Francia vs Inghilterra, disilluse nel pallone ma ricche e potenti
11 Giugno 2012
“Se sapessi una cosa utile alla mia nazione, ma che fosse dannosa a un’altra, non la proporrei al mio principe, poiché sono un uomo prima di essere un francese, o meglio, perché sono necessariamente un uomo, mentre sono francese solo per combinazione” scrive Charles Louis de Secondat, barone di Montesquieu.
E certo Francia e Inghilterra che s’incontrano stasera saranno sì tranquille e fiduciose in un fantomatico e pacifico governo mondiale, ma solo dopo aver speso quasi 60 miliardi di dollari a testa di bilancio per la difesa. Terze e quarte, dietro solo USA e Cina. E particolare non da poco, le uniche in Europa con la tecnologia del combustibile nucleare per arricchire l’uranio pure per fini militari, niente di più potente come deterrente.
Due potenze ai primissimi posti in economia, storia e prestigio. A voler essere precisi l’Inghilterra è solo una regione con ampie autonomie del Regno Unito, che è diviso pure nelle nazionali scozzese, irlandese e gallese, ma per convenzione e importanza quasi sempre e anche in questo articolo si fa riferimento comunemente a Inghilterra come United Kingdom. Quinte o seste al mondo per PIL, commercio mondiale e investimenti stranieri, sono francesi e inglesi pure alcune tra le più grandi aziende del pianeta, la Royal Dutch Shell e la Total francese, e i grandissimi gruppi bancari HSBC Holdings e BNP Paribas. Se se la comandano molto e più di noi è sì per la loro vocazione storica al colonialismo dei secoli scorsi, ma pure per la lungimiranza nel gestire il passaggio della decolonizzazione e indipendenza delle varie ex colonie e zone d’influenza. Grazie a due “monstre” della diplomazia, De Gaulle e Churchill, e dopo entrambe le guerre mondiali. L’attuale sistemazione del medioriente è frutto della gestione degli ex mandati francesi e britannici in Libano, Israele, Iraq…
Confini col righello, etnie messe a contatto e scontro, soprattutto però, influenza e know-how anglofrancesi nella formazione dei nuovi stati. Pura realpolitik, pure col consenso internazionale: se consideriamo i premi Nobel per la pace, Francia e UK sono seconde e terze al mondo: 11 al Regno Unito, 9 ai francesi. Lo stesso per l’economia (in letteratura transalpini primi e britannici terzi).
Col pallone però entrambe sono un po’ in affanno, i francesi di Blanc un po’ disillusi, gli inglesi del post-Capello intristiti. Con Rooney squalificato, Cahill, Lampard e Barry infortunati, nessuno scommette sul povero Hodgson che si affida ai vecchi Terry e Gerrard. Blanc invece spera che i vari Nasri, Menez, Ribery, Gourcuff e Benzema facciano finalmente bella figura pure in nazionale. Nulla da perdere per entrambe, la fiducia dell’opinione pubblica nei Blues o nei Leoni è prossima allo zero. E quand’è così c’è solo da guadagnarci, lo sanno bene Blanc e Hodgson. Basta prenderla con leggerezza: “Se non ho il cane vado a caccia col gatto”, diceva José Mourinho di Benzema.