Forse De Magistris ha fatto qualche promessa di troppo

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Forse De Magistris ha fatto qualche promessa di troppo

30 Giugno 2011

di M.A.

Il tema dei rifiuti e la risoluzione della situazione emergenziale che perdura ormai da diciotto anni rappresenta il banco di prova sul quale si misurerà la credibilità della nuova amministrazione cittadina. Il sindaco De Magistris e la maggioranza che lo ha sostenuto in campagna elettorale hanno vinto le elezioni sbandierando un ambizioso progetto che prevede rifiuti zero per la città di Napoli. Blocco del termovalorizzatore di Napoli Est, porta a porta spinto, progressiva eliminazione delle discariche, costruzione di impianti per il trattamento dell’umido hanno rappresentato le parole d’ordine sulle quali l’ex magistrato ha costruito il suo successo.

La prima delibera della nuova giunta, datata 16 giugno, ha riguardato, infatti, proprio le disposizioni urgenti per affrontare l’emergenza. Annunciata come una rivoluzione, in realtà è apparsa come una riproposizione di norme che riprendevano quanto disposto da una precedente deliberazione della giunta Jervolino (dal divieto di vendita di prodotti ortofrutticoli defoliati all’incentivazione alla vendita di prodotti sfusi alla spina, passando per il divieto di pubblicità postale non indirizzata) affiancate a generiche  disposizioni volte ad estendere la raccolta differenziata ai quartieri finora non coperti dal servizio. In particolare, veniva richiesto all’Asia di predisporre entro 90 giorni un nuovo piano operativo volto al raggiungimento dell’obiettivo. Nulla di particolarmente innovativo. Infatti, a distanza di pochi giorni il sindaco ha dovuto immediatamente cambiare tiro ed emettere un’ordinanza sindacale, datata 23 giugno, con nuove ed ulteriori disposizioni, contenenti sanzioni in caso di trasgressioni ed il calendario di circolazione di isole mobili ecologiche nei diversi quartieri della città. Tali norme sono diventate operative a partire da martedì 28 giugno. Ecco quanto fatto dall’amministrazione De Magistris nei primi quindici giorni dal suo insediamento.

Al netto delle polemiche e del balletto di responsabilità che si è consumato in queste settimane sulle spalle dei napoletani, risulta al momento necessario comprendere come l’amministrazione cittadina vorrà proseguire per affrontare l’emergenza e soprattutto la tempistica necessaria per mettere in atto il programma stilato. Il tempo delle promesse è terminato e anche il sindaco De Magistris ha immediatamente dovuto pagare lo scotto per non averne mantenuta una. I famosi cinque giorni nei quali avrebbe ripulito Napoli sono ampiamente trascorsi e l’esperienza vissuta avrebbe dovuto indurlo ad essere più prudente nel farne delle nuove. Invece, ancora ieri, era possibile leggere che entro un anno Napoli raggiungerà il 70% di raccolta differenziata, secondo le ottimistiche previsioni del suo sindaco. Percentuali che nemmeno i comuni più virtuosi, con popolazioni nettamente inferiori a quella napoletana, hanno mai raggiunto.

Per comprendere al meglio le linee guida del programma ambientale della nuova amministrazione, bisogna leggere con attenzione quali sono le idee che animano il vero artefice di questa annunciata rivoluzione ambientale, ossia il vicesindaco Tommaso Sodano. L’ex senatore di Rifondazione, esperto in materia, è il vero deus ex machina del progetto di De Magistris. Dal momento della sua designazione è stato inevitabilmente esposto mediaticamente ed ha collezionato numerose interviste (la media è di almeno una al giorno partendo dal 15 giugno) dove ha esplicato le priorità del suo piano e nelle quali ha indicato precisi impegni che dovranno condurre alla risoluzione del problema.

Noto per il suo pragmatismo e per la sua serietà, ci rivolgiamo a Sodano per avere chiarimenti sui tempi di effettivi di realizzazione di alcuni dei provvedimenti previsti ed invitarlo ad abbandonare l’imposta “linea dell’ottimismo” voluta da De Magistris. I cittadini napoletani sono stanchi delle false promesse e non è più possibile rinunciare a parlare con chiarezza ed onestà, indicando un timing credibile sulle cose da fare.

Partiamo dalla raccolta differenziata. L’estensione a 325 mila cittadini in appena 90 giorni (che coincidono tra l’altro con i mesi estivi) appare un obiettivo difficilmente perseguibile. Considerando i tempi tecnici per la consegna della strumentazione necessaria che dovrà fornire il Conai (intervista a l’Unità del 25 giugno) ed i tempi necessari per la distribuzione degli stessi e del materiale informativo, abbiamo seri e fondati dubbi che il 1 ottobre si possa entrare a regime. Tra l’altro, non essendo ancora in possesso del nuovo piano operativo dell’Asia, è possibile ipotizzare un sistema di raccolta non ancora concordato con la ditta addetta alla raccolta? Nonché, per il materiale differenziato esistono già i contratti con i consorzi di filiera e le piattaforme che dovranno trattarli?

Il secondo punto riguarda le isole ecologiche mobili. Una soluzione per tamponare la situazione di crisi. Tuttavia, si tratta di un palliativo mediatico. Leggendo il calendario stilato, emerge che saranno presenti per un solo giorno in un punto fisso per quartieri molto estesi per dimensioni e popolazione (ad esempio, tutti i 106mila cittadini di quartieri Fuorigrotta e Bagnoli potranno depositare i loro rifiuti soltanto sabato dalle 8:30 alle 18:30 e dovranno recarsi esclusivamente in viale della Liberazione). Inoltre, dalle previsioni fatte in fase di presentazione, quando saranno dislocate in modo fisso in tutta la città, sarà possibile utilizzarle esclusivamente con una card personalizzata con microchip che traccerà i depositi di ogni singolo nucleo familiare. Quando, in quali tempi ed in quali modalità queste tessere verranno consegnate?

Terzo punto: le isole ecologiche annunciate per ogni quartiere. Una soluzione necessaria ed indispensabile. Per poterle realizzare è necessario dotarle delle attrezzature necessarie, metterle a norma, ma soprattutto individuare i suoli su cui realizzarle. Sono stati già individuati? Per alcuni di essi, è necessaria una procedura di esproprio? I fondi per la loro realizzazione sono nella disponibilità del Comune?

Un quarto punto attiene agli impianti di compostaggio da realizzare sul suolo comunale. Il vicesindaco si è spinto anche nell’indicarne il numero (cinque), per la costruzione dei quali valgono le stesse domande fatte per le isole ecologiche. In attesa della loro realizzazione, come si ovvierà al trattamento dell’umido? Continueremo ad inviarlo fuori regione? Nell’intervista a Left del 24 giugno Sodano parla di un impianto di privati con i quali si sta cercando un accordo per il suo utilizzo. A noi risulta che tale impianto sia sprovvisto di collaudo e la trattativa in alto mare. Qualche passo avanti è stato compiuto in questa direzione?

In chiusura, un chiarimento sulla notizia pubblicata su Il Mattino di ieri circa la possibile ricapitalizzazione di Asia di 43 milioni di euro attraverso la stipula di un mutuo. Una domanda secca: in che modo sarà finanziato questo impegno? Si provvederà ad una tassazione dei cittadini napoletani?

Nello stesso articolo, era possibile leggere queste parole del sindaco: "Napoli arriverà al 70% di raccolta differenziata entro la fine dell’anno. Ce la facciamo sicuro, non forse". A nostro avviso, un anno è il tempo minimo per mettere in atto questo lungo elenco di iniziative che l’amministrazione si è impegnata a realizzare. Un anno è il tempo necessario per partire seriamente con una raccolta differenziata che potrà dotarsi di tutti gli strumenti necessari perché possa diventare un ciclo virtuoso. “Un annetto” è il tempo che inizialmente (e realisticamente) il vicesindaco Sodano aveva indicato perché la città di Napoli potesse rendersi autosufficiente (intervista al Corriere del Mezzogiorno del 19 giugno).

Le false promesse sono facilmente verificabili. E se tra un anno il 70% non sarà raggiunto, gridare al complotto non basterà. Un’operazione verità a tutela dei cittadini napoletani appare quanto meno necessaria.

N.b. A proposito di promesse non mantenute, durante il ballottaggio il sindaco De Magistris aveva garantito che qualunque fosse stato l’esito delle elezioni, si sarebbe dimesso da europarlamentare (intervista a La Repubblica del 18 maggio). A tutt’oggi la lettera di dimissioni risulta non pervenuta.