Forse Monti salverà l’Italia dalla crisi ma di certo facendo fuori i partiti
05 Dicembre 2011
La lunga marcia nel deserto dei partiti politici è iniziata. Mario Monti li ha costretti a mettersi davanti alle loro contraddizioni e alla manifesta incapacità dimostrata nel passato nell’affrontare la crisi per come meritava di essere affrontata. Alla fine del percorso, nel 2013, alleanze, schieramenti, soggetti partitici non saranno più gli stessi. Tutti dovranno ripensarsi e riformarsi. Dubito che ci riusciranno. Nell’anno e mezzo che ci separa dalle elezioni assisteremo ad un Big bang del sistema politico quale nessuno aveva valutato sottraendosi alle proprie responsabilità per legarsi mani e piedi al governo tecnocratico, alle sue decisioni, alle imposizioni che farà calare sugli italiani. E loro, i partiti? Abbozzeranno.
Avranno un bel discutere di tesseramenti, congressi, primarie, leadership. Cercheranno di affannarsi attorno al nulla per nascondere il vuoto nel quale, increduli ed irriconoscibili a se stessi, brancolano disorientati. Un manipolo di professori, che qualcuno dei politici di professione riteneva di mettere in riga o di piegare ai suoi voleri, hanno esautorato un’intera classe politica. Ma cosa credeva il centrodestra assecondando sempre Tremonti e la Lega, tentando di arginare le fughe con discutibili e risibili metodi, governando con il pallottoliere piuttosto che con la politica di seppellire il centrosinistra mai capace di offrire una sponda alla maggioranza, mai generoso nel formulare una proposta, mai incline a dare una mano ma sempre pronto a cavalcare i guai del Paese fino al punto di fare un fare ai nemici di fuori? Lo abbiamo visto il patriottismo di Bersani e soci concretizzarsi nella più gigantesca opera di denigrazione dell’Italia che sia stata mai messa in campo in centocinquant’anni di storia unitaria.
Adesso il Pdl un po’ si lamenta ed un po’ sorride; il Pd piange a dirotto ed è sul punto di implodere: non si aspettava che Monti lo trattasse tanto male, malgrado i "pizzini" di Letta ed i salamelecchi profusi dalla più inetta classe dirigente della sinistra in questo dopoguerra all’indirizzo del Professore per tentare di ingraziarselo; il Terzo Polo non sa che cosa dire dopo aver creduto di essersi annessi i tecnici sperando di far fare la parte dei cattivi e degli irresponsabili agli altri due schieramenti.
Che tristezza. Non so se i politici della Seconda Repubblica hanno capito che domenica sera, dopo le dichiarazioni di Monti al Paese, il loro tempo è scaduto. Non contano più niente. Ratificheranno tutti i provvedimenti del governo. E cederanno al sonno della ragione per manifesta impotenza.
Qualcuno potrebbe finalmente immaginare in questo tempo di sospensione della politica di reinventare partiti e movimenti. Ce ne sarà bisogno tra qualche mese. Ma se dovesse illudersi di battere antiche strade sarebbe meglio che lasciasse stare.
Nulla, per essere chiari, può assomigliare a questa destra e a questa sinistra. Rifondarsi non vuol dire annullarsi, rinnegare storie ed identità, ma far vivere valori ed idee in una stagione confusa nella quale inventare è paradossalmente più semplice (sempre che si abbiano idee chiare), mentre è maledettamente difficile trasmettere e comunicare i risultati del processo che dovrebbe culminare nel mutamento.
Sento dire che i decrepiti partiti, ormai privi di legittimazione, com’è chiaro a tutti, si stanno preparando per la campagna elettorale. Ridicoli. Patetici. Adesso è il momento di mettere le idee a posto, riporre i risentimenti, guardare da lontano Palazzo Chigi ed ingoiare medicine che potevano essere assunte per tempo ed in dosi meno massicce se la classe politica, di maggioranza e di opposizione, avesse capito per tempo che cosa si profilava all’orizzonte, se avesse avuto il coraggio di opporsi all’Europa degli sciacalli ed alla mercificazione della politica, se si fosse resa conto che giocare al suicidio collettivo l’avrebbe portata all’irrilevanza.
Capiranno – capiremo – tutti la lezione? Oppure ci toccherà continuare ad ascoltare latrati alla luna, mentre la sospensione della politica potrebbe mutarsi in sospensione della democrazia?