DOP o del Grana Padano possono essere fatte solo nei nostri territori, limitarle a livello comunitario era insensato. Ad ogni modo, abbiamo perso quella battaglia, ma siamo ancora qui.
Ma perché proprio un consorzio?
A quel punto siamo stati ancora più decisi a vendere meglio il nostro formaggio. Costituire un consorzio fra aziende agricole cooperative è stato uno sbocco naturale, la cooperazione sul territorio era già molto forte perché in questa zona siamo per lo più soci in cooperative.
In questi ventidue anni la vostra rete si è ampliata…
Siamo partiti in cinque, di cui tre aziende agricole, un’associazione di promozione del territorio, fondata da noi con lo scopo di vendere formaggio nelle feste di Paese, e una cooperativa di ortofrutta, che poi ha lasciato. Piano piano siamo cresciuti e oggi raccogliamo cooperative e imprese in tutta Italia, da Biella fino a Enna.
Vi occupate solo di prodotti caseari?
Quasi tutti i nostri soci sono produttori di formaggio, ma ce n’è anche uno che produce salumi e uno che fa la mostarda mantovana. Il nostro obiettivo, poi, è sempre soddisfare la richiesta del cliente. Dunque, al di là dei prodotti dei soci, a completamento della nostra proposta proponiamo e procuriamo anche altri prodotti italiani tipici. L’obiettivo è soddisfare qualsiasi richiesta che viene dai clienti, facciamo, quindi, anche da rivenditori.
Quanta parte del vostro fatturato è dovuta all’export?
Quasi tutto: quest’anno chiuderemo intorno a 12 milioni di euro di fatturato, il 90-95% dipenderà dall’export. È il nostro core business.
Verso quali paesi è rivolto l’export del consorzio?
Esportiamo in tutti i continenti, fatta eccezione per l’Africa.
Sfruttate le fiere per entrare in nuovi mercati?
Negli anni abbiamo partecipato a tutte le principali fiere. Grazie al sistema fieristico, anche italiano, siamo molto cresciuti. Negli ultimi anni stiamo prediligendo le fiere piccole, ovunque. Anche in Paesi non principali e anche in città diverse dalle capitali. Il senso è arrivare dove c’è meno concorrenza, quindi più mercato a disposizione, fra le imprese italiane che esportano.
Puntate molto sulle nicchie in termini di target?
Il grosso del lavoro lo svolgiamo con clienti che hanno bisogno di grandi volumi. Ad ogni modo, il piccolo produttore trova uno strumento efficace di promozione e vendita sui mercati esteri. E ultimamente, negli ultimi due tre anni, quelli della pandemia per intenderci, abbiamo visto che siamo cresciuti molto più velocemente degli altri anni.
Si può dire che per Gourm.it la pandemia sia stata più un’opportunità che un problema?
Nel momento in cui la pandemia ha bloccato tutti, noi eravamo già strutturati nel modo più funzionale possibile. Non abbiamo mai avuto un magazzino fisico, i nostri collaboratori erano già in smart working e il nostro sistema era già digitalizzato. Eravamo già abituati a lavorare in un certo modo, quindi abbiamo potuto affrontare al meglio quello che è stato un periodo terribile per tutti.
Quindi avete ovviato all’assenza di fiere?
Quando non si poteva viaggiare, abbiamo cominciato a costruire promozioni distribuite grazie all’e-mail marketing. Parliamo di cataloghi creati da noi e dedicati al singolo cliente, al fine di spiegare e ampliare la gamma di offerta. Negli ultimi due anni abbiamo avuto medie di incremento del fatturato del 25-30% annuali. Venendo meno le fiere, una struttura flessibile e digitale come la nostra è stata molto apprezzata.
Si parla molto dei problemi che crea il cosiddetto “italian sounding”. Come Gourm.it ne avete ne avete incontrati?
A mio avviso non è un problema. Alla fine, significa che ci sono persone che vogliono mangiare italiano. Noi preferiamo soffermarci a raccontare i prodotti italiani per spiegare la differenza, anche perché il mercato mondiale è talmente ampio che sarebbe difficile soddisfarlo tutto. Chi vuole un vero prodotto italiano è in grado di cercarlo e trovarlo. Noi ci impegniamo da sempre a spiegare la differenza e a raccontare ai nostri clienti dicendo in Italia non esiste un solo tipo di cucina.
Cosa intende?
Esistono centinaia di modi di fare un formaggio ed ciò che ci contraddistingue davvero dagli altri. Ogni campanile in Italia ha un suo modo di produrre formaggio, questo discorso, ad esempio, vale anche per la pasta. Qualsiasi piatto è un’espressione della propria comunità che è stata tramandata del tempo. Ogni paese, anche il più vicino, è diverso. È una ricchezza da valorizzare ed è talmente tanto ampia che va necessariamente spiegata a chi non è italiano. E dopo anche all’estero diventano in grado di riconoscere la differenza. L’italian sounding è visto da tutti come un problema. Io personalmente ritengo che sia un segno di forza. All’estero ci copiano, spesso comprano le imprese. Vuol dire che siamo migliori. Appena c’è consapevolezza e dispongono delle risorse economiche necessarie, comprano italiano.
Il trasporto delle merci è spesso sul banco degli imputati per quanto riguarda la sostenibilità, voi adottare qualche contromisura?
Puntiamo sul groupage per ridurre al massimo le emissioni di anidride carbonica. Mettiamo insieme formaggi di tutti i fornitori e li spediamo utilizzando la minor quantità di imballi possibile. Cerchiamo sempre di fare pallet completi.
Secondo lei, a livello sistemico, le piccole e medie imprese hanno dei deficit nella propensione a internazionalizzarsi?
Direi di no, moltissime piccole e medie imprese hanno un forte orientamento all’export. Partecipando alle fiere internazionali vediamo piccole cantine e piccoli caseifici presenti anche in mercati molto lontani. Forse non c’è la percezione del fatto che ciò sta già accadendo. E forse non c’è abbastanza capacità di mettersi insieme e lavorare insieme. Come Consorzio abbiamo lavorato così e ha funzionato. Abbiamo sempre cercato essere trasparenti e chiari nei rapporti. È fondamentale. Il nostro consumatore spesso vuole avere un nome, una faccia e un luogo da ricordare per ogni prodotto che compra, il consorzio non vuole mai sostituirsi al produttore. Gourm.it è uno strumento. Il produttore si affida a noi e sa che con noi riesce a spedire il suo prodotto il più lontano possibile, nel migliore dei modi possibili e con la certezza più vicina possibile al 100% che tutto vada bene.