Forza Italia e la nostaglia di un militante

LOCCIDENTALE_800x1600
LOCCIDENTALE_800x1600
Dona oggi

Fai una donazione!

Gli articoli dell’Occidentale sono liberi perché vogliamo che li leggano tante persone. Ma scriverli, verificarli e pubblicarli ha un costo. Se hai a cuore un’informazione approfondita e accurata puoi darci una mano facendo una libera donazione da sostenitore online. Più saranno le donazioni verso l’Occidentale, più reportage e commenti potremo pubblicare.

Forza Italia e la nostaglia di un militante

20 Novembre 2007

Come molte volte negli
ultimi 14 anni, Silvio Berlusconi è riuscito, in un momento per lui e per la
nostra parte politica difficile, a riprendere la scena e le redini della vita
politica italiana, e a sorprendere pure noi, che con lui siamo in campo da
ormai molto tempo, ma che nonostante questo riusciamo sempre a stupirci per le
sue trovate.

Questa volta, però, non si tratta di una boutade, né di una mossa all’interno
di quel tanto vituperato teatrino della politica, a cui ormai ci siamo
piuttosto abituati: l’annuncio della nascita del partito del Popolo della
Libertà e dello scioglimento è un annuncio troppo pesante per essere utilizzato
tatticamente, ma si tratta, si deve trattare, di strategia a lungo termine, o
come detto dal Presidente stesso, addirittura di un appuntamento con la storia.

Di fronte ad un processo da parte di alleati forse un po’ ingrati, che se nel
merito può essere anche comprensibile, certo non lo è nei modi, il Presidente
ha in un certo senso risposto con quel che gli si chiedeva: un cambio di strategia.

I modi con cui si è annunciato questo cambio di passo sono, però, quantomeno
opinabili. L’impressione di una decisione presa all’ultimo secondo, in risposta
agli attacchi di Alleanza Nazionale, c’è stata, assieme ad un po’ di
sbigottimento di fronte a quella che è sembrata l’archiviazione in pochi
istanti di un movimento strutturato e che per di più esce da una fase
congressuale di 4300 assisi locali come Forza Italia.

E’ questa un’opinione motivata, se vogliamo, in parte anche dai vincoli affettivi
che mi legano al movimento in cui milito con passione da ormai molto tempo, ma
liquidare tredici anni che han cambiato la storia del nostro Paese dicendo che
“Forza Italia è un nome che ha contato” mi è parso quantomeno
frettoloso, seppur dovuto alla confusione del momento, ed un po’ ingeneroso.

Forza Italia è stata ed è tuttora il partito dove la cultura liberale ha
trovato una sintesi con la cultura cattolica e quella socialista, in nome della
centralità dell’individuo e della difesa della libertà.

Un partito di cui, accettando evidentemente la sua evoluzione in motore del
nuovo partito del moderati in Italia, conserverò e conserveremo sempre le
bandiere nel cuore.

I modi dell’annuncio, si diceva poc’anzi, sono stati probabilmente dettati
guardando alla situazione, che stava diventando ingestibile, con gli alleati (o
ex alleati), mettendoli in un certo senso di fronte ad una situazione di
prendere o lasciare, per cui ovviamente, vista la tensione degli ultimi giorni,
gli amici (e mi piace di continuare a chiamarli così) di AN non potevano certo
che reagire con freddezza.

Ma per forza di cose, dovranno uscire dall’angolo dove sono stati messi, perché
per ovvie ragioni politiche senza Forza Italia e senza il popolo dei moderati,
la destra italiana non può andare da nessuna parte, non avendo le possibilità
di spaziare verso il centro del centrosinistra che invece è propria dell’UDC,
soprattutto in una logica da legge elettorale proporzionale, come quella
prospettata dal Presidente, che spero abbia usato questo sistema proprio per
“snidare” AN e costringere Fini a dare seguito a quel che dice da
mesi ormai, e cioé l’ingresso del suo partito nel partito unitario.

In ogni caso, non possono e non devono essere i fischi e le liti di due giorni
di follia, potenziati da ragioni personali che mai dovrebbero entrare nel
dibattito politico, a cancellare 14 anni di ottimo lavoro insieme. Se è il
popolo della libertà che si vuole unire, allora non si può dividere un popolo
che lavora e combatte insieme da mezza vita. Così come forse bisognerebbe
pensarci non due ma dieci volte prima di dare per morto il bipolarismo e
ipotizzare un ritorno ad un sistema da prima repubblica, seppur si tratterebbe
probabilmente della Terza Repubblica.

Assistiamo in questi giorni a fermento, e si respira forse un’aria che ricorda,
per chi c’era o per chi, come me, ha vissuto la cosa più tramite altri che
direttamente, il famoso e poi ahimé in parte perduto spirito del 1994.

L’entusiasmo è tanto, ed in questa ubriacatura di sentimenti, di emozioni, di
incertezze, di dubbi e di paure, sentiamo forte in noi anche la voglia e la
passione di chi, ancora una volta, si appresta a combattere l’ennesima grande
battaglia per cambiare la storia del nostro Paese. Noi siamo pronti.