“Freedom Flotilla”, Israele reagisce e adesso il rischio è un Terza Intifada

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“Freedom Flotilla”, Israele reagisce e adesso il rischio è un Terza Intifada

31 Maggio 2010

Almeno 10 morti e 30 feriti: la spedizione navale è finita nel sangue. Poche ore fa la marina israeliana ha attaccato la Freedom Flotilla, messa in piedi da alcune Ong internazionali per portare beni di prima necessità a Gaza, rompendo l’embargo imposto da Gerusalemme. Le notizie sono ancora confuse, ma ciò che sappiamo per certo è che questa notte sei imbarcazioni si stavano dirigendo verso la Striscia di Gaza, ignorando i ripetuti ordini di stop da parte della marina israeliana. Quando l’esercito ha deciso di intervenire per mettere fine alla spedizione, però, qualcosa è andato storto: secondo Mark Regev, portavoce del premier Netanyahu, “si trattava di un’operazione di polizia, da effettuare con la massima attenzione. Sfortunatamente i militari sono stati attaccati con violenza dalle persone a bordo, che hanno utilizzato sbarre, coltelli e colpi d’arma da fuoco”. Secondo gli attivisti filopalestinesi, invece, quello israeliano è stato un attacco in piena regola contro un’iniziativa pacifica.

La tv di Hamas è stata la prima a documentare l’assalto: nel video si vede un commando che scende da un elicottero, e diverse persone sdraiate a terra. Un altro video, in cui si vedono soldati israeliani impegnati a sparare, viene trasmesso in queste ore dalle televisioni turche. Il ministro dell’Industria e del Commercio, Ben-Eliezer, ha ammesso che “le immagini non sono chiaramente piacevoli”, ed ha espresso “rammarico per tutti i morti”. L’Idf, intanto, ha pubblicato su YouTube un video che testimonierebbe i tentativi di fermare le navi con un avvertimento: un funzionario ricorda alle imbarcazioni che la regione costale di Gaza è bloccata, e invita ad entrare nel porto di Ashdod dove i beni umanitari potranno essere trasferiti a Gaza “in accordo con le regole governative”. Tra i feriti figurano anche 10 militari israeliani, probabilmente colpiti con armi da taglio.

Passate sotto il controllo di Israele, lo scontro le navi sono state scortate ad Ashdod: da qui i feriti sono stati trasferiti negli ospedali. Tra le circa 700 persone della Freedom Flotilla vi sono anche 5 italiani e un bambino di 6 mesi: per loro, nessuna conseguenza. E mentre la “guerra” si sposta sul piano dei comunicati e delle testimonianze, a preoccupare ora sono le possibili conseguenze nella regione. Hamas parla di “terrorismo di Stato”, e invita tutti i musulmani del mondo a un’intifada contro le sedi diplomatiche israeliane. Nei Territori, il leader dell’Anp Abu Mazen ha decretato tre giorni di lutto contro il “massacro”, e ha sollecitato una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; la Lega Araba, invece, ha indetto per domani una riunione straordinaria. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha parlato poi di reazione “inumana”, che contribuirà alla scomparsa “del regime sionista e fantoccio”. A fronte di una situazione potenzialmente esplosiva ai confini dello Stato  ebraico, esercito e polizia israeliana hanno imposto lo stato d’allerta.

Molto dure anche le prime reazioni della comunità internazionale. Ankara chiede l’immediato rientro delle vittime turche in patria, e mette in guarda Israele da “conseguenze irreparabili” per un attacco “inaccettabile”. La situazione in Turchia è particolarmente tesa: migliaia di persone si sono già riversate in piazza per protestare, e Israele ha chiesto ai propri concittadini di lasciare il paese per evitare ritorsioni. Diversi paesi europei, intanto, hanno convocato gli ambasciatori israeliani per avere spiegazioni sui fatti della scorsa notte: Bernard Kouchner, ministro degli Esteri francese, si è detto “profondamente colpito” dall’accaduto. L’Unione Europea, infine, ha sollecitato un’inchiesta sull’accaduto. Mentre il premier israeliano Netanyahu si trova in Canada, il leader di Kadima Tzipi Livni ha telefonato a Ehud Barak per garantire la collaborazione del principale partito d’opposizione in un momento tanto delicato. L’incubo, sullo sfondo, è quello di una terza intifada.