Forse alle Regionali la sinistra voterà per Berlusconi
28 Marzo 2010
di redazione
In questa ultima giornata di silenzio elettorale ci sembra di aver intercettato gli umori di una parte della sinistra italiana che pare seriamente intenzionata a votare per il Pdl. Ma come avrebbe fatto quella volpe di Silvio Berlusconi a convincere i suoi vecchi avversari a dargli almeno una preferenza? La risposta potrebbe essere nella partecipazione del premier al 22esimo vertice della Lega Araba, che si è svolto ieri a Sirte, in Libia.
Il Cav. è stato l’unico leader di un Paese occidentale ad essere invitato dal Colonnello Gheddafi al summit dei Paesi arabi, a testimonianza della tradizionale propensione dell’Italia verso Oriente. Accolto da danzatrici e musicanti, Berlusconi si è incontrato con il leader siriano Assad e altre personalità interessate a tenere viva l’amicizia con il nostro Paese: il sovrano giordano Abdallah II, il premier turco Recep Erdogan, l’emiro del Qatar, il presidente tunisino Ben Ali e poi ancora il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon e il leader palestinese Abu Mazen.
Seguendo l’esempio di Giorgio Napolitano, il premier ha chiesto con garbo e fermezza allo stato di Israele di restituire i territori occupati dopo il 1967, a partire dalle alture del Golan."L’Italia ha ribadito ad Israele che le recenti decisioni riguardanti gli insediamenti, specie a Gerusalemme Est, sono controproducenti e possono compromettere seriamente le possibilità di ripresa del dialogo", ha detto, chiedendo "il ritorno del Golan alla Siria". Infine, l’appello rivolto a Netanyahu, affinché compia "gesti concreti" per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi.
A Gaza, ha concluso il premier, la situazione è ormai "intollerabile". Ma perché il presidente del consiglio si è lanciato in questa appassionata difesa del popolo palestinese? Il quotidiano La Stampa suggerisce che la trasferta in Libia è servita a evitare l’udienza in Tribunale con Veronica Lario, ma queste sono solo insinuazioni. Diavolo d’un Cav., probabilmente dovremo aspettare i primi exit poll delle Regionali per capire davvero qual è stata la ragione del viaggio a Sirte, e perché, mentre in Italia infuriavano le polemiche e il ministro Tremonti assicurava i giornali sulla tenuta dell’esecutivo, il premier si sia lasciato andare a questo panegirico della causa palestinese.
Magari è stato un modo per intercettare il consenso di quegli elettori indecisi, antagonisti e di estrema sinistra, che hanno più a cuore gli eredi del OLP che quelli del PCI, e che forse, alla fine dei giochi, nel chiuso della cabina elettorale, voteranno per il Pdl, dimenticando la D’Addario, l’inchiesta di Trani e le dirette militanti di Michele Santoro. Peccato che i nipotini italiani di Arafat non lo ammetteranno mai.