Francia, Fabius si dimette e attacca Assad
12 Febbraio 2016
di redazione
«Abbiamo due vite, e la seconda comincia quando ci rendiamo conto che ne abbiamo solo una», così il ministro degli Esteri Laurent Fabius nel suo ultimo Consiglio dei ministri. Cita Confucio e si dimette. È stato il numero due del governo francese dal 2012. Ora il rimpasto ministeriale è imminente. E Hollande ha subito rilanciato: proporrà Fabius alla presidenza del Consiglio costituzionale. L’organo istituzionale che controlla la regolarità delle elezioni e che esercita la funzione di verifica di legittimità costituzionale delle leggi.
Il ministro più giovane di Francia. Laurent Fabius aveva 37 anni quando è diventato il primo ministro più giovane di Francia, dal 1984 e fino al 1986, nel corso del primo mandato del presidente François Mitterrand. È stato certamente un peso massimo del partito socialista: ministro dell’Economia nel governo Jospin, presidente dell’Assemblea nazionale per poi ricoprire tutti i ruoli più importanti della politica francese. Tranne uno, la presidenza della Repubblica.
I momenti di difficoltà. Non sono mancate le ombre nel corso della lunga carriera. Fu coinvolto nello scandalo del sangue infetto. Negli anni ’80, infatti, il Centro Nazionale Francese per la Trasfusione di Sangue distribuì sacche di plasma contaminato dal virus dell’HIV, provocando la morte di centinaia di persone in Francia. Le sacche vennero poi ritirate. Tuttavia, molto di quel sangue continuò a venire esportato all’estero, tra cui in Iran, portando all’infezione e alla morte di altre centinaia di persone.
L’estate scorsa, l’agenzia iraniana Fars, affiliata alla Guardia Rivoluzionaria della Repubblica Islamica, ha riferito le critiche mosse contro il ministro francese da Mojtaba Zolnour, figura religiosa conservatrice: “Fabius visita l’Iran durante la settimana di Sostegno agli Emofiliaci: questo ci ricorda la perdita di molti nostri compatrioti a causa del sangue infetto”. Nel ’99 è stato prosciolto da ogni accusa. Il processo in realtà fu una farsa, e così anche la decisione presa dal tribunale che si rivelò scandalosamente carente nelle sue motivazioni. Non felice per la sua carriera fu anche la controversa posizione sul referendum del 2005 sulla Costituzione europea, durante il quale invitò a votare no, rimanendo per qualche tempo ai margini del partito.
Il bilancio. Tra i successi, invece, qualcuno ha elencato la conferenza sul clima COP21, per la quale ha speso molte energie presiedendola, e l’accordo sul nucleare iraniano. Sempre per qualcuno meno di successo è stata la sua posizione intransigente contro il dittatore siriano Bashar Al Assad, che Fabius ha definito più volte «assassino» – aggiungendo – «non merita di stare a questo mondo». L’ultima dichiarazione in merito arriva proprio all’indomani delle dimissioni, quando, ai microfoni dell’emittente ha dichiarato: " In Siria la situazione è drammatica perché Assad porta sulle spalle la responsabilità principale di 260 mila morti". A proposito del conflitto siriano la sua linea è sempre stata quella di fissare come priorità assoluta la deposizione di Bashar, ma gli eventi hanno avuto la meglio: Bashar, anche grazie all’intervento dell’alleato russo, è più saldo a Damasco. L’obiettivo numero uno, adesso, sarebbe distruggere lo Stato islamico.