Frontex, dal centro del Mediterraneo sono in pochi considerabili rifugiati
12 Luglio 2017
di Redazione
Per lo più arrivano dall’Africa sub-sahariana, ma anche Bangladesh. E’ una sorta di nota a piè di pagina non trascurabile, e in qualche misura anche imparziale, quella che l’agenzia Frontex ha messo come a margine di questo momento epocale. Gli sbarchi erano già da tempo un problema e un’emergenza, ma adesso le cose hanno valicato davvero ogni limite delle aspettative. E quella che è stata battezzata sotto il nome di “emergenza”, resta qualcosa di estremamente pericoloso. Una nota, dicevamo, che vuol dire che tra i migranti che arrivano lungo la rotta del Mediterraneo centrale “sono ben pochi coloro che hanno bisogno di protezione, la probabilità che ottengano lo statuto di rifugiati è molto bassa”, è quello che riferisce il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri in audizione al Parlamento europeo. Il che vuol dire che, siccome non sono rifugiati politici, non c’è una guerra da cui scappano, il diritto internazionale non contempla che gli venga concesso automaticamente qualsivoglia diritto.
Si tratta, pertanto, perlopiù, come scritto e riscritto da queste pagine da tempo ormai, di “migranti economici: essenzialmente – ha aggiunto – provengono da Paesi sub-sahariani. Ma stranamente sono numerosi anche i cittadini dal Bangladesh, che arrivano per via aerea a Tripoli”. Sempre in audizione al Parlamento, Fabrice Leggeri ha riferito poi: “Ieri c’è stato un incontro a Varsavia per vedere come il piano operativo può essere migliorato e potenziato, per vedere come possa essere migliorata la solidarietà per sostenere l’Italia, perché possa affrontare questa straordinaria pressione”.
Nella riunione di ieri a Varsavia Frontex ha deciso, soprattutto, di “vedere come il piano operativo di Triton può essere adattato, emendato, migliorato e come la solidarietà dell’Ue può essere rafforzata per aiutare l’Italia a far fronte alla pressione nel Mediterraneo centrale”.”L’Italia è in prima linea, ma l’Italia ha anche il sostegno dell’Ue grazie all’operazione Triton”, ha ricordato Leggeri, spiegando che sono dispiegate 12 imbarcazioni, 5 mezzi aerei e 400 funzionari o guardia coste. Ma, il problema, comunque, per quanto importante non può continuare ad essere il numero di imbarcazioni dispiegate.