Friedman aveva perso il vizio ma l’ha ritrovato
02 Ottobre 2007
di redazione
Il
“Corrierone” lo definisce «celeberrimo» e sull’edizione di lunedì 1° ottobre
raccoglie una sua dichiarazione. Lui è Thomas Friedman, appunto «celeberrimo»
editorialista di The New York Times.
E opinionista liberal, graniticamente
liberal.
La sua dichiarazione che il Corriere della Sera raccoglie suona
così: «L’11 settembre ci ha resi stupidi… Piango e onoro chi è stato ucciso
quel giorno, ma la nostra reazione, anche la mia, ha completamente squilibrato
l’America». Se Friedman fosse un “signor nessuno” la sua dichiarazione varrebbe
davvero una cicca. Ma invece gli è che il signor Friedman è un commentatore
considerato autorevolissimo, uno che scrive libri che vendono parecchio, che si
traducono abbondantemente pure in italiano, e il cui verbo, soprattutto in
questi 7 anni che ci separano dall’Undici Settembre è stato ascoltato
abbondantemente pure fra gli amici degli Stati Uniti, nel popolo chiamiamolo
del Centrodestra, fra quegli addetti al lavoro mediatico che certo non se la
fanno con le Sinistre, con i disfattisti e con i panciafichisti. Solo che il
signor Friedman che sembrava, o per una po’ è sembrato, un uomo di una Sinistra
illuminata si rivela oggi il solito corifeo della sinistra di sempre. Quella
cioè che quando ogni tanto, per errore, ha una reazione sana, prende una
posizione di buon senso, condivisibile, un minuto dopo si risveglia brusca
dall’incanto e si rimangia tutto.
Friedman
dice oggi che la sua reazione alla tragedia del tristemente noto Martedì Nero è
stata sgangherata, come quella della Destre tutte, dei neocon, dei theocon, del
presidente Bush. Tutto sbagliato, insomma. La logica la spiega il signor
Friedman stesso, pensando al novembre dell’anno prossimo, tempo di elezioni per
la Casa Bianca. «Certo non voterò un presidente dell’11 settembre, ma uno del
12 settembre». Scappa da ridere. Perché, signor Friedman, George W. Bush jr.
non è forse stato il presidente dell’Undici Settembre e pure quello del 12? E
lei, signor Friedman, come mai ci ha messo così tanto a rendersi conto di avere
“sbagliato”?
Il
liberal insomma perde il pelo, ma non
il vizio. Quando odora aria di elezioni, fa come lo squalo quando sente l’odore
del sangue. Perde la testa, entra in fibrillazione, ribalta gli occhi
all’indietro, sfodera la potente mascella e si appresta ad attaccare tutto e
tutti alla cieca senza fare prigionieri. Il Friedman che abbiamo conosciuto
negli scorsi 7 anni, quello che pure da sinistra ragionava compostamente sullo
scempio dell’Undici Settembre, sul suo significato grave e sulle sue
conseguenze enormi non c’è più. Adesso è tornato il vecchio squalo bianco di The New York Times, quello che,
nonostante la retorica, è pronto a sputare, se non altro sentenze, sui morti
ammazzati di Al Qaida nel suo stesso Paese. Signor Friedman…
Marco Respinti
marcorespinti@hotmail.it