Fritzl. Processo lampo e ricovero in istituto psichiatrico

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Fritzl. Processo lampo e ricovero in istituto psichiatrico

18 Marzo 2009

Grazie a una rete fittissima di menzogne, Josef Fritzl è riuscito a crearsi per decenni una perfetta doppia esistenza, che però in aula non ha resistito allo shock del video della figlia ed è crollata. Da una parte una facciata "normale" assieme alla moglie Rosemarie, ai loro sette figli legittimi e ai tre "nipoti", figli dell’incesto, nella palazzina di proprietà. E dall’altra una vita clandestina, fondata sull’incesto, le violenze, la segregazione della sua figlia-schiava Elisabeth e degli altri tre figli dell’incesto rimasti nel bunker sotto terra, senza finestre e senza aria.

Vicini e amici lo descrivono come una persona gentile, sempre vestita a modo, ma anche molto autoritaria in famiglia. Inchiodato davanti alla realtà del processo e al confronto con le due parti scisse della sua personalità, Fritzl ha nascosto la faccia dietro un raccoglitore per documenti, quasi volesse barricare dietro un muro i suoi terribili delitti. Ma dopo aver visto ieri il video shock dove la sua figlia racconta il suo martirio, è crollato e a sorpresa ha ammesso oggi tutte le sue colpe, compresa quella di omicidio colposo. E oggi il suo volto è stato anche finalmente catturato dai fotografi.

Nato il 9 aprile 1935 ad Amstetten, Bassa Austria, Fritzl è tirato su solo dalla madre, donna violenta e autoritaria che non lo vuole. I contatti stretti dopo le scuole medie, durante la formazione in elettrotecnica, lo aiutano anni dopo, quando decide di trasformare la cantina di casa nel carcere di sua figlia, sigillato dietro una porta blindata con un sistema elettronico messo a punto da lui. Dopo aver lavorato alcuni anni per l’industria siderurgica Voest a Linz – a quel tempo risale anche un processo per tentato stupro -, Fritzl a 34 anni diventa direttore di un’impresa di cementi di Amstetten e nel ’71 d’una ditta di cementi danesi che dirige fino alla pensione. In parallelo Fritzl negli anni acquista diversi immobili per guadagnare con gli affitti e diventa gestore, fra l’altro, di una pensione e di una trattoria. Fritzl amava anche la bella vita, e un paio di volte è andato anche in vacanza in Thailandia, mentre Elisabeth e i figli languivano sottoterra nella cantina prigione. Ora, oltre alla sua doppia vita venuta alla luce un anno fa, anche i suoi affari finanziari stanno crollando: all’inizio di marzo infatti, il tribunale regionale di St. Poelten ha aperto una procedura fallimentare contro Fritzl. Secondo i media, avrebbe contratto ipoteche per almeno 3,5 milioni di euro su alcune sue case.

Processo lampo e ergastolo dietro l’angolo, per Josef Fritzl dopo l’ammissione oggi al processo in corso a St. Poelten di tutte le sue colpe, compreso l’omicidio colposo di un figlio nato dall’incesto con la figlia Elisabeth nel 1996. Dopo la confessione, si avvicina per lui sempre più la prospettiva di una condanna a vita, che dovrà molto probabilmente scontare in un istituto per "criminali psichicamente abnormi", come recita la dicitura austriaca. Il codice penale austriaco prevede infatti la possibilità di internare criminali capaci di intendere e di volere ma afflitti da gravi disturbi psichici in tali istituti, dove ricevono anche terapie psicologiche e sociali. Nata negli anni ’70 con fini rieducativi, la legge prevede che i criminali psichicamente disturbati vengano rinchiusi solo fino a guarigione avvenuta, senza indicare un termine massimo. Poi per lui potrebbe anche esserci il carcere vero e proprio. Il processo lampo a Fritzl – tre giorni e sentenza domani al quarto – è stato celebrato a circa un anno dalla scoperta dell’ agghiacciante caso di incesto ad Amstetten il 26 aprile 2008. Il processo s’è basato soprattutto sulle perizie (psichiatrica, di un neonatologo, di esperti edili per il bunker-carcere) e su una lunga (11 ore) registrazione video in cui la vittima Elisabeth racconta il suo calvario durato 24 anni. Secondo la legge austriaca una videoregistrazione, avvenuta in presenza di procura, giudice, legali dell’imputato e delle vittime è pienamente valida come prova. La breve durata si spiega anche col fatto che le parti hanno avuto mesi di tempo dopo il rinvio a giudizio, che i fatti erano evidenti e che, oltre alla vittima (solo Elisabeth ha testimoniato, i figli no) e all’imputato, non c’erano altri testimoni.