Forma e sostanza. Per una fenomenologia di Nichi Vendola
07 Aprile 2010
Guardate con attenzione questo video: la sapienza un po’ arruffona del montaggio, la scoppiettante colonna sonora di Rino Gaetano, i coretti da stadio “un presidente / c’è solo un presidente” che riecheggiano il “meno male che Berlusconi c’è”. Ascoltate un paio di dediche fatte da Nichi Vendola ai suoi fan: la prima alla mamma, che è sempre la mamma, però se la fa il Cav. che figlio di buona donna, se invece recita “Nikita” tratteniamo le lacrime. La seconda in memoria di Arcangelo Leone De Castris – nume della critica letteraria meridionalistica recentemente scomparso – che grandissima parte della tifoseria accorsa in piazza ignorava chi fosse ma per il Governatore ha rappresentato una legittimazione di tipo sacrale come poeta. A seguire, il giovanilismo estatico, il ribellismo no global/pro glocal travestiti da buongoverno moroteo, la definitiva consacrazione a delfino di Nicola “Scamarcio” Frantoianni – ombroso e fido uscito dall’ombra e dunque un po’ più infido. Fino allo slapstick dell’erculeo sindaco Emiliano (povero Pd), che non riesce, proprio non riesce ad aprire quella maledetta bottiglia di spumante. Mettete insieme tutto questo vincente bagaglio di sinistra e forse capirete un po’ meglio cos’è il vendolismo: una questione di forma, anzi, di “Proforma”, la combattiva agenzia di comunicazione che sulla bizzarra biografia di Nichi Vendola ha costruito l’immagine del “diverso”, puro saldo casto e onesto amministratore di principi. L’ultimo che diventa primo, il gay non devoto votato dai cattolici adulti, l’uomo di cultura che affascina i liberali eleganti e perbene di una Regione che credeva d’essere di destra. Un uomo che sta dimostrando di sapere bene come si mescolano immagini e tradizione, progresso e identità.
Il mondo conservatore italiano, e non solo quello pugliese, dovrebbe interrogarsi sull’affermazione di Vendola in Puglia e sul potenziale che questo animale politico – ancora “giovane” per gli standard del nostro Paese – potrà esprimere in futuro, quando la “leadership carismatica” vacillerà. Oggi la politica è essenzialmente questo, spettacolo e culto della personalità, sostanza che si riempie di forma, azioni e decisioni rivendicate attraverso la parola. Capovolgendo la celeberrima fenomenologia di Eco su Mike Bongiorno si può dire che – proprio per il suo essere così sinceramente colto e forbito – Vendola risulta simpatico alle grandi masse di giovani sovraistruiti quanto sottoccupati che s’identificano con lui, invece di sentirsi in soggezione davanti a questo innato sfoggio di cultura. “L’amore isterico tributatogli dalle teen ager va attribuito in parte al complesso materno che egli è capace di risvegliare in una giovinetta, in parte alla prospettiva che egli lascia intravedere di un amante ideale, sottomesso e fragile, dolce e cortese”. Parafrasando Eco, Vendola deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio a cui dà vita traspare “un fascino immediato e spontaneo, spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica: sembra quasi che egli si venda per quello che è e per quello che è sia tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto”. Ecco allora che partecipando alla festa per la vittoria del Governatore lo spettatore “vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale” il ritratto di sé – il senso di superiorità della sinistra italiana.
Il problema di questa agiografia è che in realtà appare molto più berlusconiana di quanto non voglia essere – nei modi e nella sostanza, perché i modi e la sostanza del berlusconismo, ormai sono penetrati profondamente nella società italiana, come riconosce per primo Vendola. Così fa un po’ impressione accorgersi che durante il primo mandato il Governatore abbia realizzato alcune parole d’ordine care al Cavaliere, introducendo una maggiore competitività nelle cariche di governo, più efficienza e meno burocrazia nell’amministrazione della cosa pubblica. La controprova la offre, incredibilmente, proprio il sito Internet del suo sfidante, lo sconfitto Rocco Palese, che al chiudersi della campagna elettorale denunciava – delibera della Giunta Regionale alla mano – i “tagli di una gestione sconsiderata”. Tagli alla spesa sociale (116 milioni di euro in meno), al mondo dell’agricoltura (30 milioni) e dello sport (fondi praticamente azzerati) – una mannaia liberista a orologeria che si è fermata puntualmente solo davanti ai capitoli di spesa della “Apulia Film Commission”, fiore all’occhiello della primavera cinematografica targata Puglia… Di fronte a questo happy-end “de’ sinistra” ci sono le macerie del centrodestra nel Tacco dello Stivale. Il ministro dalle dimissioni ritirate, Raffaele Fitto, e la Lady di Ferro della scena politica salentina, la “maverick” Adriana Poli Bortone, che hanno dato vita a una faida provinciale, prolusione a ben altre e più sanguinose rese dei conti che si combatteranno quando il Cav. avrà fatto un passo indietro e la guerra di successione (o di secessione) potrebbe sconvolgere il Pdl. Nel frattempo, si legge sul sito di Sinistra Ecologia e Libertà, “Nichi e la redazione si dedicano qualche giorno di pausa. Al rientro saremo orgogliosi e felici di lavorare, ostinatamente, insieme a tutti voi, per rendere la Puglia ancora migliore”. Sarà meglio restare informati sui prossimi sviluppi.