Forze speciali irachene dentro Mosul, “Taglieremo la testa al serpente”
01 Novembre 2016
Le forze speciali dell’esercito iracheno sono entrate oggi a Mosul, conquistando il palazzo della televisione e avanzando a dispetto degli attacchi condotti dai miliziani dello stato islamico che controllano ancora la città.
E’ la prima volta in due anni che le truppe irachene rimettono piede nella città, la seconda più grande dell’Iraq, dopo due anni, da quando cadde sotto il controllo dello Stato Islamico. Sono attesi combattimenti strada per strada, casa per casa, per settimane o forse mesi.
Secondo il generale iracheno Talib Shaghati: “Questo è un buon segno per la gente di Mosul, perché la battaglia per liberare la città è effettivamente iniziata”. Iracheni, forze speciali, milizie sciite e peshmerga curdi avanzano su diversi fronti, sostenute dalle truppe e dall’aviazione guidate dagli Stati Uniti.
“Stiamo attualmente combattendo alle periferie orientali di Mosul”, ha dichiarato il generale delle forze speciali, Abdul Wahab al-Saidi. “La pressione è su tutte le parti della città per facilitare l’ingresso nel centro”.
Secondo al-Saidi, le forze armate hanno ripulito dai combattenti dell’Isis gran parte del distretto orientale di Kokjali, vicino ad al-Quds. Alte colonne di fumo si alzano nel cielo a est della roccaforte dell’Isis, mentre il suono regolare dei colpi di artiglieria risuona nell’aria.
La liberazione di Mosul segnerebbe la disfatta dell’ala irachena del ‘califfato’, autoproclamato proprio a Mosul da Abu Bakr al-Baghdadi due anni fa. Ieri il premier iracheno, Haider al-Abadi, ha detto che l’intenzione è di chiudere ogni via di fuga ai jihadisti: “Taglieremo la testa al serpente”.
“Non hanno via di fuga,” ha aggiunto il premier iracheno, “moriranno o si arrenderanno”. Le Nazioni unite temono una crisi umanitaria con un esodo di civili che potrà arrivare a un milione di persone in fuga.
L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha dichiarato che circa 18mila persone sono sfollate dall’inizio dell’offensiva, il 17 ottobre. Altre migliaia di abitanti dei villaggi sono invece state costrette a trasferirsi a Mosul dai jihadisti, per essere usati come scudi umani.
L’Isis, ha riferito l’Onu, ha anche tentato di costringere 25mila civili a trasferirsi da una località a sud di Mosul nella città. Il tentativo è stato bloccato: i camion carichi di civili si sono fermati a causa dell’azione dell’aviazione.
Secondo le Nazioni unite, nel mese di ottobre sono 1.792 i morti nelle violenze in Iraq, di cui 1.120 civili, la maggior parte nella provincia di Ninive di cui Mosul è capoluogo.